Ha recentemente messo in subbuglio l’opinione pubblica della Provincia di Enna dando alla stampa una drammatica notizia: una miniera dismessa di salgemma, situata in territorio di Agira, potrebbe, di qui a breve, essere utilizzata come deposito di scorie radioattive provenienti da ogni parte d’Europa. La notizia è fondata su una relazione che egli avrebbe ricevuto ufficialmente da organi demandati.
“Da qualche mese, ma prima di divulgarla ho voluto fare ulteriori ricerche e conferme, conferme che mi arrivano dai vari spot pubblicitari della Sogin su molte reti di carattere nazionale”.
“Sì, inizialmente di Puglia e Sardegna, ma nel proseguire le ricerche geologiche e tecniche sono state scartate per loro fortuna”.
“Mancano ancora poche settimane e la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) sarà resa pubblica, e confermerà o smentirà il lavoro della commissione che mi onoro di presiedere”.
“Gli esperti della Sogin, la società che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani, incaricata di proporre la mappa, consegnata dall’Ispra ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, avrebbero individuato un’ex miniera di salgemma nei pressi dei comuni di Agira, Leonforte e Nissoria, nell’Ennese”.
“Se la scelta di Agira o dei paesi vicini sarà confermata, come sembra, sarà necessario promuovere un’azione forte in Sicilia. Non costruire ‘trazzere’, ma ergere barricate contro i governi che usano la Sicilia come una pattumiera e che non solo ci impediscono di produrre, ma vogliono inquinare il nostro suolo e la salute delle persone. Le miniere vanno usate per rilanciare l’economia siciliana, non per contenere rifiuti. Dunque i 90 mila metri cubi di scorie nucleari italiane, derivate dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle operazioni di medicina nucleare, industriali e di ricerca, potrebbero arrivare presto in Sicilia. La scelta ricadrebbe su un’ex miniera di salgemma perché i depositi salini, per la loro bassa permeabilità, si prestano ad ospitare a lungo termine rifiuti nucleari”.
“In Italia sarebbero stati esaminati 45 giacimenti salini così suddivisi: 36 in Sicilia, 6 in Calabria ed uno in Basilicata, Lazio e Toscana. I siti siciliani sarebbero tutti concentrati tra le province di Enna, Caltanissetta e Agrigento.In una prima fase di ricerca, per le caratteristiche morfologiche dei giacimenti, sarebbero risultati idonei ad ospitare le scorie 11 località siciliane: Regalbuto, Assoro-Agira, Villapriolo, Salinella, Pasquasia, Resuttano, Bompensiere, Milena, Porto Empedocle, Realmonte, Monteallegro. La miniera di Bosco non avrebbe superato il primo livello di esclusione per ridotta copertura superficiale, assieme ai bacini di Caltanissetta, Santa Caterina, Marianopoli, Belici-Mimiani e Mussomeli”.
“Dopo la seconda fase dello studio, relativa ai requisiti d’isolamento dei giacimenti, sarebbero rimasti soltanto tre siti idonei: Assoro-Agira, Salinella e Resuttano. L’ex miniera di Pasquasia, su cui per lungo tempo hanno pesato sospetti di scorie depositate al suo interno, sarebbe stata esclusa perché non sufficientemente isolata”.
“Non resta dunque che aspettare settembre, quando la mappa sarà resa pubblica, per sapere se sarà proprio l’ex miniera nei pressi di Agira la candidata siciliana ad ospitare le scorie di tutta Italia, dopo di che tutte le forze sociali, politiche, e l’intera popolazione deve fare muro a questa assurda richiesta e dobbiamo non solo impedire il deposito ma riutilizzare le miniere ai fini produttivi”.