Un atto di antisemitismo che, nel contesto di un Israele ancora alle prese – nonostante la tregua – con la questione Gaza e in una delicata condizione sul piano geopolitico, genera sconcerto, preoccupazione e dolore. La comunità internazionale reagisce con orrore all’attentato registrato nell’iconica Bondi Beach, alla periferia orientale di Sydney, in Australia, durante una celebrazione di Hanukkah. E teme nuove tensioni internazionali in risposta alla “sparatoria di massa”, che ha provocato 16 morti – compresa una bambina di appena 12 anni e un sopravvissuto alla Shoah – e numerosi feriti.
L’attentato di Bondi Beach a Sydney, le reazioni di Australia e Israele
La polizia del Nuovo Galles del Sud ha confermato, in conferenza stampa, ha confermato che l’obiettivo della sparatoria era la comunità ebraica di Sydney. Un giorno di fede, luce e speranza si è trasformato in un incubo. Senza dubbi e mezzi termini, il primo ministro australiano Antony Albanese ha parlato di “un atto di antisemitismo malvagio“, confermando la volontà di sradicare l’odio contro la popolazione ebraica, parte di una comunità molto unita e integrata nel territorio. Sui due presunti attentatori, padre e figlio, Albanese ha confermato che “hanno agito da soli e non facevano parte di una più ampia cellula terroristica” e che dietro la loro azione mortale vi sia stata “un’ideologia estremista”.
Mentre le autorità australiane manifestano solidarietà e vicinanza alla comunità ebraica in Australia e valutano azioni come un maggior controllo sulle armi, il focus del premier israeliano Benjamin Netanyahu è decisamente diverso. L’attacco alle posizioni australiane sul riconoscimento della Palestina – che potrebbe aver mosso l’azione degli attentatori – è palese: “Tre mesi fa ho scritto al primo ministro australiano che la sua politica stava gettando benzina sul fuoco dell’antisemitismo – ha detto, facendo riferimento al sostegno al riconoscimento dello Stato palestinese annunciato da Canberra -. L’antisemitismo è un cancro che si diffonde quando i leader restano in silenzio e non agiscono”.
Metsola: “L’antisemitismo e l’odio non hanno posto nella nostra società”
Tutta la comunità internazionale ha espresso dolore per l’attentato di Bondi Beach di Sydney, a prescindere dalle posizioni politiche, dalle religioni e dalle nazionalità. Anche il Consiglio Nazionale degli Imam Australiani ha invitato tutta la comunità – compresi i musulmani – a “restare uniti nella compassione e solidarietà” in un momento così tragico per il Paese. E da una Gaza martoriata dalla violenza arriva la condanna dell’atto violento, definito “risultato dell’odio che ha avuto inizio con la guerra“.
A nome delle istituzioni europee, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha commentato così l’attacco: “Quello che avrebbe dovuto essere un momento di luce, di raduno e di celebrazione condivisa per la comunità ebraica è diventato una scena di brutale e insensato omicidio e violenza“.
“”Questo Parlamento è solidale con la comunità ebraica dell’Australia e oltre. L’antisemitismo, l’odio religioso, l’estremismo violento e il terrore non hanno posto nella nostra società. E dobbiamo fare tutto quanto in nostro potere per sradicarlo”, ha aggiunto.
L’appello del papa: “Si cerchi la via della pace”
Anche papa Leone XIV si è detto “profondamente rattristato” per l’attentato di Sydney. In un telegramma, ha manifestato la sua “vicinanza spirituale” alla comunità colpita e rinnovato il suo appello per la pace: “La speranza è che tutti coloro che sono stati tentati dalla violenza si convertano e cerchino il sentiero della pace e della solidarietà”.
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