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Comuni indebitati, enti locali siciliani tra sprechi e inefficienze

redazione

Comuni indebitati, enti locali siciliani tra sprechi e inefficienze

martedì 08 Febbraio 2022

Centro studi Enti locali: crisi strutturale in tutta la Penisola, ma i casi virtuosi ci sono e possono essere imitati

Il biennio 2020/2021 è stato drammatico per gli Enti locali, che forse più di ogni altra realtà istituzionale hanno patito le devastanti conseguenze della crisi legata al Covid-19, alle chiusure e alle difficoltà di famiglie e attività produttive.

Se è vero che i Comuni si sono dimostrati vicini alle persone e alle imprese messe in ginocchio dal Coronavirus, non si può che sottolineare come questo sforzo (in termini di sostegni concreti ed esenzioni) sia stato pagato a caro prezzo. Questo perché, come spesso accade, l’emergenza non ha fatto altro che far venire al pettine nodi che si sono imbrogliati nel corso degli anni e dei decenni. E così politiche finanziarie poco oculate, gestioni clientelari e criticità endemiche si sono tradotte in una crisi che oggi, per i Comuni italiani, sembra non avere precedenti. E nel Mezzogiorno e in Sicilia riesce addirittura a essere ancora più drammatica.

Come riportato da uno studio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia sulla base dei dati del Viminale, alla fine dello scorso anno si contavano ben 698 Enti in situazione di dissesto e 432 con Piano di riequilibro. Complessivamente, si tratta di ben 1.130 Comuni. Quindi, circa un Municipio su otto è in crisi finanziaria, percentuale che si innalza drasticamente se si guarda alle regioni del Mezzogiorno. ECCO QUALI SONO I COMUNI PIU’ INDEBITATI. CONTINUA LA LETTURA

Come evidenziato anche in uno studio realizzato per Adnkronos dal Centro studi Enti locali (Csel) il primato in questa poco invidiabile classifica spetta alla Calabria. Seguono Campania e Sicilia, con rispettivamente il 45 e 44% di Enti dissestati o in Riequilibrio finanziario. E poi ancora Puglia con il 32% del totale, Basilicata (27%), Molise (26%), Lazio (22%), Abruzzo (12%), Umbria (11%), Liguria, Toscana e Marche (6%), Emilia Romagna (4%), Lombardia (3%), Piemonte (2%) e Veneto, Sardegna e Trentino-Alto Adige. Uniche regioni che risultano completamente estranee al fenomeno sono il Friuli Venezia Giulia e la Valle d’Aosta.

I Comuni che attraversano difficoltà finanziarie sono soggetti a numerosi vincoli che imbrigliano la loro capacità di spesa per favorire l’obiettivo risanamento dei conti. A scagionare parzialmente gli amministratori vi sono poi alcune attenuanti oggettive, che indicano come non sempre le criticità finanziarie siano sinonimo di cattiva gestione della Cosa pubblica: ci sono infatti anche fattori che favoriscono il subentrare di queste condizioni che sfuggono al controllo delle Amministrazioni comunali, quali la minore capacità di riscossione correlata a situazioni socio-economiche critiche, con bassa capacità reddituale e disoccupazione diffusa. La stessa Corte Costituzionale nel 2020, con sentenza n. 155, sottolineò come le crisi finanziarie degli Enti locali non sono sempre imputabili a cattiva amministrazione e sono invece, in alcuni casi, conseguenza delle difficoltà economiche e sociali del territorio.

“Come più volte lamentato dai loro amministratori – ha sottolineato il Csel nello studio citato – i particolari vincoli di spesa previsti per gli enti in default o che hanno avviato la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale implicano, per chi è chiamato a governarli, avere le mani legate e non essere in grado di incidere significativamente con misure che possano, ad esempio, rilanciare l’economia locale, spesso depressa. La costante erosione del contingente di personale impegnato negli Enti locali, cui si è assistito negli ultimi anni, ha poi contribuito a incancrenire le inefficienze e i colli di bottiglia che hanno frenato la capacità dell’ente di migliorare le proprie performance”.

D’altro canto, bisogna ricordare come, per esempio in Sicilia, spesso si sia dato fondo alle risorse per ingrassare gli organici con dipendenti con scarse professionalità, che hanno fatto lievitare la voce di bilancio legata ai costi per il personale. Non a caso gli Enti locali della nostra Regione hanno un costo per i dipendenti che è tra i più alti del Paese.

Insomma, la fotografia che riguarda il Paese, e la Sicilia soprattutto, è tutt’altro che rassicurante. Serve una svolta per cambiare passo e seguire l’esempio dei Comuni più virtuosi, che ci sono – anche in Sicilia – e spesso vengono dimenticati. Pensate che c’è anche un’Associazione nazionale che riunisce i Municipi migliori d’Italia, ma in pochi ne parlano. Anche perché, a volte, chi lavora male fa più rumore di chi lavora a testa bassa e in silenzio ottenendo risultati importanti. Ad andare in soccorso ai Comuni c’è il Pnrr. Ecco come dovrebbe essere utilizzato. CONTINUA LA LETTURA

Come utilizzare al meglio le risorse del Pnrr

Un supporto per rilanciare le prospettive di sviluppo dei vari territori

Ad andare in soccorso dei Comuni in crisi finanziaria è stato il Decreto Pnrr che, insieme alla Legge di Bilancio e al Milleproroghe, ha introdotto importanti novità per le realtà in affanno, incluse importanti aperture sul fronte personale e investimenti.

Il Csel ha fatto una ricognizione delle misure rivolte da queste recenti manovre per i Comuni strutturalmente deficitari, con procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, dissestati e con disavanzo di amministrazione significativo. “Questi provvedimenti – si legge nel report del Centro studi Enti locali – contengono una serie di disposizioni che hanno lo scopo di consentire agli Comuni in difficoltà finanziarie una futura ordinaria operatività gestionale, anche con riferimento all’attivazione degli investimenti attuativi del Pnrr, assicurando, in deroga al quadro normativo vigente, fondi e risorse umane sufficienti, definendo modifiche e deroghe alle procedure di risanamento in vigore”.

Tra le novità introdotte dal decreto Pnrr per i Comuni con difficoltà finanziarie che avranno sicuramente un impatto più rilevante, c’è la possibilità di assunzioni. Come spiega il Centro Studi Enti Locali (Csel) nel dossier sugli Enti locali in difficoltà finanziaria, realizzato per Adnkronos, si potranno assumere dipendenti a tempo determinato nei Comuni strutturalmente deficitari, sottoposti a procedura di riequilibrio finanziario pluriennale o dissestati. Questa deroga è stata pensata per mettere in condizione questi enti di attuare i progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Si tratta di personale con qualifica non dirigenziale in possesso di specifiche professionalità, che potrà rimanere nell’organico comunale per un periodo anche superiore a 36 mesi, ma non eccedente la durata di completamento del Pnrr e comunque non oltre il 31 dicembre 2026. Il personale assunto a tempo determinato in applicazione di questa norma potrà beneficiare di una serie di facilitazioni nell’ambito di futuri concorsi a tempo indeterminato, come la riserva di posti o delle selezioni “uniche” semplificate.

I Comuni in riequilibrio con popolazione superiore a 250.000 abitanti sono stati anche autorizzati ad assumere dei collaboratori a tempo determinato per le esigenze degli uffici di staff del sindaco o degli assessori.

C’è poi anche un’altra opportunità per sfruttare al meglio le risorse del Pnrr, ovvero quella delle consulenze professionali esterne. Ma, come sottolineato da Anci Sicilia e dal presidente Leoluca Orlando, in questo senso occorrono chiarimenti: “Per poter realizzare i progetti che saranno finanziati grazie ai fondi del Pnrr, ritengo sia opportuno una precisa direttiva che indichi nello specifico agli Enti locali come avvalersi di consulenti esterni. Alla luce delle potenzialità offerte ai territori dal Piano, invito i Comuni siciliani a utilizzare al meglio questi fondi per fronteggiare la carenza di personale tecnico”.

La norma citata da Orlando che prevede quanto appena descritto è la Legge 233/2021, che introduce diverse semplificazioni e stanzia risorse specifiche a favore degli Enti locali, in particolare per quelli di piccole dimensioni o del Sud Italia, che diversamente farebbero fatica ad avere il personale necessario per attuare i progetti previsti.

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