Fed e Bce bloccano i tassi - QdS

Fed e Bce bloccano i tassi

Carlo Alberto Tregua

Fed e Bce bloccano i tassi

venerdì 19 Novembre 2021

Penalizzati gli investitori

La Fed (Federal reserve system) e la Bce (Banca centrale europea), durante la grave crisi che ha colpito il mondo, hanno aperto i cordoni della borsa, stampando moneta e comprando i Buoni del tesoro, negli Stati Uniti e nei ventisette Stati europei.

Dov’è l’elemento caratterizzante di questa operazione? Si trova nel fatto che i Titoli di Stato non sono gravati da interessi, infatti le due banche centrali non ne corrispondono alcuno. Cosicché, il nuovo debito non grava sui bilanci degli Stati, i quali possono a loro volta spendere di più senza nuovi oneri.

Si tratta di una vera cuccagna perché questo meccanismo non è naturale, in quanto turba il mercato e danneggia fortemente gli investitori, i quali non hanno remunerati i loro capitali, che però vengono taglieggiati dall’inflazione.
La conseguenza è che chi ha fatto riserve finanziarie, non trova alcun ristoro dal mercato e perde il valore, come si è detto, per l’inflazione in costante aumento.

Già nel corso di quest’anno, la Fed ha annunciato che la cuccagna comincerà a diminuire, per finire nel 2022. Conseguentemente, i mercati ne hanno cominciato a tener conto e, seppure il tasso ufficiale in Usa sia rimasto inalterato, il dollaro ha cominciato a rivalutarsi rispetto all’euro, tanto che il cambio è passato da 1,22 (inizio anno) a circa 1,13 di novembre, con un’ulteriore probabile rivalutazione a dicembre.

Ma anche la Bce ha annunciato che la cuccagna (cioè l’acquisto di Titoli di Stato senza interessi) finirà a metà del 2022, anche se il tasso resterà inalterato, per tutto l’anno.

Quale sarà l’effetto del ritorno alla normalità? La necessità che ogni Stato, nell’emettere nuovi titoli, dovrà collocarli sul mercato e non saranno più assorbiti dalle banche centrali, la Fed negli Stati Uniti e la Bce in Europa.
Ma il mercato compra titoli con un costo, cioé con un interesse. Più lo Stato è indebitato, più aumenta il rischio dei propri titoli, più alto è l’interesse che deve pagare all’acquirente.

Per il nostro Paese, il meccanismo che precede ha avuto un effetto benefico perché comunque tutti i titoli emessi a interesse zero non hanno fatto lievitare il loro costo nel bilancio annuale, che in atto è intorno a sessanta miliardi.

Se mai nel secondo semestre del 2022 si ritornasse a una condizione normale, cioè, ripetiamo, al pagamento di interessi di mercato sui Titoli di Stato, lo stesso bilancio 2022 vedrebbe un aggravio di interessi di qualche decina di miliardi.

Vogliamo ricordare che la Legge di bilancio dello stesso anno – in corso di approvazione al Senato probabilmente mediante la fiducia su un testo bloccato (l’approvazione della Camera sarà una pura formalità) – prevede un indebitamento di ventitré miliardi. Ma se dovessero gravare gli interessi normali sul debito pubblico, tale indebitamento aumenterebbe di qualche decina di miliardi. Dove trovarli non si sa, ma sarebbe comunque un aggravio del debito pubblico.

Questo quadro viene tenuto nascosto all’opinione pubblica, la quale è intossicata da un’informazione sbagliata fatta dai rappresentanti dei partiti e da quei giornalisti (per fortuna una minoranza) che fanno da elementi di congiunzione.

Invece, occorre aprire gli occhi ai cittadini, informandoli della realtà, che abbiamo il dovere di fare con questa comunicazione.

Perché viene taciuta la verità continuando a bombardare l’opinione pubblica con informazioni sul Covid e con altre informazioni ripetitive, continuative e asfissianti? Probabilmente perché chi gestisce la Cosa pubblica non vuole essere controllato da un’opinione pubblica consapevole e perché non sempre coloro che fanno informazione – giornalisti, comunicatori, conduttori ed altri – hanno competenze per capire questi meccanismi. Così continuano ad invitare questo o quello affinché li spieghino.

Ma questo o quello non sempre è imparziale, anzi sovente appartiene a una casta o a un’altra, per cui non spiega il retroscena, non dice – come noi facciamo da decenni – tutto quello che c’è sotto.

I giornalisti competenti e sapienti, che conoscono bene quanto precede, non sono invitati nei dibattiti radio-televisivi, forse perché gli autori e i conduttori hanno paura che scoprano le carte e dicano la verità, una verità che si vuole tenere nascosta.

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