Fare il parlamentare? Meglio che lavorare - QdS

Fare il parlamentare? Meglio che lavorare

Carlo Alberto Tregua

Fare il parlamentare? Meglio che lavorare

sabato 18 Aprile 2020

La figura del parlamentare italiano è di primo livello perché si tratta del rappresentante del Popolo da esso eletto per amministrare la Cosa pubblica con saggezza, competenza, ragionevolezza e proporzionalità.
Ovviamente il parlamentare dovrebbe essere dotato di carisma e di tutte quelle capacità di comprensione dei fenomeni sociali ed economici dei cittadini, necessarie per potere formulare le leggi dello Stato, che sono le regole che tutti gli stessi devono rispettare.
Questo è il quadro costituzionale nell’ambito del quale il parlamentare opera e agisce. La questione che va analizzata subito dopo è se esso possieda i requisiti prima elencati, per renderlo idoneo al ruolo che il mandato popolare gli ha conferito.
Purtroppo, la Democrazia non prevede una selezione dei candidati in base ai requisiti prima indicati e invece consente a qualunque cittadino che abbia compiuto venticinque anni o quaranta (deputato o senatore) di essere regolarmente eletto.

Lo scranno di parlamentare nazionale, di consigliere regionale o comunale, in questi ultimi decenni è però diventato un posto di lavoro, fra l’altro ben retribuito e corredato di indennità e gratuità di vario genere. Cosicché è appetito non solo per il prestigio, ma soprattutto per i lauti guadagni che esso apporta al beneficiario.
La questione che poniamo non è di poco conto perché, per esempio, nel Parlamento eletto il 4 marzo 2018, oltre un terzo dei componenti non aveva mai presentato la dichiarazione dei redditi, quindi tecnicamente era disoccupato. Chi non aveva un mestiere, chi non aveva fatto esperienze comuni e chi non aveva partecipato a scuole di politica e organizzazione, di efficienza, di economia, si è trovato di botto catapultato dentro le ovattate aule di Montecitorio e Palazzo Madama.
Gente spaurita ed intimorita in quegli ambienti che hanno visto statisti di grande livello, che hanno ricostruito l’Italia dalle macerie della Seconda guerra mondiale e che hanno costruito l’Europa come l’indimenticabile ministro degli Esteri, Gaetano Martino, messinese, con un prestigio di cui oggi il nostro Paese non gode più.
In questi ultimi trent’anni la qualità delle leggi è sempre più diminuita perché parlamentari incompetenti mettono il loro suggello e le approvano, molto spesso senza cognizione di causa.
Chi prepara i testi di legge? I cosiddetti esperti e i burocrati delle Camere. Un gran numero di parlamentari non è in condizione di valutarne gli effetti, anche perché i testi sono volutamente ermetici e costruiti con una tecnica diabolica, che impedisce non solo ai cittadini, ma anche agli esperti di capirle subito, mentre occorrono studi profondi per decifrare interconnessioni con testi di leggi precedenti.
Vi è un secondo grave problema nella formulazione delle leggi italiane e riguarda la loro voluta incompletezza e quindi inefficacia immediata dalla loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Di che si tratta? Dell’inopinata tecnica di demandare a successivi decreti (del presidente del Consiglio o dei ministri) o a successivi decreti legislativi la regolamentazione effettiva delle norme.
Alla data del 31 gennaio presso il sito della presidenza del Consiglio, risulta che devono essere emessi decreti attuativi dell’incredibile numero di 834.

Quando il parlamentare ha finito il suo mandato, riceve un vitalizio se la legislatura ha superato la soglia di quattro anni, sei mesi e un giorno. Si tratta di un vero e proprio privilegio perché non c’è nessun lavoratore in Italia che riceva assegno pensionistico o vitalizio se non raggiunge la soglia di trentacinque o trentotto anni di contribuzione, a seconda del settore.
Perché questo privilegio nessuno l’ha spiegato, ma è facilmente intuibile, in quanto, le Camere, secondo il principio dell’Autodichia, possono regolarsi come meglio credono, a scapito della loro immagine e della loro funzione, ricevendo conseguentemente la giusta denominazione di privilegiati, con il conseguente scadimento della loro funzione.
Dopo le prossime elezioni, nel 2022 o prima, molti di questi dovranno tornare al loro stato di disoccupati e ricominciare a cercarsi il mestiere che non avevano. Auguri!

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