De Nicola: "Appartenenza e fiducia essenziali per far funzionare una squadra" - QdS

De Nicola: “Appartenenza e fiducia essenziali per far funzionare una squadra”

Melania Tanteri

De Nicola: “Appartenenza e fiducia essenziali per far funzionare una squadra”

martedì 01 Novembre 2022

Forum con Fabrizio De Nicola direttore generale Arnas Garibaldi di Catania. Coinvolgimento, valorizzazione e riconoscimento delle risorse umane

Intervistato dal vice direttore, Raffaella Tregua, il direttore generale dell’Arnas Garibaldi di Catania, Fabrizio De Nicola, risponde alle domande del QdS.

Direttore De Nicola, in che misura l’emergenza Covid ha condizionato il vostro lavoro e quanto lo condiziona ancora oggi?
“In questo momento devo dire che non impatta molto. Abituati, come siamo stati, a riconvertire molti posti letto, al Garibaldi nei periodi di picco siamo arrivati a riconvertire duecento dei seicento presenti in struttura, nella piena garanzia e rispetto dei posti separati, sicuramente oggi incide meno, anche perché sia la curva dei contagi che quella dei ricoveri, grazie anche alla vaccinazione, ha determinato un impatto minore, tanto che oggi non sono più di venti i ricoverati e non in forma acuta. Ciò non toglie che, in caso dovesse servire, siamo pronti: abbiamo inventato un sistema, collaudato in Sicilia e non solo; un modello a fisarmonica che abbiamo corretto e che è sempre pronto a ripartire nel caso in cui dovesse essere necessario e consiste nel fatto che i reparti, facilmente e in un periodo di tempo che va dalle 48 alle 72 ore, possono riconvertire i posti letto. Un modello che si aggiunge a quello a bolle, cioè l’autonomia e percorsi che consentano, in caso di ripresa dei contagi, di avere settori Covid nell’ambito dello stesso reparto”.

Il personale sanitario in forza al Garibaldi è stato sufficiente e oggi lo è ancora?
“Il personale è stato sufficiente, anche grazie alla possibilità che abbiamo avuto di assumere il famoso personale Covid, che è stato utilissimo e ha servito la sanità con la stessa abnegazione del personale in servizio. Abbiamo poi cercato in questi mesi di occupare tutta la Pianta organica”.

Quante assunzioni avete fatto o avete in mente di fare?
“Intanto, partirei dalle stabilizzazioni: in questi quattro anni di mandato abbiamo abbattuto del 300% il tempo determinato e stabilizzato circa 160 tra dirigenti, infermieri e altre figure. Alla fine del 2021, abbiamo avuto approvata la Pianta organica che prevedeva l’assunzione di 420 figure tra medici, infermieri e ausiliari. A oggi, abbiamo completato le procedure per 14 concorsi e completeremo le altre dodici procedure concorsuali entro il 31 dicembre 2022. In modo tale da portare l’azienda ad avere completamente coperto la pianta organica. A questo si aggiunge l’assunzione di altre figure: ingegneri, statistici, biologi, data manager. Non ci sono più precari tra i primari e abbiamo dato incarichi ai capi dipartimento. Abbiamo applicato il Ccnl per il comparto e per la dirigenza medica e riconosciuto le progressioni verticali, per la soddisfazione del personale del comparto, oltre ad aver dato oltre quattrocento incarichi ai dirigenti medici per motivare e dare il giusto riconoscimento a chi non ne ha avuto per anni. Ritengo che una squadra funzioni bene se ha il concetto dell’appartenenza, della reputazione e della fiducia. I riconoscimenti creano motivazione. La differenza, in qualsiasi situazione, la fanno le risorse umane”.

Nuovo Pronto soccorso, obiettivo innovazione

Ci parli del nuovo Pronto soccorso…
“È una grande area di emergenza. Ha tre piani più uno seminterrato. Qui ci sono una sala Angiotac, due sale Tac, tre di Radiologia e due ambulatori ecografici; al piano terra, dove si trova il Pronto soccorso, il Trauma center e sei ambulatori, 16 posti letto di Codici giallo e rosso, otto per Codice verde, quattro posti di triage per malattie infettive, cinque posti di biocontenimento. Al primo piano troviamo tre sale operatorie, di cui una a pressione negativa, e venti posti di terapia intensiva in tre aree che possono essere isolate l’una dall’altra. Al secondo piano, 32 posti di degenza. A fine anno sarà operativo. Attualmente siamo nella fase di collaudo e del completamento della Radiologia. Sarà un Pronto soccorso innovativo: peraltro, la struttura non soltanto è antisismica ma è un edificio sostenibile e a basso consumo di energia, dotato di impianto fotovoltaico. E non è tutto: abbiamo già deliberato un finanziamento per lo studio di progettazione della seconda torre del Garibaldi centro per 17 milioni di euro, su stanziamento regionale, da realizzare entro il 2026”.

Come vi state muovendo per sfruttare i fondi del Pnrr?
“Abbiamo presentato progetti che ci sono stati finanziati per 12 milioni di euro, per attrezzature di alto livello e sanità digitale e telemedicina e che realizzeremo entro il 2026. Se ci fossero altri canali di finanziamento, siamo pronti a presentare progetti”.

A Catania una sanità piena di eccellenze e più vicina alle donne vittime di violenza

Quali sono le eccellenze dell’azienda Garibaldi?
“Partiamo dal Garibaldi centro. Nasce come polo per le emergenze ed è l’unico Pronto soccorso al centro della città. Qui abbiamo investito tanto. Il finanziamento regionale di 15 milioni è già realizzato e definito e il nuovo Pronto soccorso sarà una struttura straordinaria e modernissima, realizzata in tre anni di cui uno caratterizzato dalla pandemia. Nesima è piuttosto nuovo, anche se abbiamo realizzato molto anche qui: l’hospice e l’hospice pediatrico, per esempio. Sono molte le eccellenze anche qui: il Dipartimento Materno-infantile, il Punto nascita più importante in Sicilia, diretto dal professor Giuseppe Ettore. Quest’anno abbiamo realizzato un nuovo reparto di Ginecologia e Ostetricia che sta per aprire e che porterà i posti letto a quaranta. Abbiamo realizzato il nuovo reparto Day hospital per i malati oncologici, diretto dal professor Roberto Bordonaro, aumentato i posti e allargato le sale. E a breve faremo la stessa cosa nel reparto di Onco-ematologia diretto dal professor Ugo Consoli. Inoltre, un’eccellenza è rappresentata da tutte le Chirurgie specialistiche, di cui sono fiero. La sanità catanese è di livello: non c’è spirito di concorrenza, abbiamo dimostrato di essere squadra anche durante la pandemia”.

Cos’altro avete realizzato per andare incontro alle esigenze della cittadinanza?
“Una cosa di cui vado molto fiero è il Codice rosa: ovvero un accesso separato al Pronto soccorso per le donne di vittime di violenza in cui viene garantita la massima riservatezza. L’iniziativa è partita nel 2017 ed è stata potenziata nel 2018 e certamente sarà ampliata nella nuova struttura. Nasce su impulso di Marisa Scavo, sostituto procuratore della Repubblica e della dottoressa Anna Colombo, che svolgono un’attività straordinaria a supporto delle donne vittime di violenza. È un segno di civiltà: le donne hanno un punto di riferimento, sanno che possono accedere in via riservata al Pronto soccorso per chiedere aiuto”.

Qualità e tempi europei contro la mobilità sanitaria

In che modo può essere migliorato il rapporto umano con i pazienti?
“Ritengo che vi siano alcuni aspetti importanti, a cominciare da una grande attività di formazione che non riguarda solo le competenze tecniche. Quel che possiamo fare e che noi facciamo è rivolto alla formazione di soft skills importanti, che vanno dalla capacità di comunicare, all’umanizzazione delle cure. Che non sono parole vuote, ma significa per la dirigenza una nuova capacità di creare un rapporto con il paziente che non sia come in passato unilaterale ma quasi contrattuale, bilaterale. Perché c’è la necessità di interloquire con il paziente. L’umanizzazione e la comunicazione servono anche a far crescere la consapevolezza del paziente che deve avere un altro tipo di assistenza oltre a quella medica, che è quella del comparto. Mentre il medico cura, l’infermiere si prende cura del paziente. Bisogna potenziare e valorizzare quella parte della sanità che ‘vive’ nelle corsie e prende in carico il paziente a trecentosessanta gradi. Il rapporto con il paziente negli anni è cambiato proprio in questo”.

Quali strategie avete messo in atto per abbattere la migrazione sanitaria?
“La qualità non si misura solo nelle cure, ma anche nei tempi di attesa, in come si mangia, si dorme, nella pulizia. Quel che fa della sanità una sanità diversa è anche l’attività no core, pure da parte della dirigenza che cerca di curare questi aspetti, in seguito tradotti in attrattività e reputazione dell’azienda. È questa una delle armi migliori per combattere la mobilità passiva, che negli anni è calata e non solo per merito di investimenti, attrezzature e personale. Il tema delle liste di attesa è ancora una criticità: c’è un finanziamento regionale che stiamo utilizzando sia nel settore chirurgico che in quello ambulatoriale e che serve ad abbattere ulteriormente la migrazione. Insomma, le eccellenze ci sono ma devono essere bilanciate anche con i tempi di attesa. La mobilità si combatte con l’ordinaria eccellenza e con tempi europei”.

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