Panoramica di Enna distrutta da più di 6 anni. Così la viabilità è diventata un incubo - QdS

Panoramica di Enna distrutta da più di 6 anni. Così la viabilità è diventata un incubo

Mario Antonio Pagaria

Panoramica di Enna distrutta da più di 6 anni. Così la viabilità è diventata un incubo

giovedì 14 Maggio 2015

Il primo crollo nel febbraio del 2009, cui è seguito anche quello dello scorso mese di marzo

ENNA – Il crollo di un secondo tratto della Strada provinciale 28 Panoramica, la circonvallazione che collegava la zona Monte di Enna con il centro storico, ha suscitato un vespaio di polemiche, con prese di posizione di esponenti della società civile sugli organi di stampa e di cittadini sui social network. Il tutto con attribuzioni di responsabilità, spesso gratuite, nei confronti di politici e amministratori che non avrebbero provveduto a "prevedere" i due crolli (avvenuti, lo ricordiamo, il primo nel febbraio del 2009 e il secondo alla fine marzo di quest’anno).
Di certo nella struttura, costruita in muratura e con appena 47 anni di vita, qualche difetto deve esserci stato e questo ragionamento è supportato dalla considerazione che opere murarie risalenti all’epoca degli antichi romani si conservano ancora intatte. Ma non è detto che la colpa sia stata dei progettisti: secondo Francesco Castelli, docente di Geotecnica all’Università Kore e consulente geotecnico del progetto definitivo per il rifacimento del primo tratto, "i crolli potrebbero essere dovuti a fenomeni meteorici, poiché le pendici di Enna (dove appunto è situata la strada) sono interessate da infiltrazioni di acque che dovrebbero essere regimentate". Una tesi confermata anche dal sindaco del capoluogo, Paolo Garofalo, in sede di presentazione del Piano di Protezione civile.
Sulla questione abbiamo sentito Giuseppe Colajanni , dirigente del VI Settore Pianificazione ambiente e Lavori pubblici dell’ex Provincia regionale di Enna, che gestisce la strada in questione, insieme al supporto al Rup (Responsabile unico del procedimento) Francesca Romano, in mancanza del responsabile Giuseppe Vitale.
 
"Sono stati fatti sopralluoghi – ha spiegato il dirigente dell’ex Provincia – insieme al Dipartimento regionale di Protezione civile rappresentato dal direttore Calogero Foti, per cercare di non perdere i finanziamenti e non dover rinunciare a questa importante arteria, che è anche considerata via di fuga nel Piano di Protezione civile. I sopralluoghi hanno dato dei risultati che sono al vaglio dell’Ufficio tecnico e del commissario straordinario, dopodiché saranno resi ufficiali".
"Stiamo lavorando – ha aggiunto Colajanni – su due aspetti: quello tecnico e quello economico. Vedremo se le soluzioni tecniche sono coincidenti con le coperture economiche. Opereremo le scelte più economiche, che saranno in linea con le direttive di trasparenza e legalità nella Pubblica amministrazione. In tal senso, saranno esaminate le varie possibilità secondo il Codice dei contratti, ovvero il Dlgs 163/2006".
Tornando alle cause dei crolli, anche Colajanni ha puntato il dito, come Castelli, sulle caratteristiche del territorio: caduta massi, uso indiscriminato delle pendici, mancata canalizzazione delle acque. Tutti elementi previsti nel progetto di rifacimento del primo tratto già crollato. Il problema è trovare i fondi. "Spesso – ha spiegato – non si riescono a fare interventi perché non ci sono risorse economiche. Bisogna quindi sensibilizzare le Istituzioni sulla cura del territorio".
"Purtroppo – ha aggiunto – abbiamo 1.200 km di strade ma non abbiamo risorse umane né economiche: cinque capi cantonieri, 80/90 cantonieri e cinque geometri responsabili con 100 mila euro di risorse nel 2014. Come si fa a fare manutenzione e monitoraggio con queste risorse? Il territorio va salvaguardato. Ho fatto delle relazioni, ma con questi massacri che stanno facendo degli Enti territoriali intermedi non so dove si finirà".
L’importante è intervenire per dare risposte ai cittadini, anche per quanto riguarda il secondo tratto crollato. "Stiamo richiedendo al Ministero – ha detto Colajanni – per tramite la Direzione regionale della Protezione civile nella persona di Calogero Foti, di poter utilizzare il ribasso d’asta, ovvero un importo pari a 1.386.000 euro per riparare i danni causati dal secondo crollo. Stiamo avviando questo percorso e se esso si concretizzerà saremo soddisfatti, viceversa avvieremo altre procedure. Un fatto è certo: è intendimento del commissario straordinario Pietro Lo Monaco, come lo è stato per Antonio Parrinello, di non perdere il finanziamento e realizzare l’opera con una procedura trasparente e lineare, che non sia in contrasto con le norme vigenti".
Si va avanti, quindi, con un cauto ottimismo, ma con l’amara constatazione che dal febbraio 2009 a oggi sono passati più di sei anni e i cittadini ennesi sono stanchi di attendere l’epilogo di questa infinita telenovela.

Per realizzarla, nel 1962 bastarono 4 anni di lavori

ENNA – La Sp 28, cosiddetta "Panoramica Nord Prefettura-Casina Bianca? fu realizzata, dopo 4 anni di lavori, nel 1962, dall’impresa Irmo di Roma, con l’alta sorveglianza del Genio civile e della Sovrintendenza di Catania: 250 milioni di lire il costo dell’opera. (cit. Salvatore Presti, Enna, "Il filo della memoria? ed. Novagraf).
La strada ha l’importante funzione di arteria di smaltimento del traffico veicolare proveniente dalla zona Monte della città verso il centro storico, evitando lo snodo della Balata. Tutto questo, dal 1962 al 10 febbraio 2009, quando due arcate cedettero lasciando nello sconforto la popolazione.
Fin dall’inizio a occuparsi della questione fu l’ex presidente della Provincia regionale Giuseppe Monaco, e in particolare il suo vice presidente Antonio Alvano, che seguì l’intero iter per ottenere il finanziamento dei lavori per il rifacimento del tratto crollato. A interessarsi, fu anche Pietro Conte, dirigente del servizio di Enna del Dipartimento regionale della Protezione civile: "Vi erano in previsione ? ha raccontato – al ministero dello Sviluppo economico, dieci interventi urgenti di Protezione civile nella Sicilia centro-orientale. Mi impegnai con il mio direttore regionale, Calogero Foti e riuscimmo a far inserire il finanziamento di 6.545.000 euro nel piano del Mise, tant’è che nel 2012 fu formalizzato?.
I lavori sono stati appaltati di recente dopo alcune vicissitudini di carattere burocratico, sul cui merito sono intervenuti Tar e la Cga, e stavano per essere consegnati. Poi è giunto il secondo crollo e tutto è stato stoppato.

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