“Bonjour Casimiro” e le sue mille suggestioni - QdS

“Bonjour Casimiro” e le sue mille suggestioni

redazione

“Bonjour Casimiro” e le sue mille suggestioni

giovedì 24 Marzo 2022

La prima considerazione, al termine della lettura è che questo libro non è un romanzo ma un film

CATANIA – La prima considerazione, al termine della lettura – ricordando Edgar Morin con la sua definizione di cinema come “arte della complessità” – è che questo “Bonjour Casimiro” di Alberto Samonà (Rubettino, 180 pagine, 15 euro), non è un romanzo ma un film. Per l’architettura della narrazione, innanzitutto, ricca d’immagini e collegata a processi psicologici che affondano in una dimensione magica. Fabula e intreccio si mescolano infatti a tecniche tipicamente filmiche come flashback e flashforward, ora facendo emergere, ora celando déjà vu e confabulazioni, ricordi artefatti.

La seconda considerazione è che l’autore, con questo volume – il cui sottotitolo è “Il barone e la villa fatata” – parlando di una famiglia d’aristocratici palermitani talmente fuori dagli schemi da apparire frutto d’invenzione al pari di ninfe, silfidi, gnomi, elfi, ci propone un’interessante chiave di lettura del contemporaneo.

“Le persone credono quel che vogliono credere e vedono quel che vogliono vedere” si afferma nel libro. E come dissentire, travolti dai fiumi di parole su politica, stili di vita, pandemia e guerre, nell’eterno presente dei social media?

Di questo affastellamento temporale la prima vittima è proprio Giulio, protagonista di “Bonjour Casimiro”, il quale, giunto a Villa Piccolo la descrive come un luogo “con un tempo suo proprio e con leggi del tutto speciali”, circondata da un bosco popolato dagli spiriti elementali. Quelli che Casimiro Piccolo, barone di Calanovella, occultista e fotografo, dipinse nei suoi acquerelli magici, ritraendo persino il dio Pan.

E imbattendosi in lui, a Villa Vina, come viene chiamata la tenuta dei Piccolo, Giulio teme d’esser “vittima di una follia”. D’altronde qui i cani parlano, vivi che siano o usciti dal cimitero in cui furono seppelliti. E in casa, testimoniò Franco Battiato nel film “Il Meridiano della solitudine”, passeggiava la baronessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, morta già nel 1954.

Era stata lei, mentre il marito si dava alla bella vita, a decidere di lasciare Palermo per ritirarsi nella pace della Villa in territorio di Capo d’Orlando, nel Messinese. E con lei condusse i figli: Casimiro – che prima di morire, nel 1970, avrebbe creato la Fondazione Piccolo -, Lucio, il celebrato poeta a tutti noto, e Giovanna, innamorata della botanica e creatrice del piccolo paradiso terrestre della tenuta. In cui si rifugiava spesso anche il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che nella Villa scrisse alcuni passi del suo Gattopardo.

Mille suggestioni evoca il libro di Samonà, un tributo anche a Bent Parodi di Belsito, giornalista e scrittore che guidò dal 1984 al 2009, anno della sua morte, la Fondazione. E sotto la sua presidenza le stagioni culturali di Villa Piccolo furono “occasione di intraprendere veri e propri viaggi interiori…”.

Tra realtà e sogno, attraversando, come in questo libro, il tempo e lo spazio.

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