Giovanni D'Angelo: "Assetti criminali diversi in un territorio ampio" - QdS

Giovanni D’Angelo: “Assetti criminali diversi in un territorio ampio”

Anna Greco

Giovanni D’Angelo: “Assetti criminali diversi in un territorio ampio”

giovedì 30 Luglio 2015

Forum con Giovanni D’Angelo, Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Messina

Qual è l’attuale situazione della Procura Generale della Corte di Appello di Messina?
“Il contesto ambientale messinese è tutt’altro che facile perché il territorio è molto ampio. In buona sostanza bisogna parlare di tre province, perché c’è la zona ionica, la zona tirrenica e poi ci sono i Nebrodi. Ed a queste tre fasce corrispondono tre assetti della criminalità organizzata e mafiosa. Quella più pericolosa è concentrata su Barcellona Pozzo di Gotto che, data la vicinanza con Palermo, è strettamente collegata ed alleata con ‘cosa nostra’ palermitana, ma anche con quella catanese. Messina abbraccia il capoluogo e la zona Ionica. Il crimine mafioso qui ha un contatto diretto con la mafia catanese e con la ‘ndrangheta calabra ed il quadro si completa con le famiglie tradizionali, locali dei Nebrodi. Una situazione drammatica che monitoriamo e che sottoponiamo con costanza all’attenzione degli organi istituzionali. Nell’autunno scorso, in particolare, la commissione parlamentare antimafia è venuta a monitorare la situazione, concentrando l’attenzione soprattutto su Barcellona. Queste situazioni diverse, distinte tra loro in qualche maniera, formano comunque un unicum, caratterizzato da una strategia unitaria: l’ala tradizionale militare è riuscita a creare alleanze con l’imprenditoria mafiosa e questa è diventata lo strumento attraverso il quale penetrare nei rami istituzionali. Una pervasività dunque eccezionale, enorme sia per le dimensioni che per la qualità del tipo di intervento; una pervasività significante che la dimensione criminale in questo territorio è tutt’uno con la questione della democrazia”.

Quale è la situazione della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto?
“La Procura di Barcellona Pozzo di Gotto è stata il tormentone di questo mio primo anno di attività, perché il procuratore della Repubblica è andato via a fine settembre e soltanto pochi giorni fa è stato designato, nonostante i miei vari solleciti, il nuovo. Ho già chiesto l’anticipato possesso e se tutto va bene, dopo un intero anno, si avrà il Procuratore Capo. La Procura è sottodimensionata, cioè ci sono soltanto cinque sostituti e ce ne vorrebbero almeno il doppio. Non bisogna dimenticare, inoltre, che Barcellona significa anche Milazzo; Milazzo significa il polo industriale e l’arcipelago eoliano che a sua volta significa patrimonio dell’umanità. Una situazione dunque che, visto il sottodimensionamento, è davvero problematica. A tale criticità poi, aggiungiamo la mancanza in organico di uno dei cinque sostituti, mentre tre degli altri  quattro sono stati trasferiti ad altra sede fin da gennaio. Sono riuscito ad ottenere la proroga del trasferimento che da pochi giorni è operativa. Rimane, dunque, un solo sostituto di prima nomina”.

Quale è la situazione della Procura di Patti?
“Patti ha incorporato di recente Mistretta. Abbiamo sei sostituti, perché uno è stato ereditato proprio da Mistretta. L’organico è al completo, la situazione è delicata ed anche qui bisogna fronteggiare e monitorare la criminalità qui, almeno in apparenza, meno aggressiva”.

Il lavoro della procura ha prodotto risultati importanti? Quali sono stati?
“Sì e voglio sottolineare l’opera meritoria svolta in questi ultimi anni dalla procura distrettuale. La realtà messinese era per così dire oscurata  da un cono d’ombra che è stato squarciato, dando appunto indicazioni molto schematiche sulle reali condizioni, che hanno trovato posto in varie operazioni che poi sono diventate processi, e poi sono diventate sentenze e, infine, sono diventate condanne ed ergastoli”.
 

Può darci qualche dato sulla criminalità organizzata presente nel territorio?
“La fondazione Chinnici, che studia i fenomeni criminali anche dal punto di vista dell’impatto sull’economia complessiva, ha calcolato che il racket estorsivo copre l’1,3 per cento del Pil siciliano. Un dato inquietante in un quadro inquietante è che il gettito della provincia messinese è in proporzioni superiore al gettito della provincia palermitana”.

Quale è il ruolo della Procura generale in base all’ordinamento giudiziario?
“La Procura Generale svolge un ruolo nevralgicamente e strategicamente importante sulla base di quelli che sono i nuovi principi e le nuove regole dell’ordinamento giudiziario. Con l’ordinamento giudiziario del 2006, è stata conferita ai procuratori generali potestà di vigilanza, di sorveglianza e di coordinamento delle attività delle procure della Repubblica presso i tribunali. Personalmente, per riportare l’esempio, organizzo delle riunioni periodiche con tutti i procuratori del distretto, per raccordare e coordinare le indagini, attuando adottando e promuovendo prassi virtuose nei rapporti anche tra procure e polizia giudiziaria”.

Quali sono i rapporti con le altre procure d’Italia?
“Annualmente, si svolge almeno una riunione tra tutti i procuratori generali di Italia alla presenza del Ministro e dei vari capi dipartimento, alla presenza del vice presidente del consiglio superiore della magistratura. Durante queste riunioni vengono individuate una serie di problematiche e di tematiche sulla base delle quali viene monitorata la condizione criminale nei singoli distretti”.

 
Quali sono state le tematiche affrontate durante l’ultima riunione tra i procuratori generali?
“Quest’anno le tematiche sono state sei. Riporto una su tutte: quella che le procure siciliane hanno attenzionato in una riflessione comune e cioè i reati spia del terrorismo internazionale. è emerso come fenomeno cui prestare grandissima attenzione, il flusso migratorio, che attende soluzioni politiche – non solo sul piano nazionale – ma che, nell’attesa, si è abbattuto sulle coste delle nostre regioni e quindi sulle nostre procure. Un fenomeno che potrebbe mettere in ginocchio l’intera giurisdizione. Basti fare riferimento, ad esempio, al numero di minori non accompagnati in relazione ai quali bisogna aprire le tutele”.

In materia di sicurezza qual è la situazione?
“Siamo in attesa di una revisione normativa. Il quadro normativo è molto scarno. Viviamo di un decreto interministeriale del 1993, epoca immediatamente successiva alle stragi palermitane, quando si avvertì fortemente la necessità della sicurezza interna, ma non si poteva fare della magistratura la titolare della sicurezza. Questo decreto stabilisce che la sicurezza interna spetta ai procuratori generali mentre quella esterna ai prefetti. é evidente come sicurezza interna ed esterna spesso vadano ad interferire tra di loro. C’è poi una circolare dell’anno successivo del ministero della giustizia che specifica le prerogative dei procuratori generali come organi di propulsione della sicurezza, cioè come organi che sono deputati alla sicurezza nella urgenza, ma non nell’ordinario che compete alla commissione di manutenzione”.

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