Ceti medi contro Conte, M5S e Leu - QdS

Ceti medi contro Conte, M5S e Leu

Carlo Alberto Tregua

Ceti medi contro Conte, M5S e Leu

venerdì 01 Maggio 2020

In Germania, Francia, Spagna e Danimarca hanno cominciato a riaprire le attività e a consentire ai cittadini di andare in giro, seppur con le opportune cautele.
Nel nostro Paese, invece, il Governo – che ha come esponenti il suo presidente, Giuseppe Conte e il ministro della Salute Leu, Roberto Speranza – sta mantenendo i cittadini in una condizione non più accettabile.
Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) di domenica 26 aprile viola una serie di diritti costituzionali, in particolare la libertà individuale, la libertà economica e la libertà di culto.
Tenere ancora le chiese e le moschee chiuse, senza il culto cui possano partecipare i credenti, è un arbitrio perché questi ambienti sono sempre molto vasti ed è trascurabile il pericolo che due persone possano stare vicine a meno di un metro.
Ma è anche violato il sacrosanto principio di libertà economica, perché si continuano a costringere milioni di Partite Iva a tenere chiusi i loro esercizi sulle strade con la conseguenza di non essere più in condizione di sbarcare il lunario.

La più grave violazione di un atto amministrativo come quello citato è la limitazione della libertà individuale, costringendo ancora a casa, nonostante la forte diminuzione del rischio virus, i cittadini .
Come è noto, un decreto o un’ordinanza non hanno valore di legge, seppure traggono forza da essa. Però non possono valicare i limiti dei diritti costituzionali stabilendo divieti a raffica che sono in parte ingiustificati, tenuto conto della situazione di oggi e non certo quella di un mese fa, quando erano invece pienamente giustificati.
E, quindi, ribadiamo la nostra ipotesi secondo cui dietro questo voler continuare coi divieti vi sia un disegno politico che tende a impoverire intere categorie di cittadini, prevalentemente quelli autonomi, quelli che non prendono reddito di cittadinanza o altre mance clientelari, distribuite a pioggia con l’unico scopo di ottenerne in cambio consensi.
Ma il ceto medio, quello che si definisce maggioranza silenziosa, è ormai allo stremo e questa maggioranza governativa dovrebbe temere l’ira dei calmi e de i silenziosi.
Riteniamo che sia venuto il momento del presidente della Regione, Nello Musumeci, che, come il suo collega del Veneto, ha facoltà ed il dovere di contrastare l’atto amministrativo del Governo e cioé forzando la mano con una propria ordinanza che consenta ai siciliani di recarsi presso le proprie seconde case al fine di farne un’adeguata manutenzione, agli esercenti che hanno le attività sulla pubblica via di aprire le saracinesche, anche senza far entrare i cittadini, a chiese e moschee di svolgere le proprie doverose funzioni.
Chiariamo subito che la nostra linea editoriale potrebbe sembrare opposta a quella tenuta precedentemente, quando abbiamo affermato che le ordinanze regionali non potevano travalicare i limiti dei Dpcm, mentre ora affermiamo con chiarezza che non devono superare tali limiti, ma devono contrastarne la portata.
La coerenza è unica, prima era opportuno non andare verso un eccesso di prudenza (il famoso picco di 4.500/7.000 contagiati in Sicilia non si è verificato, un errore marchiano) ed ora con la stessa coerenza confermiamo che va contrastato l’eccesso di prudenza.

Vi è un’altra questione che va evidenziata: il blocco delle attività sanitarie per le malattie cosiddette ordinarie. I malati bisognosi di diagnosi sono stati rinviati sine die perché le Asp e i policlinici privati hanno chiuso gli ambulatori. Malati che avevano bisogno di chemioterapia sono stati rinviati. Operazioni chirurgiche anch’esse rimandate senza data.
Un comportamento dissennato perché mentre l’attenzione del sistema sanitario si è concentrata a fronteggiare l’epidemia, malati bisognosi non sono stati curati ed altri non hanno ricevuto quelle diagnosi necessarie a prevenire malattie o a non farle peggiorare.
Ora è urgente riaprire gli ambulatori e ricominciare a curare i malati “normali” perché fra di essi vi sono stati tanti morti ‘normali’, in numero superiore ai morti per virus.
Nei comportamenti delle istituzioni ci vuole buonsenso ed equilibrio, requisiti che sono mancati in questa vicenda.

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