Occorre mettere un punto definitivo all’ulteriore danneggiamento del territorio e, in immediata successione, cominciare il disinquinamento. Sappiamo che per effettuarlo occorrono centinaia di milioni in investimenti, ma le industrie di raffinazone, produzione di fertilizzanti, le centrali elettriche, i produttori di cemento e altri inquinatori, hanno staccato ricchi dividendi nel passato e ora è il tempo che cessino di aspirare parassitariamente il sangue dei siciliani e diano al territorio un giusto equilibrio tra la qualità della vita, il ciclo economico e la produttività delle imprese.
La recente sentenza della Corte di giustizia europea ha stabilito in via definitiva il principio che “chi inquina paga”. Subito i petrolieri del Triangolo della morte si sono messi sulla difensiva e hanno dichiarato che non sono loro gli inquinatori, bensì coloro che li hanno preceduti. Dimenticano, lor signori, il principio generale secondo il quale chi ha assorbito le attività risponde anche per le responsabilità civilistiche di chi lo ha preceduto. Solo le responsabilità penali sono personali. Ed è del tutto pacifico, quindi, che chi in atto esercita le imprese di raffinazione, di produzione di energia, di produzione di fertilizzanti, di cemento, ha l’obbligo di provvedere a disinquinare l’ambiente appestato dai residui della lavorazione.
Al riguardo, evidenziamo la posizione dei tre sindaci: Sorbello, di Melilli; Carrubba, di Augusta; Rizza, di Priolo.
I tre primi cittadini conoscono il danno ambientale che hanno subito (e subiranno) le loro città, ma ancor di più quello fisico dei loro cittadini, con casi numerosissimi di cancro e malformazioni neonatali.
Comprendiamo la preoccupazione dei sindacati. Ma essi devono ricordarsi che non possono scambiare la salute dei lavoratori con uno stipendio, peraltro necessario. Sindacati illuminati dovrebbero chiedere alla Regione piani strategici per attirare investimenti verso l’industria verde (energie alternative da fonti rinnovabili e biocarburanti) e verso l’industria blu (turismo).
Abbiamo sentito il presidente della Provincia di Siracusa, Nicola Bono, il quale, col buon senso del pater familias, ha detto che la questione va affrontata in seno al Consiglio provinciale, ma essa dovrà seguire le linee direttrici della Regione che ha, in defintiva, l’ultima responsabilità del territorio siciliano.
Sembra il gioco dell’oca, perché attraverso questi excursus dei protagonisti, partendo dall’assessore regionale all’Energia, siamo ritornati allo stesso.
Alle sue responsabilità si associano, con pari livello, quelle dell’assessore all’Ambiente, Roberto Di Mauro, e le altre dell’assessore alle Attività produttive, Marco Venturi, il quale ha posto coraggiosamente la questione della riforma della burocrazia regionale che, secondo noi, danneggia più della mafia.
In questo quadro, bisogna richiamare Erasmo da Rotterdam (1466-1536) e il suo Elogio della follia (1511). Bisogna essere folli per pensare di inserire un altro impianto di produzione di energia, cioè il rigassificatore, in mezzo ad una zona ad altissimo pericolo di stragi nei casi di terremoto, incidenti ferroviari o esplosioni di serbatoi. Una zona dove si verifica un incidente ogni cinque giorni. Ora, la Ionio Gas, che ha minacciato di andarsene, ha scoperto le carte, offrendo fino a 80 milioni ai comuni. Per favore, tenetevi l’elemosina e andatevene nelle vostre Regioni.