Emergenza abitativa in Sicilia, "Case popolari insufficienti e inadeguate" - QdS

Emergenza abitativa in Sicilia, “Case popolari insufficienti e inadeguate”

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Emergenza abitativa in Sicilia, “Case popolari insufficienti e inadeguate”

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martedì 01 Marzo 2022

A breve si concluderà a Catania la rivisitazione e l’aggiornamento della graduatoria per l’emergenza e per gli sfrattati bandita dal comune

In esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, Giusi Milazzo, segretaria regionale del Sunia, ha fatto il punto della situazione su quella che è la situazione legata all’emergenza abitativa in Sicilia. Queste le sue parole: “Dopo il Covid e la pandemia diverse famiglie in difficoltà oltre a quelle che già lo erano in precedenza”.

Qual è l’attuale situazione a Catania?

“Noi ci occupiamo di seguire tutti coloro che chiedono l’assegnazione di una casa popolare. In questo momento a Catania le famiglie in difficoltà sono tantissime e l’offerta di alloggi popolari piuttosto che a canone sociale è praticamente irrisoria. Una cosa che sta avvenendo e che si concluderà a breve è la rivisitazione e l’aggiornamento della graduatoria per l’emergenza e per gli sfrattati bandita dal comune.

Le domande sono state presentate entro la fine di dicembre e a giorni dovremmo avere gli esiti della graduatoria provvisoria, in maniera tale da poter realizzare eventuali ricorsi per una migliore definizione dei punteggi. Nel frattempo sempre al comune di Catania stanno per essere consegnati altri 24 alloggi. Sulla base della nuova graduatoria, questi alloggi verranno consegnati alle prime dodici famiglie delle due graduatorie.

Noi, però, chiediamo che si acceleri l’iter per il completamento degli altri immobili di edilizia residenziale pubblica su cui già da tempo si è aperta un’interlocuzione e sugli altri progetti nei quali si dice che devono essere completati e realizzati. In particolare parliamo delle due torri di Viale Biagio Pecorino e di Viale San Teodoro per un totale di 144 appartamenti. Inoltre, il comune di Catania ha avuto finanziato la realizzazione di altri 64 appartamenti con uno dei progetti collegati al PNRR.

Per quest’ultimi , per quanto riguarda la tempistica ancora non sappiamo nulla. Quello che è certo, è che saranno due palazzine da 32 alloggi ciascuna. Sugli altri alloggi, sul quale già ci sono stati diversi contenziosi, si tratta di edifici già esistenti che devono essere solamente recuperati.
Chiediamo che si cambi anche la concezione dell’edilizia popolare.

Questi palazzoni non vanno più bene e non assicurano una qualità di vita dell’abitare decente. Famiglie già in condizione di disagio che abitano tutti insieme in immobili complessi da vivere e che riscontrano diversi problemi, su tutti il malfunzionamento degli ascensori. In tal senso, stiamo chiedendo una rimodulazione nel realizzare palazzine di otto alloggi ciascuna molto più agibili e vivibili ristrutturando e riqualificando anche i contesti intorno.

Gli alloggi vanno realizzati non più nelle periferie ma nei centri urbani. Esistono decine di edifici dismessi e di scuole non più utilizzate. Nelle periferie, invece, che già sono dense di edifici popolari e residenziale pubblica vanno realizzati i servizi come il verde, i parchi e le piazze.
Pensiamo che le 5.000 famiglie in graduatoria hanno diritto ad avere risposte in tempi celeri. Bisogna ragionare ,dunque, ad un’offerta molto più ampia e diversa di edilizia popolare e sociale”.

La situazione nel resto della Sicilia?

“In questo momento è in movimento la realizzazione di progetti di ristrutturazione dell’edilizia popolare. Non è una nuova offerta ma sicuramente migliorerà la qualità della vita. Sono stati finanziati 230 milioni con il fondo complementare del PNRR e tutti i dieci istituti e le case autonome hanno presentato progetti per la riqualificazione di parte del loro patrimonio. Questo sta avvenendo a macchia d’olio in tutto il territorio regionale.

A Trapani e Siracusa si stanno realizzando alloggi sociali in edifici dismessi. A Palermo, invece, ci sono programmi di nuova realizzazione legati a fondi dell’ex GESCAL nella zona del centro storico.
A Messina è in atto e continuerà nei prossimi anni l’eliminazione delle baraccopoli e la conseguente creazione di nuovi alloggi per chi ha vissuto o si è reinsediato sulle stesse.

In questi mesi, nelle aree metropolitane ma anche nelle piccole e medie città, saremo impegnati sul problema degli sfratti. I nostri uffici sono pieni di persone in situazione di sfratto ed abbiamo gravi difficoltà ad indirizzarli perché su questo dovrebbero intervenire i comuni. Abbiamo chiesto che in tutte le nove province si attivano i tavoli prefettizi con il tribunale, il comune e con il privato sociale che potrebbe essere disponibile a dare una mano. Abbiamo la necessità di affrontare questo dramma. Si tratta di una bomba sociale che sta esplodendo.

Il 9 Marzo a livello nazionale ci sarà una giornata di protesta legata alla non risoluzione dei problemi abitativi. Unitamente a CIGL, CISL e UIL saremo in piazza per chiedere che il tema abitativo diventi una delle priorità dell’agenda politica. Il dato vero è che la nostra regione non mette un euro in bilancio sul tema casa, né come contributo né come realizzazione permanente di nuova offerta abitativa”.

Antonio Licitra

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