Recepita già dalla Francia nel luglio scorso, interviene a tutela degli editori e delle agenzie di stampa. Nello specifico, stabilisce che, prima di compiere qualsiasi comunicazione di carattere giornalistico al pubblico su internet, le piattaforme web devono ottenere l’autorizzazione dal titolare dei diritti d’autore. Riconfermata anche per il 2019 bonus fiscale sugli investimenti pubblicitari incrementali ma occorre fare di più. Il nuovo governo Conte ha confermato la volontà di sostenere il settore, attesa per l’annunciata legge di riforma
ROMA – “Saremo particolarmente sensibili nella promozione del pluralismo dell’informazione. La garanzia di un’informazione libera, imparziale e indipendente è uno dei nodi nevralgici che definiscono l’affidabilità e la tenuta del nostro Paese e delle sue istituzioni”.
A dirlo è stato il Premier, Giuseppe Conte, nel presentare le linee programmatiche del nuovo esecutivo. Il governo Conte bis, con la nomina di Andrea Martella a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, non ha più scuse e dovrà ripartire dagli Stati generali dell’editoria, inaugurati dall’ormai ex sottosegretario all’editoria, Vito Crimi, che erano stati un’occasione importante di confronto per “tendere la mano” ai professionisti dell’informazione. In quell’occasione l’allora Governo gialloverde aveva annunciato una “legge di riforma” per il mese di settembre. Riforma che naturalmente torna ad essere invocata a gran voce.
Al momento, dunque, a parte la promessa di una particolare attenzione ad un settore ormai in ginocchio, di concreto c’è ben poco.
Una bocca di ossigeno arriva certamente dalla cosiddetta pubblicità incrementale, riconfermata per il 2019, ovvero un’agevolazione fiscale per chi investe nei giornali, sia cartacei che online, e/o nelle tv e radio locali, che prevede un ritorno del 75% degli investimenti pubblicitari effettuati. Per accedere al bonus è necessario che gli investimenti siano incrementali, cioè superiori, almeno dell’1%, agli investimenti effettuati l’anno precedente sugli stessi mezzi d’informazione. L’istanza per l’accesso al bonus può ancora essere fatta. Chi è interessato potrà presentare domanda dall’1 al 31 ottobre.
I fondi per la copertura finanziaria del credito sono stati trovati, grazie alla Legge di conversione del Decreto sport e cultura (L.81/2019), nel Fondo pubblico per l’editoria, sia per il 2019 che per gli anni successivi. “Diventa strutturale – aveva detto con soddisfazione il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti – il finanziamento di una misura che incoraggia imprese e lavoratori autonomi a utilizzare i giornali per pubblicizzare prodotti e servizi”. L’unica cosa a mancare, è il tetto massimo di spesa destinato al bonus per l’anno corrente e, a stabilirlo, dovrebbe essere un Dpcm che deve essere emanato entro il prossimo 31 marzo.
Un’altra misura destinata a fare la differenza potrebbbe essere certamente il recepimento della direttiva dell’Ue sul Copyright (Direttiva 2019/790/UE, in vigore dal 6 giugno 2019). I due anni di tempo per il recepimento scadranno nel 2021. Recepita già dalla Francia a luglio 2019, questa direttiva interviene a tutela degli editori e delle agenzie di stampa. Nello specifico, stabilisce che, prima di compiere qualsiasi comunicazione di carattere giornalistico al pubblico su internet, le piattaforme web devono ottenere necessariamente l’autorizzazione dal titolare dei diritti d’autore.
Il recepimento da parte del nuovo governo giallorosso della direttiva Ue sarebbe certamente auspicabile e rappresenterebbe un primo, significativo passo in avanti verso la riorganizzazione e tutela di un settore di cui si avverte il disperato bisogno.