Palermo, corsa contro il tempo per evitare il default - QdS

Palermo, corsa contro il tempo per evitare il default

Ingargiola Gaspare

Palermo, corsa contro il tempo per evitare il default

giovedì 27 Gennaio 2022

Per Amministrazione e Consiglio comunale un percorso a tappe forzate verso l’approvazione del modificato Piano di riequilibrio nel tentativo di scongiurare il dissesto finanziario

PALERMO – Fondone, Bilancio consuntivo 2020, Piano di riequilibrio. Sono giorni frenetici in Consiglio comunale, giunto al rettilineo finale di una corsa a tappe forzate per scongiurare il dissesto entro il 31 gennaio.

Martedì la Giunta ha approvato il maxi emendamento tecnico con le modifiche al Piano di riequilibrio che il sindaco Leoluca Orlando ha promesso all’Aula. Nel frattempo, Sala delle Lapidi ha dato il via libera al Rendiconto di gestione 2020 e ha portato avanti la discussione sul Fondone che, stando a quanto emerso durante la seduta di lunedì scorso, può essere utilizzato non soltanto per i ristori alle imprese ma anche per coprire i costi extra (circa 26 milioni) che la Rap ha dovuto sostenere nel 2020 per il trasporto dei rifiuti fuori Palermo dopo la chiusura di Bellolampo. Una buona notizia per le tasche dei contribuenti palermitani, che non si vedranno recapitare una Tari maggiorata per finanziare i “viaggi dell’immondizia”.

Dato che nel 2020 il Pef non è stato approvato, infatti, a luglio 2021 gli uffici e la Ragioneria generale avevano presentato in Consiglio una delibera che confermava per il 2020 le stesse tariffe del 2019 e spalmava i 26 milioni sul triennio 2021-2023 (più di 8 milioni all’anno). Sala delle Lapidi però per ben due volte non ha votato la delibera. L’ultima il 31 dicembre, quando era stata riproposta con una modifica: stavolta i 26 milioni erano spalmati sul biennio 2022-2023. E così, durante la seduta del 20 gennaio, dopo aver sparato a zero sulla Giunta per non aver sfruttato il Fondone per i ristori alle imprese, il presidente del Consiglio Salvatore Orlando ha intimato all’assessore al Bilancio Sergio Marino di verificare se fosse possibile utilizzarlo anche per i costi extra della Rap, altrimenti l’Aula non avrebbe mai votato il Pef Tari 2020 con l’aumento in bolletta. Il Fondone destinato al capoluogo ammonta a 86 milioni: 31 per il 2020 e 55 per il 2021. I 31 milioni del 2020 sono stati già utilizzati per risanare i bilanci del Comune e, di questi, 13 sono stati accantonati per coprire la prima metà dei 26 milioni. La proposta del presidente Orlando è di attingere gli altri 13 dai 55 milioni del Fondone 2021, azzerando di fatto i costi extra della Rap. “Oggi – ha sintetizzato – stiamo scoprendo che nella peggiore delle ipotesi il 50% dei costi extra della Rap è coperto dal Fondone 2020 e stiamo valutando se l’altro 50% può essere coperto dal Fondone 2021”.

Stando così le cose, il Consiglio potrebbe approvare i due Pef 2020 e 2021 in tempi celeri destinando alle casse della Rap metà o tutti i 26 milioni. Azzerato o dimezzato, almeno sulla carta, l’aumento della Tari (serve il via libera di Giunta e Consiglio), il giorno dopo, martedì, Sala delle Lapidi ha approvato il Bilancio consuntivo 2020, giunto in Aula con evidente ritardo. Appena dieci i voti favorevoli (tutti degli orlandiani) e otto i contrari su 18 presenti. Le cifre raccontano di problemi radicati e mai risolti, dai disallineamenti con le partecipate ai debiti fuori bilancio, balzati dai 12 milioni del 2019 ai 22 del 2020. E mentre il Consiglio era impegnato con il Rendiconto, la Giunta pubblicava sull’albo pretorio il maxi emendamento con le modifiche e le integrazioni al piano di riequilibrio richieste dall’Aula. Stavolta il parere di regolarità contabile del ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile è favorevole. In parte perché sono cambiate alcune condizioni: per esempio i contributi straordinari dello Stato, che prima erano solo sulla carta e che a fine dicembre avevano indotto il ragioniere a dare parere contrario alla prima versione del piano, stavolta non sono più mere “ipotesi normative”. Grazie al Decreto fiscale, infatti, il Comune ha già incassato i primi 69 milioni mentre il contributo della Legge di bilancio “ammonterebbe – specifica la Ragioneria – secondo una stima contenuta nella proposta, a 35 milioni per l’anno 2022 e a 22 milioni per il 2023”.

In più, la Legge di bilancio consentirà di istituire “l’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuali, che secondo il proponente restituisce nel periodo considerato dal Piano maggiori entrate per 9 milioni”. Insomma, adesso si parla di soldi veri, sembra dire Basile: adesso “il Piano proposto si fonda, in parte significativa, su nuove entrate tributarie certe, oggi ammesse dalle norme di legge citate nella proposta, quali l’addizionale Irpef – sulla quale entrata, in quanto accertata per cassa, non si computa il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità -, ammontanti per tutto il periodo ad ulteriori (rispetto al gettito ordinario) 548,7 milioni, nonché su trasferimenti dello Stato, ammontanti, per tutto il periodo, a 293,2 milioni, cui si sommano ulteriori 21,5 milioni che lo Stato erogherà al Comune nel 2041 e nel 2042 (annualità non ricomprese nel piano)”.

“Complessivamente, dunque – aggiunge – il Piano di riequilibrio proposto, nonché le annualità 2041 e 2042, se l’importo del contributo erariale pluriennale sarà confermato, si può reggere su entrate nuove certe e non soggette a obblighi di accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità, oggi disciplinate dalla legge, pari a 863,5 milioni. Il prospetto contabile poliennale relativo all’equilibrio di parte corrente restituisce, per ciascuno degli anni interessati dal piano, un valore positivo, sicché sotto tale profilo lo stesso genera un costante sostanziale equilibrio di parte corrente”.

Il Piano di riequilibrio così riveduto e corretto, conclude Basile, “può beneficiare di entrate certe, le quali sono idonee al risanamento dell’Ente”.

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