Scalfari promuove Conte, ora sì che è forte - QdS

Scalfari promuove Conte, ora sì che è forte

Carlo Alberto Tregua

Scalfari promuove Conte, ora sì che è forte

mercoledì 06 Maggio 2020

Di solito non commentiamo editoriali ed articoli di altri direttori o giornalisti, ma questa volta non possiamo fare a meno di rivelare l’endorsement che il novantaseienne Eugenio Scalfari, fondatore de la Repubblica, ha fatto nei confronti del primo ministro, Giuseppe Conte.
Un endorsement ragionato, lucido, inserito in un discorso storico e filosofico per acquisirne maggior peso, ma privo di contenuti.
Scalfari è sicuramente un maestro di giornalismo ed ha una notevole e vasta cultura. Nell’editoriale di domenica 3 maggio in esame ha però commesso un errore storico che va sottolineato e cioé ha indicato nella figura di Vittorio Emanuele II (1820-1878) il re di Piemonte e Savoia. In effetti egli fu re di Sardegna, che comprendeva anche Piemonte, Savoia e Nizza, queste ultime due poi cedute alla Francia, scatenando l’ira di Giuseppe Garibaldi.
Un errore può capitare a tutti (non so quanti ne abbia commessi) e quindi esso è perfettamente scusabile, tenuto conto dell’età di Scalfari.

Ho avuto la possibilità di incontrare Giuseppe Conte dopo appena due ore dalla sua nomina di presidente del Consiglio, nei giardini del Quirinale, in occasione della festa della Repubblica dell’1 giugno 2018.
Nel breve colloquio durato una decina di minuti, svoltosi in un angolo dei giardini, ho avuto l’impressione che si trattasse di una brava persona, baciata dalla fortuna, perché di colpo era stata prelevata dai banchi dell’università di Firenze, ove insegnava, e portata al rango di premier della Repubblica italiana.
La fortuna e la sfortuna si bilanciano, non sono prevedibili anche se ognuno di noi deve fare di tutto per meritare la prima e non farsi colpire dalla seconda.
Quando ho incontrato Conte, lui era solo, mentre i due big del momento, Di Maio e Salvini, erano circondati da un mucchio di aficionados.
E così dal quel giorno è partito il governo Lega-M5S che ha approvato, fra le altre, due leggi improvvide perché sono andate nella direzione deprecabile di allargare la spesa pubblica. Ci riferiamo al Reddito di cittadinanza e Quota cento che ha fatto abbassare l’età pensionabile da sessantasette a sessantadue anni, con trentotto di contributi.
Poi, come tutti sanno, il 9 agosto del 2019, Salvini aprì la crisi commettendo un errore macroscopico, perché pensava che Mattarella avrebbe sciolto le Camere. Ma il Presidente della Repubblica, anche da ex giudice della Corte Costituzionale, professore di diritto parlamentare e attento custode della Costituzione, aveva il dovere, come fece, di esplorare se all’interno del Parlamento vi fosse una maggioranza alternativa. C’era, con la sostituzione del Partito Democratico rispetto alla Lega. Artefice dell’operazione fu Matteo Renzi che poco dopo sarebbe uscito dal PD per battezzare la sua nuova creatura politica: Italia Viva.
Cosicché il quadripartito ha cominciato il suo iter il 18 settembre 2019 non immaginando che cinque/sei mesi dopo gli sarebbe capitato sulla testa il tifone virus ‘Corona’.
Un ciclone di dimensioni incalcolabili che ha sorpreso Governo e maggioranza, i quali hanno balbettato prima di prendere provvedimenti adeguati.

Ricordiamo che il 31 gennaio è stato dichiarato lo stato di emergenza fino al 31 luglio 2020. Ma poi sono occorsi ventidue giorni per emettere il primo provvedimento legislativo: troppi, nel corso dei quali i cittadini si sono spostati dai gravi focolai della Lombardia e hanno infettato il resto del Paese.
Quando i buoi sono fuggiti, il Governo ha chiuso i cancelli: troppo tardi. A quel punto il terrore ha preso la compagine governativa che ha bloccato d’un colpo tutte le attività, al di fuori della filiera alimentare, con il coprifuoco denominato lockdown.
In questi mesi hanno di fatto comandato i cosiddetti scienziati, i quali non sapendo bene cosa fare, perché del tutto sprovveduti di fronte a questo virus indecifrabile e nuovissimo, hanno pensato bene di fermare la macchina del Paese; ma il Governo aveva il dovere di bilanciare le indicazioni mediche con le conseguenze economiche. Non l’ha fatto ed ora conteremo morti e feriti metaforici conseguenti alla povertà dilagante.
Ma di tutto questo Scalfari non ne ha tenuto conto, forse poco accorto, ed è uscito con la celebrazione del primo ministro: evviva Conte.

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