Parere negativo dall’Asp di Catania. Il sindaco Cortese: “Organizzazione approssimativa”
VIZZINI – Tendopoli sì, tendopoli no: questo è il dilemma che continua a preoccupare i cittadini e i sindaci di Vizzini, Grammichele, Licodia Eubea, Militello in Val di Catania, Mineo, Palagonia e Scordia, comuni limitrofi all’ex deposito dell’Aeronautica miliare di proprietà del Ministero della Difesa sito a Vizzini Scalo dove è in allestimento una tendopoli per migranti.
Il presidente della Regione, Nello Musumeci, lo scorso 9 agosto, ha firmato un’ordinanza che vieta i centri di accoglienza o di quarantena organizzati sotto forma di tensostrutture e stabilisce che “l’individuazione dei centri di accoglienza per la quarantena, quando non possibile sulle navi all’uopo destinate, compete all’autorità nazionale, previo parere di congruità alle misure di prevenzione per il contagio da Covid-19 rilasciato dalla competente Azienda sanitaria provinciale”.
Nel caso in questione era l’Asp di Catania a doversi esprimere e lo ha fatto alla vigilia del Ferragosto con parere negativo. A spiegarci come stanno attualmente le cose è il primo cittadino di Vizzini, Vito Cortese.
Alla luce del parere negativo dell’Asp di Catania qual è la situazione?
“Il parere negativo dell’Asp riguarda la struttura che hanno messo in piedi: areazione, mancanza di scarichi e cose varie. L’altro problema che l’Asp non ha ancora affrontato, ma che è di importanza fondamentale, è l’organizzazione di questa struttura, che è parasanitaria perché serve da isolamento e da quarantena per i migranti. Ci sono quindi tutta una serie di questioni, non affrontate, che riguardano l’organizzazione e la vita di questo centro, soprattutto perché se vogliamo dare dignità a e garanzie ai migranti e ai cittadini bisogna che tale struttura funzioni, che sia ben organizzata. Insieme agli altri sindaci coinvolti abbiamo scritto una lettera al Prefetto, trasmessa anche al Ministro, dove elenchiamo una serie di carenze. Pensi che la Croce Rossa ha previsto tre medici e tre infermieri per 300 ospiti, che è veramente folle”.
La media di un medico e di un infermiere ogni 100 ospiti.
“Esatto: un infermiere dovrebbe occuparsi ogni giorno di prendere la temperatura e valutare l’ossimetria di 100 persone, senza contare che i migranti possono avere patologie loro come TBC (tubercolosi, ndr), salmonellosi, malattie dermatologiche e così via. La vita sanitaria non è solo quella di misurare la febbre: ci sono anche altre problematiche che in quattordici giorni vengono fuori”.
Quindi questa tendopoli si aprirà o no?
“C’è stata l’ordinanza del Presidente della Regione, che opportunamente ha guardato al lato sanitario, sulla idoneità di questa struttura: è l’Asp che deve valutarla e se non la ritiene idonea non possono aprirla. Segnalo inoltre che non c’è alcuna convenzione con le strutture ospedaliere dove mandare immediatamente chi si positivizza al Covid nei giorni della quarantena e non vi è un protocollo per gli ospiti che dovessero presentare un tampone positivo. Senza contare il fatto, sicuramente non marginale, che non è chiaro cosa accade dopo i quattordici giorni: dove debbono andare? Chi li trasferisce? Qual è la loro prospettiva? Uno Stato deve garantire la dignità degli uomini, siano essi migranti o italiani, e non può, a norma della Costituzione e di quanto stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, derogare a questi principi fondamentali e agire in maniera approssimativa”.
Come vi state muovendo con gli altri sindaci dei Comuni coinvolti?
“Abbiamo costituito un coordinamento, siamo costantemente in contatto. Stiamo operando nella più assoluta concordia. Abbiamo l’esperienza del passato, che è quella del Cara di Mineo, che cominciò in un modo per poi finire in un altro, e non è opportuno che questo succeda anche all’ex deposito di Vizzini che fra l’altro è baricentrico in rapporto alla residenza di famiglie, alla presenza di imprenditori del turismo, di ristoranti, di aziende produttive. È una scelta che riteniamo assolutamente sbagliata”.
Si tratterebbe di una situazione provvisoria però…
“La provvisorietà non può garantire tutte le criticità che un’invenzione estemporanea può generare. Non può consolarci che ad ottobre finisca. Il problema è una pandemia e bisogna muoversi in consonanza con i dettami della scienza, che non possono essere superati a piè pari, soprattutto da uno Stato democratico che riconosce il diritto alla salute e alla dignità di uomini. Non si tratta di razzismo, di volontà a negare, in un momento di crisi, le necessità che pongono gli sbarchi”.
Del resto i Comuni coinvolti, come quello da lei amministrato, hanno tutti dei centri Sprar…
“Esatto. Non si tratta di dire no al migrante. Il problema è quello di riconoscere a queste persone la dignità alla cura, all’attenzione sanitaria: ciò che si fa deve avvenire nell’osservanza della sicurezza, sia di ordine pubblico sia sanitario”.
E i sindaci calatini scrivono al Prefetto
VIZZINI – Nella lettera al Prefetto firmata dai sindaci Vito Cortese (Vizzini), Giuseppe Purpora (Grammichele), Giovanni Verga (Licodia Eubea), Giovanni Burtone (Militello V.C.), Giuseppe Mistretta (Mineo), Salvatore Astuti (Palagonia) e Francesco Barchitta (Scordia), oltre alle criticità rilevate dall’Asp nell’incontro in Prefettura tenutosi il 13 agosto – tensostrutture troppo piccole rispetto al numero degli ospiti; assenza di autorizzazioni per l’utilizzo di acqua potabile e fossa Imhoff, nonché del piano relativo allo smaltimento dei liquami biologici; carenza di mensa idonea e di dispensa; personale sanitario numericamente inadeguato – sono state evidenziate le seguenti problematiche:
1. Incertezza sul numero delle persone effettivamente ospitabili;
2. Carenza di sorveglianza attiva degli ospiti da parte di personale medico e infermieristico 24 ore su 24, secondo i parametri di organico previsti dal Decreto del Ministero della Sanità del 13.09.1988;
3. Assenza di una convenzione tra la Cri e un ospedale per il trasferimento di pazienti per visite e cure specialistiche non correlate all’infezione Covid-19;
4. Assenza di individuazione della struttura che esegua i tamponi, le analisi e il trasporto dei campioni.
5. Mancata previsione di personale per l’igiene e la sanificazione quotidiana nel rispetto delle norme ministeriali;
6. Assenza di convenzione con struttura ospedaliera per il trattamento degli ospiti che presentano sintomi respiratori o febbre;
7. Assenza di un protocollo per gli ospiti che durante il periodo di osservazione presentano tampone positivo;
8. Assenza di piano operativo per gli ospiti della coorte nella quale ne risulti uno con tampone positivo;
9. Assenza di indicazioni sul trasferimento degli ospiti con tampone negativo al quattordicesimo giorno;
10. Assenza di piano di approvvigionamento dei farmaci;
11. Assenza di piano di approvvigionamento dei presidi di prevenzione (maschere, alcool gel, guanti etc.)
12. Assenza di piano per lo smaltimento dei rifiuti speciali e liquami;
13. Assenza di convenzione per il Servizio Ambulanze.