Prestiti d’opere d’arte, tra costi e benefici - QdS

Prestiti d’opere d’arte, tra costi e benefici

Giacomo Tabita

Prestiti d’opere d’arte, tra costi e benefici

giovedì 13 Settembre 2012

Un decreto regionale del 2007 dell’ex assessore ai BB.CC. Leanza forniva un elenco di capolavori dei quali limitare le trasferte. Il Satiro a Londra, ma in molti casi veniamo ricambiati con manufatti poco attraenti per i turisti

PALERMO – Un decreto regionale dell’ex assessore ai Beni culturali Nicola Leanza, nel 2007, forniva elenco di opere d’arte per le quali limitare i prestiti ad altri musei se non in occasione di eventi di una certa scientificità e di un rilevante prestigio culturale; la ragione del decreto, che arrivò proprio a conclusione della permanenza del Satiro di Mazara del Vallo a Parigi, fu la presa di coscienza sul fatto che quando rientrano in sede, le opere d’arte presentano danni che ne pregiudicano la futura conservazione; aggiungiamo anche che spesso sono sempre le stesse opere ad essere prestate ad altri musei.
Tuttavia, in Sicilia, esiste un transito indisciplinato di opere prestate ad altre istituzioni museali (spesso straniere). Alcuni esempi: i due quadri del Caravaggio a Messina (Deposizione di Lazzaro e Adorazione dei pastori) più volte in viaggio tra Atene, Trapani e Roma, le delicatissime tavole di Antonello (L’Annunciata di Palermo e il Ritratto del Mandralisca di Cefalù, di cui si ricordano le tappe a New York nel 2005 e in Russia) e le pitture dei Padri della Chiesa di Palazzo Abatellis.
Dell’argomento si discute ancora in questi giorni quando il Satiro Danzante di Mazara del Vallo (già prestato a Roma, Parigi e, per l’Expo del 2005, al Giappone) ha lasciato il suo museo per andare a Londra in occasione della mostra «Bronze» (15/9/12 – 9/12/12), insieme all’ariete bronzeo ellenistico conservato nel Museo Salinas di Palermo), mentre il Giovane di Mozia, già a Venezia per due volte, a Berlino e persino ad Atene nel 2004 (per celebrare le Olimpiadi come a Torino nel 2006 per i giochi invernali), quest’anno è andato a Londra e ora è destinato a Los Angeles (se il ritorno è previsto per la fine del 2013, si lamenta la sua assenza troppo lunga che causerà disaffezione dei visitatori al museo siciliano, con inevitabili conseguenze sull’afflusso turistico a Mozia. Recentemente, grazie all’accordo tra il Getty Museum di Los Angeles e la Regione sono stati prestati agli USA importanti manufatti provenienti dal sito di Morgantina e conservati presso il Museo di Aidone: si tratta di 37 reperti in mostra a Los Angeles dal 14/4/12 al 21/1/13.
Prestiti precedenti includono sia un monumentale vaso greco a figure rosse, sia un raro capolavoro statuario in marmo conservato nel Museo di Agrigento. Nell’accordo col Getty Museum per il 2013 è prevista anche una mostra sulla Sicilia del V-III secolo a.C. che porterà 60 reperti negli USA.
In termini di flussi turistici, però, non si riscontra in Sicilia una crescita di presenze provenienti dai luoghi dove le opere sono state esposte e gli “scambi” sono ritenuti a sfavore della Sicilia: capolavori che rappresentano identità museali contro prestiti stranieri di arte contemporanea di dubbia attrazione per i visitatori (la Regione, inoltre, spesso paga anche le spese di trasporto senza dire che, per esempio, a Parigi per vedere il Satiro solo il museo francese ha incassato biglietti e consensi. Intanto le associazioni culturali lanciano l’allarme: “serve con urgenza una moratoria per le mostre e l’adozione di un codice etico condivisibile”.
 


L’approfondimento. Musei siciliani spogliati dei pezzi migliori
 
Le opere prestate sono spesso importanti per l’identità dei musei e dei luoghi di provenienza, come il Satiro di Mazara il cui rischio di danneggiamento supera ogni possibilità di assicurazione. I musei, che oggi subiscono tagli e chiusure in tutto il Paese, in occasione di mostre all’estero vengono spogliati dei loro pezzi migliori per operazioni autocelebrative del politico che sponsorizza la trasferta e con la complicità di uomini delle istituzioni di tutela che spesso accrescono prestigio personale insieme agli organizzatori, coltivando vitali contatti istituzionali per fini personali (un giro di milioni di euro il cui massimo vantaggio economico non è per le comunità locali, i veri detentori dei Beni museali). La Società Italiana Protezione BB.CC. dichiara: “le opere possono essere prestate e viaggiare per interventi conservativi non effettuabili in loco e/o per la scientificità della mostra intesa come possibilità per ampliare le conoscenze su un periodo storico o su aspetti artistici di un’epoca; oggi, tuttavia, prevale la logica dell’evento mentre la promozione turistica di un territorio pare un’operazione commerciale che tende a mercificare il Bene culturale”. Quando si manifestano questi rischi di “mercanteggio” dei Beni culturali, l’art.67 del Codice dei Beni culturali, come rileva ItaliaNostra, vieta che le opere varchino i confini statali.
 


Le perplessità della Fondazione Whitaker per le lunghe trasferte del Giovane di Mozia
 
PALERMO – Tra le opere d’arte antica più significative nel panorama storico-artistico siciliano c’è sicuramente il Giovane (o meglio l’Auriga) di Mozia.
Il celebre capolavoro, una statua in marmo che potrebbe essere opera di un allievo del celebre scultore greco Fidia, fu rinvenuta alla fine degli Anni ‘80 sull’Isoletta di S.Pantaleo (sita nella riserva naturale dello Stagnone di Marsala) che, sino al IV sec.a.C., fu un importante centro commerciale del Mediterraneo occidentale e che oggi è una meravigliosa oasi naturale di memoria storica dell’Oriente fenicio di casa nostra.
La statua, trovata nel corso degli scavi delle campagne archeologiche italiane durante il 1979, è stata prestata per l’ennesima volta ai musei stranieri e rientrerà non prima che siano trascorsi all’incirca diciotto mesi (questa, tuttavia, continuerà a viaggiare negli USA dove rimarrà esposta al privato Getty Museum di Malibù, famoso per le note vicende correlate al capolavoro scultoreo della ormai famosissima Venere di Morgantina).
Attualmente, il fatto che la statua moziese sia in trasferta per oltre un anno, secondo indiscrezioni pare che sia il risultato di forme di “riconoscenza” da parte della Regione verso il museo americano, per aver restituito la Venere di Morgantina. Che sia vero o no, il museo californiano di certo continua a fare ottimi affari coi prestiti d’arte di musei europei, organizzando mostre che riscuotono consensi e utili dalla vendita dei biglietti.
In Sicilia, nel frattempo, monta la polemica sulle strategie di promozione territoriale da parte della Regione: la Fondazione Whitaker, infatti, pare che si sia lamentata con l’assessorato regionale ai Beni culturali perché la trasferta forzata del Giovane di Mozia per oltre un anno avrebbe gravemente danneggiato il Museo Withaker che, adesso, pretenderebbe addirittura un risarcimento (molti turisti, infatti, visitando Mozia per vedere la statua, trovando invece il più modesto Apollo di Strangford – dato in cambio dal British Museum – rimangono terribilmente delusi oltre che profondamente perplessi).
Se la statua rappresenta una specificità culturale della Sicilia, che esprime le relazioni tra Greci e Fenici, la sua fruizione va contestualizzata nell’ambito di un percorso espositivo che, finora, all’estero sembra assolutamente carente e per nulla soddisfacente; alla mostra, infatti, non vengono fornite neppure semplici indicazioni sulla civiltà di cui è portatrice la statua e che invece il museo come istituzione ha la funzione di valorizzare, sempre e comunque.

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