La capacità di riscossione dei Comuni isolani non supera il 33%, una percentuale ben al di sotto della media nazionale. Ci sono dunque ampi margini di miglioramento. Consuntivi in ritardo. Evidenziata la difficoltà nell’avere un quadro chiaro della situazione per colpa degli ormai cronici rinvii nell’approvazione dei rendiconti finanziari
PALERMO – Pesa come un macigno, l’incapacità da parte dei sindaci siciliani di riscuotere le tasse e assicurarsi così nuovi introiti. Preferiscono, i primi cittadini, piangere miseria e lamentarsi dei continui tagli ai trasferimenti regionali e statali. Eppure la soluzione ce l’hanno sotto gli occhi: ampliare le entrate tributarie, che ad oggi rappresentano solo un terzo delle entrate correnti. Per l’esattezza il 33%, secondo l’ultima relazione della Corte dei Conti Sicilia al Rendiconto generale della Regione per il 2012. L’analisi sottolinea come le tasse locali (Imu, Tia o Tarsu, Tosap, Irpef, Canoni acqua e fognature, e quant’altro) contribuiscano in misura poco incisiva, per un terzo, al sostentamento delle casse comunali. I Comuni “dipendono per il 56% da trasferimenti – si legge nella relazione – e per il restante 11 % da entrate extratributarie”. (
continua)