Acqua e digitalizzazione, la chiave per ridurre i consumi idrici in agricoltura

Acqua e digitalizzazione, la chiave per ridurre i consumi idrici in agricoltura

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Acqua e digitalizzazione, la chiave per ridurre i consumi idrici in agricoltura

Antonio Schembri  |
giovedì 07 Aprile 2022

Intervista a Giulia Giuffrè, Consigliere d’amministrazione e Ambasciatrice della sostenibilità di Irritec, azienda tra i leader mondiali nel settore della micro-irrigazione

Otto anni scarsi. Sono quelli che ci separano dal 2030, l’incombente appuntamento fissato dall’Onu per conseguire l’accesso universale e equo all’acqua potabile sicura e alla portata di tutti. La parola d’ordine è investire per migliorarne la qualità riducendo l’inquinamento, eliminando gli scarichi non controllati, minimizzando il rilascio di sostanze chimiche e di materiali pericolosi nei suoi flussi. E, ancora, dimezzare la percentuale di acque reflue non trattate e migliorare le pratiche di riciclaggio e di riutilizzo sicuro.

Il tema idrico nel mondo

Otto anni in cui bisognerà correre veloce per assicurare la fornitura di acqua dolce a un sempre maggior numero di persone che ne soffrono la scarsità. E, nel contempo, incrementare l’efficienza idrica in tutti i settori produttivi. Queste sfide, fissate dalle Nazioni Unite nell’ambito del Global Compact, chiamano l’agricoltura a un uso responsabile del cosiddetto ‘oro blu’. Fermo restando, comunque, che l’acqua impiegata per le colture molto spesso è piovana e quasi sempre ritorna disponibile attraverso le falde sotterranee. Temi di salvaguardia ambientale ogni anno rilanciati dalla Giornata Mondiale dell’Acqua, ricorrenza di inizio primavera istituita all’indomani della conferenza di Rio de Janeiro del 1992, che non può destare attenzioni solo ogni 22 marzo. E di cui abbiamo parlato con Giulia Giuffrè, Consigliere d’amministrazione e Ambasciatrice della sostenibilità di Irritec, azienda con base a Capo d’Orlando attiva da quasi 50 anni e oggi tra i leader mondiali nel settore della micro-irrigazione con oltre 800 dipendenti tra stabilimenti in Italia, Algeria, Brasile, Cile, Germania, Messico, Perù, Senegal, Spagna, Stati Uniti e un business esteso su oltre 100 paesi nel mondo. Una pratica, quella dell’irrigazione di precisione che ha come antesignani i paesi mediorientali e gli Stati Uniti.

Dottoressa Giuffrè, qual è, intanto, l’attuale situazione delle riserve d’acqua dolce in Sicilia?

Partiamo dal presupposto, non confortante, che l’Italia si distingue per un livello medio-alto di stress idrico (cioè assenza di acqua temporanea e prolungata). nel nostro paese viene infatti utilizzato tra il 30 e il 35% delle risorse d’acqua rigenerabili. A questo dato si aggiunge una capacità di depurare e trattare le acque reflue molto differenziata tra regioni. I dati siciliani indicano un certo ritardo: i comuni con un servizio di depurazione efficace sono attualmente il 23,6%. Del resto i pochi fiumi della nostra regione sono tutti di portata e estensione limitata; e non esistono strutture pubbliche idonee a ridurre il deficit idrico.

Quali effetti ha prodotto questa situazione?

Circa 210 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto all’anno precedente. Nel tempo questa tendenza ha indotto a creare bacini idrografici per immagazzinare l’acqua attinta dalle fonti sotterranee e fornirla all’agricoltura. Fonti di approvvigionamento, queste, diventate parte integrante del paesaggio: basti osservare il panorama che si presenta atterrando all’aeroporto di Catania, in direzione della Piana di Ragusa.

Le imprese agricole siciliane investono abbastanza in tecnologie per ridurne i consumi?

Anche in Sicilia assistiamo a un fenomeno di “conversione irrigua”, iniziato poco più di un ventennio fa e tutt’ora in corso. Si sta cioè facendo un uso sempre più ampio dell’irrigazione a goccia che, rispetto a quella tradizionale, consente un miglioramento dell’efficienza irrigua fino al 45%.

Quali sono le zone dell’isola in cui questa tecnica si usa di più?

La piana di Catania, con i suoi 300 chilometri quadrati di agrumeti, su tutte. Il passaggio dal cosiddetto sistema “a baffo” (per aspersione) a quello ‘a goccia’ ha portato oggi l’80% di quest’area coltivata, una delle più grandi del Sud Italia, a essere micro irrigata, con risparmi d’acqua nell’ordine del 30% per questo specifico territorio. Ossia qualcosa come quasi 73 milioni di metri cubi all’anno. Inoltre gli agricoltori siciliani sono sempre più sensibili al tema della digitalizzazione, che consente di “produrre di più con meno” (acqua, energia, fertilizzanti). La consapevolezza ecologica delle aziende agricole siciliane è in crescita.

Qualche esempio di ‘smart irrigation’?

I sensori per monitorare il campo, dispositivi che stanno dando nuovo slancio alle produzioni agricole siciliane, divenute ormai simbolo d’eccellenza internazionale, contribuendo peraltro a rinnovarle: non a caso in Sicilia sta crescendo anche il business della frutta tropicale, che richiede un’attenzione ancora maggiore per far fronte alle esigenze idriche delle piante. Dal canto loro, le più importanti aziende vitivinicole isolane si sono dotate di stazioni metereologiche e sensori per garantire un’irrigazione di emergenza efficiente. E così stanno progressivamente facendo anche le aziende di orticole in serra, ‘convertendosi’ ai più performanti sistemi a goccia digitalizzati.

Tra queste tecnologie quali sono le più adottate nel panorama agricolo siciliano?

Di recente un’indagine svolta dal gruppo ha rilevato che l’83% delle aziende agricole adottano ormai un regime irriguo a goccia, mentre quelle che hanno scelto sistemi di fertirrigazione, tecnica che consente la distribuzione dei fertilizzanti insieme all’acqua d’irrigazione, sono più del 90 %. La stessa indagine ha mostrato però dati ben più bassi per quanto riguarda i sistemi di irrigazione automatizzati: non più del 27% delle aziende li utilizzano; e solo il 2% si è ad oggi dotato di stazioni meteo e sistemi di sensoristica offerti dal cosiddetto Internet of things, paradigma tecnologico di elaborazione e scambio di informazioni ormai fondamentale in agricoltura. Nel caso specifico, quelli per l’agro-meteorologia, che consentono una semplificazione del lavoro degli agricoltori e un’ottimizzazione d’impiego di ogni singola goccia d’acqua; così come i software che suggeriscono quando e quanto irrigare su ciascuna superficie coltivata.

Quali sono gli ultimi passi di Irritec sul percorso della sostenibilità in agricoltura?

Abbiamo siglato un accordo commerciale con NetSens, società fiorentina leader nei sistemi di smart-farming, al cui capitale parteciperemo con una quota del 30% per diventare distributori esclusivi dei loro prodotti e asset tecnologici nei mercati esteri. Una sinergia che ci consentirà di rafforzare la nostra presenza nel settore dello smart farming, offrendo servizi ancora più integrati agli agricoltori nel mondo. Un nuovo passo verso un’agricoltura interconnessa e a impatto ambientale ridotto.

Antonio Schembri

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