Agricoltura, si apre la partita sui nuovi fondi europei - QdS

Agricoltura, si apre la partita sui nuovi fondi europei

Michele Giuliano

Agricoltura, si apre la partita sui nuovi fondi europei

martedì 12 Gennaio 2021

Il neo assessore regionale ha incontrato la Cia-Agricoltori italiani della Sicilia orientale per fare il punto della situazione. Toni Scilla: “Opportuno un percorso fatto di programmazione e concertazione, non di sussidiarietà”

PALERMO – I fondi del Psr sono fondamentali per l’agricoltura siciliana, e i modi e i tempi di erogazione e gestione sono ancora più importanti perché possano essere usati in modo efficace e produttivo per le aziende. L’argomento è stato discusso dal neo assessore regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, Toni Scilla, che si è confrontato con la Cia-Agricoltori Italiani della Sicilia orientale, nell’ambito della partecipazione in modalità telematica, al seminario “Gli strumenti politico-economici per affrontare le sfide dell’agricoltura nell’era Covid”. Al suo fianco il direttore del dipartimento regionale all’agricoltura, Dario Cartabellotta. Il tema è stato quello de “Gli strumenti politico-economici per affrontare le sfide dell’agricoltura nell’era Covid”.

“L’agricoltura siciliana va difesa e sostenuta soprattutto nei tavoli che contano: a Bruxelles e a Roma – ha detto l’assessore Scilla -. Non consentiremo una gestione iniqua dei fondi del Psr: il Mezzogiorno d’Italia ha la sua specificità e le sue eccellenze che vanno tutelate”. Un incontro necessario, in vista dell’arrivo dei nuovi fondi europei per l’agricoltura, in tutto 330 milioni all’anno per il 2021 e per il 2022, come risultato dell’estensione dell’ambito temporale del Psr Sicilia al 2022 con obiettivi e le nuove risorse decisi di concerto con l’Unione Europea.
“Un intervento che ci permette di intervenire e di portare, ad esempio, le graduatorie di alcuni bandi ai quali gli agricoltori avevano partecipato numerosi”, ha spiegato nel corso di un conferenza stampa virtuale nelle scorse settimane il presidente della Regione, Nello Musumeci.

Tra gli interventi previsti anche misure per l’insediamento dei giovani in agricoltura, circa 50 milioni per 250 giovani, la lotta al virus della tristeza degli agrumi, per la quale saranno stanziati 25 milioni, ma anche per interventi nella viabilità rurale, con una spesa di circa 70 milioni di euro, e altri 50 milioni per investimenti nelle aziende. Al momento, è già stato superato l’obiettivo di spesa fissato dall’Unione europea, con oltre 1.189 milioni di euro di somme complessivamente già erogate agli agricoltori siciliani a valere sul Psr 2014-2020 ed un avanzamento del 54,8%.

Solo nel 2020, a fronte di un obiettivo di spesa da oltre 297 milioni di euro, la somma già erogata nell’anno, comunicata dalla Regione Siciliana il 28 dicembre, è di circa 368 milioni di euro. Tra le misure più significative, sono stati erogati 25,5 milioni, dalla misura 6.1, di euro a 1.267 giovani siciliani che, per la prima volta, hanno avviato un’azienda agricola. Un bando, questo, che ha permesso alla Regione di raggiungere il primato nazionale per numero di aziende gestite da giovani sotto i 35 anni d’età.

Agli agricoltori per la conversione o il mantenimento dell’agricoltura biologica sono andati circa 106 milioni di euro dalla misura 11. Un settore strategico, che continua a fruttare alla Sicilia il primato, tra le regioni europee, per superficie coltivata con metodo biologico, con ben 440mila ettari complessivi all’attivo.

Alle aziende agricole per investimenti volti all’ammodernamento del sistema produttivo, al miglioramento della competitività, all’aumento del rendimento globale, nonché alla realizzazione di nuovi prodotti e processi e introduzione di nuove tecnologie – misure 4.1 e 4.2 – sono invece andati oltre 56 milioni di euro”.

Insomma, i contributi pubblici sono stati fondamentali per il progresso dell’agricoltura siciliana degli ultimi anni: “La risposta ad un mercato che cambia e ad un consumatore sempre più esigente è un sistema produttivo rinnovato capace di ben collocarsi nell’assetto economico nazionale. Sulla base di questo modello è pertanto opportuno – ha sottolineato Scilla- un percorso fatto di programmazione e concertazione e non di sussidiarietà”.

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