Coronavirus e rimborsi per spettacoli cancellati - QdS

Coronavirus e rimborsi per spettacoli cancellati

redazione

Coronavirus e rimborsi per spettacoli cancellati

giovedì 26 Marzo 2020

Previsto dall’art. 88 del Decreto legge n. 18 del 17 marzo pubblicato sulla G.U. n. 70. I consumatori possono presentare richiesta al venditore entro il 16 aprile prossimo

di Dorotea Di Grazia

CATANIA – Il Governo tenta di arginare la crisi in cui sta piombando il Paese a causa del continuo diffondersi del coronavirus tendendo una mano ai consumatori. Col decreto “Cura Italia” infatti i cittadini hanno la possibilità di presentare una richiesta per il rimborso di biglietti per spettacoli, manifestazioni culturali o sportive e concerti. Le misure introdotte dal Governo toccano anche il settore alberghiero: possono richiedere il rimborso anche coloro che hanno prenotato alberghi senza usufruire di pacchetti turistici.

Riguardo ai rimborsi per i viaggi da compiere in aereo, bus, traghetto o treno, è importante evidenziare che:
• sono rivolti a individui domiciliati o residenti in Italia;
• potranno essere richiesti anche da coloro che hanno comprato biglietti con destinazioni estere e dove sia stato vietato lo sbarco, l’arrivo o lo scalo a causa del Covid-19;
• interessano anche coloro che abbiano pianificato un viaggio per la partecipazione a concorsi pubblici, manifestazioni o eventi pubblici e privati. Ma anche per manifestazioni culturali, sportive e religiose che dovevano tenersi sul territorio nazionale e che sono stati cancellati visto il veloce progredire dell’emergenza sanitaria; prenotazioni per viaggi o brevi soggiorni di turismo.

I passaggi per richiedere il rimborso vengono ribaditi nell’Articolo 88 del Decreto-Legge n. 18 del 17 marzo 2020, “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella G.U. n. 70 del 17 marzo 2020: “I soggetti acquirenti presentano, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, apposita istanza di rimborso al venditore, allegando il relativo titolo di acquisto. Il venditore, entro trenta giorni dalla presentazione della istanza di cui al primo periodo, provvede all’emissione di un voucher di pari importo al titolo di acquisto, da utilizzare entro un anno dall’emissione”.

Nel decreto infine viene specificato come queste disposizioni varranno sino al 3 aprile ma potranno essere protratte anche dopo se il Governo deciderà di far proseguire le misure di emergenza.

In ogni caso per il turismo italiano si prospetta un 2020 difficile. A confermarlo è un comunicato pubblicato dall’Assoturismo Confesercenti, dove viene previsto un calo del turismo del – 60% ovvero si verificherà una perdita di 260 milioni di presenze turistiche. Le soluzioni adottate dal Governo nel suddetto decreto non basteranno per una ripresa del turismo in Italia che, sempre secondo Assoturismo Confesercenti, avverrà nel 2021. Per Vittorio Messina, presidente di Assoturismo infatti: “Di fronte a uno scenario così, gli interventi previsti dal decreto Cura Italia per le imprese del turismo, purtroppo, sono inconsistenti”.

“I mini-rinvii fiscali – prosegue Messina – sono poca cosa: le imprese non recupereranno in un mese o due liquidità. Anche il credito di imposta del 60% sul canone di locazione del solo marzo è del tutto insufficiente, anche perché esclude del tutto il mondo dell’extralberghiero e dell’alberghiero. Per non parlare degli indennizzi”.

Il presidente di Assoturismo Confesercenti ribadisce inoltre: “Il turismo italiano chiuderebbe dunque il 2020 con circa 172 milioni di presenze: i livelli che si registravano a metà anni ‘60, quando il mondo era diviso in blocchi e i viaggi aerei erano un lusso per pochi. E la ripresa del mercato non avverrà prima dell’inizio del 2021, se tutto va bene. A stimarlo è CST per Assoturismo Confesercenti.”

Il turismo è, numeri alla mano, uno dei settori trainanti del nostro Paese: da solo vale infatti il 13% del Pil, oltre che a dare lavoro a più di tre milioni di lavoratori. È necessario pensare sin da ora a misure che tutelino e salvaguardino un comparto che, nella difficile situazione in cui ci troviamo, rischia il tracollo.

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