La palude romana inghiotte i sindaci - QdS

La palude romana inghiotte i sindaci

Carlo Alberto Tregua

La palude romana inghiotte i sindaci

martedì 26 Marzo 2019

Cloaca d’incompetenza e ignoranza

Le sabbie mobili romane inghiottono chiunque.Anche il sindaco più onesto è riuscito a far poco per trasformare la Città eterna in un luogo moderno, vivibile, pulito, come ad esempio sono Parigi, Berlino, Milano e Madrid.
Alcuni sindaci, tuttavia, non si sono fatti inghiottire dalla macchina del fango. Fra essi citiamo Argan, Rutelli e Veltroni. Ma altri sono stati risucchiati nel vortice di mafia capitale fra cui Alemanno e Marino. Quest’ultimo fu scaricato da Renzi senza tante parole.
Il Movimento 5 stelle ha commesso l’errore di candidare a sindaco una personcina graziosa, perfino simpatica, ma che non aveva alcuna credenziale di competenze e di esperienze, fra l’altro ovviamente ingenua, in un mondo di lupi con il pelo sullo stomaco.
Forse non avevano un candidato con i requisiti necessari, tuttavia la giovane predestinata alla carica di sindaco della Capitale non era adeguata al compito gravosissimo, con la conseguenza che ha commesso una serie di atti erronei che hanno travolto la sua amministrazione e con essa stanno travolgendo tutto il Movimento.
 
La decima regione acquisita dal centrodestra, domenica 24 marzo, è stata la Basilicata. Le elezioni in quella piccola regione (573 mila elettori) hanno confermato il crollo nelle elezioni locali dell’M5s, passato dal 32% delle nazionali del 4 marzo al 20%. Hanno messo in pista un candidato di Berlusconi, sostenuto dalla Lega, la quale ha quasi raggiunto l’M5s.
Si dirà che il fenomeno Matteo Salvini sarà il futuro del Paese. Pensiamo di essere facili profeti nel pronosticare la sua incapacità di affrontare la legge di Bilancio 2020 che parte con un macigno di oltre 30 miliardi da riappianare il prossimo anno, per il quale vi sono due strade: aumentare l’enorme debito (ma questo è vietatissimo dall’Ue) ovvero tagliare la spesa corrente (ma per far questo ci vogliono ultra competenze).
Staremo a vedere. Ma ci si stringe il cuore nel pensare che la vittima delle attuali incompetenze e di quelle future è il popolo italiano e quella parte di cittadini indigenti che avrebbe bisogno di un Paese forte, che generasse ricchezza per poi distribuirla agli stessi.
 
La cloaca di Roma non è un fatto locale, perché il Comune gestisce ben tre milioni di italiani su un territorio immenso, più grande di quello di Parigi o di Londra.
La cloaca di Roma è il concentrato del peggior affarismo italiano, della massima corruzione possibile che non riguarda solo pochi gruppi di potere, bensì è penetrato a livelli medi in un tessuto imprenditoriale, dirigenziale e professionale che nell’affarismo e nella spregiudicatezza ha le sue più grandi caratteristiche.
La cloaca di Roma riguarda purtroppo tutto il Paese perché in quella città vi è un concentrato di ministeri, di aziende pubbliche, di Autorità, di ambasciate, di rappresentanze delle Regioni, di uffici europei e via elencando.
Non possiamo affermare che la mentalità generale è quella corrotta, ma la corruzione serpeggia nei gangli delle varie pubbliche amministrazioni di tutti i livelli perché è estesa e comune la cultura del favore, cioè la cultura delle mazzette.
 
Questo è il cancro tremendo che sta corrodendo il tessuto sociale italiano: la corruzione.
Le benemerite Procure e Guardia di finanza, come Polizia economico finanziaria, stanno svolgendo un lavoro immenso verso il quale i cittadini dovrebbero mostrare la massima gratitudine. Tuttavia la repressione non riesce a combattere la corruzione e a sradicarla, perché colpisce quando essa si è verificata e perché non può colpire tutta quella che si verifica, in quanto non c’è numero di procuratori della Repubblica nè di finanzieri sufficienti per poter fronteggiare questo fenomeno, che è sempre in peggioramento.
Solo un ceto politico onesto e capace potrebbe invertire questa tendenza, con due strumenti: varare piani rigorosi con obiettivi precisi e cronoprogrammi tassativi, e responsabilizzare i dirigenti pubblici per la loro attuazione senza tentennamenti, inserendo un vero sistema premio-sanzionatorio e diffondendo a tutti i livelli la cultura del merito e della responsabilità, altro che quella delle mazzette.

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