"Capire l’etichetta" per risparmiare - QdS

“Capire l’etichetta” per risparmiare

Elio Sofia

“Capire l’etichetta” per risparmiare

martedì 26 Marzo 2019

Connessione tra spreco alimentare e scarsa conoscenza del significato della data di scadenza. Ricerca americana: l’84% degli intervistati butta gli alimenti prima del giorno consigliato

ROMA – Tutti sanno che lo spreco dei cibi è il nemico del bilancio familiare. Un’attenta spesa passa anche e soprattutto dalla capacità di consumare tutti i cibi acquistati e ridurre di conseguenza al minimo quelli che vengono cestinati per decorrenza della data di scadenza. Ma lo spreco di cibo deriva anche dalla scarsa conoscenza del vero significato della data di scadenza riportata sulle etichette e della loro lettura; a dimostrarlo un recente studio pubblicato sulla rivista Americana Waste Management dai ricercatori del John Hopkins Centre for a Livable Future di Baltimora.
 
Lo studio ha visto la partecipazione di oltre mille persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni le quali sono state interrogate sulle consuetudini domestiche e sulle opinioni relative alle diciture che indicano le scadenze di nove diversi cibi.
 
Il risultato ha evidenziato come l’84% dei partecipanti abbia ammesso di buttare via alimenti vicini alla data di scadenza almeno occasionalmente, e il 37% di farlo abitualmente. Più della metà delle persone intervistate ha dimostrato di avere idee errate sulla esatta lettura della data di scadenza.
 
I risultati hanno evidenziato i dubbi di chi ritiene che la data sia un’indicazione relativa al giorno successivo rispetto all’effettiva scadenza e coloro i quali pensano che l’indicazione informi il consumatore entro quando il cibo non diventi nocivo, mentre in realtà si tratta di consigli dati produttori per un corretto consumo del prodotto.
 
Proprio questo gruppo, soprattutto se di età compresa tra i 18 e i 34 anni, è risultato essere più incline ad eliminare cibo ancora confezionato e ben conservato. Gli Stati Uniti hanno da pochi mesi adottato una nuova regolamentazione in materia che prevede due tipi di diciture in etichetta: “da consumarsi preferibilmente entro…”, che sta ad indicare il giorno oltre il quale la qualità nutrizionale dell’alimento non è più assicurata al 100% perché potrebbe progressivamente diminuire, e “da consumare prima di…”, che indica la data entro la quale il prodotto deve essere consumato.
 
Anche se in linea generale gli intervistati associano la prima dicitura alla qualità e la seconda alla sicurezza e tendono a buttare più spesso i cibi su cui compare la scadenza a quelli deperibili, ci sono alcuni aspetti meno scontati, a dimostrazione del fatto che il messaggio delle diciture non è correttamente interpretato.
 
Un caso su tutti è quello del pollo crudo, temuto dal 69% degli intervistati che ha ammesso di “cestinarlo” quando risulta essere in prossimità della data di scadenza, mentre potrebbe essere ancora consumato anche nei giorni successivi, previa un’attenta e completa cottura. Per quanto riguarda gli alimenti confezionati, il 62% ha affermato di buttarli quando si raggiunge la data indicata, così come sostiene di fare anche il 61% delle persone per i cibi pronti a base di carne.
 
Ultimi cibi a finire nella spazzatura sono risultati i cibi in scatola e i cereali da colazione, che comunque il 47% degli intervistati dice di cestinare dopo la data impressa sull’etichetta, anche se è risaputo che il pericolo per la salute, derivante da questi cibi è davvero molto basso nel caso in cui vengano comunque consumati in un arco temporale successivo alla scadenza non eccesivo e tenuto conto dello stato di conservazione della confezione e del luogo in cui questi alimenti sono stati riposti e conservati.
 
Se un tempo data la ristrettezza economica delle famiglie, non si buttava nulla e ci si impegnava in “frittate pulisci frigo” e riordino della dispensa con rigoroso consumo prioritario dei prodotti prossimi alla scadenza, oggi un generale benessere nell’acquisto almeno dei cibi rischia però di trasformarsi in un vero e proprio boomerang per le tasche dei consumatori; quindi in definitiva una seria campagna di informazione, mirata soprattutto ai giovani può servire a spiegare meglio il reale significato delle date di scadenza apposte sulle confezioni degli alimenti e come leggerle e comprenderne il significato correttamente.

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