Le malattie infettive non fanno più paura ma alcune ritornano a mietere vittime - QdS

Le malattie infettive non fanno più paura ma alcune ritornano a mietere vittime

Omar Gelsomino

Le malattie infettive non fanno più paura ma alcune ritornano a mietere vittime

giovedì 24 Giugno 2010

Si è svolto a Caltagirone il 1° congresso regionale della Società italiana degli infettivologi e specialisti in medicina tropicale. Perdita d’attenzione sull’Aids, i casi continuano a crescere dopo un certo periodo di stasi

CALTAGIRONE (CT) – Al 1° Congresso regionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, coordinato dal dottor Pietro Bellissima, hanno partecipato diversi opinion leaders italiani per confrontarsi sulle novità e le questioni emergenti della disciplina. Il dottor Bellissima, in apertura dei lavori, ha spiegato come “il congresso rappresenta un momento di confronto ed un’occasione per aggiornare la nostra preparazione e migliorare la nostra professionalità”.
Sono intervenuti il presidente nazionale Simit Evangelista Sagnelli e quello regionale Bruno Cacopardo, il direttore sanitario dell’Asp Catania Domenico Barbagallo, il vescovo di Caltagirone S.E. mons. Calogero Peri ed il sindaco Francesco Pignataro. Ad aprire la prima sessione sulle “Strategie di trattamento nel paziente con infezione da HIV” è stato Antonio Cascio, infettivologo al Policlinico “G. Martino” di Messina, il quale ha ribadito come “le terapie sono sempre più efficaci ma devono essere assunte con regolarità altrimenti il virus sviluppa delle resistenze. Data l’importanza del rapporto fra medico e paziente la terapia deve essere personalizzata ed umanizzata”.
“Si è notata una perdita dell’attenzione sul problema – ha aggiunto Cascio – soprattutto fra i giovani, tanto che i casi di Hiv continuano a crescere”. Evangelista Sagnelli ha spiegato lo stato dell’arte sull’ “Ottimizzazione della terapia delle epatiti virali croniche” ricordando come “Le epatiti virali in Italia sono in riduzione nelle forme acute, ma vi sono pazienti con malattie croniche che si sono formate nel tempo, presentando problemi di osservazione continua e terapeutici. Esistono farmaci importanti per l’epatite B e C che devono essere utilizzati con saggezza, perché non tutti i pazienti vanno trattati. Il paziente deve essere trattato con logicità ed attenzione, come se si facesse una partita a scacchi, se si sbaglia la mossa si può perdere anche la partita”.
“Circa la metà dei casi non sono rilevati perché non vengono osservati dai medici curanti o non raggiungono l’osservazione – ha aggiunto Sagnelli . In Italia su circa 600 mila pazienti con epatite cronica B solo la metà conosce di avere l’infezione e su 1.200.000 casi di epatite cronica C circa il 45 per cento non sa di averla. Quindi molta attenzione è rivolta alla conoscenza del sommerso”. “Episodi come la Sars hanno coinvolto, in oltre metà dei casi, personale sanitario infettato durante l’assistenza – ha spiegato Rosario Russo – determinando la rivisitazione delle procedure e della sicurezza”. “L’anno scorso – ha aggiunto Russo – sembrava che il virus AH1N1 fosse originato nei suini messicani in realtà è stato visto che le quattro componenti provengono dall’inizio del secolo scorso”.
“Nell’aprile dello scorso anno in una settimana il virus si è diffuso in tre continenti – ha concluso Russo – tanto che nella prima e seconda ondata pandemica si è manifestato in maniera asintomatica o con sintomi modesti. Questo virus ha schiacciato i vecchi virus stagionali dal prossimo giugno quando nell’emisfero Sud sarà pieno inverno saremmo in grado, nell’emisfero Nord, di prepararci al meglio”.

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