Formazione, non rispettato il programma cofinanziato dall’Ue - QdS

Formazione, non rispettato il programma cofinanziato dall’Ue

Formazione, non rispettato il programma cofinanziato dall’Ue

venerdì 06 Dicembre 2019

Petizione firmata da quasi 1.400 ex dipendenti di enti che da mesi sono senza stipendio. La Regione siciliana, beneficiaria dei fondi Fse, avrebbe dovuto garantire i livelli occupazionali

PALERMO – All’Unione europea si discute della formazione professionale siciliana. Dopo la petizione, firmata da quasi 1.400 ex dipendenti di enti che non sono più in attività o che hanno dovuto ridurre il personale.

In Sicilia ben 6.000 lavoratori del settore della formazione professionale sono da mesi senza stipendio ed è tutta colpa della Regione, che non ha rispettato il programma di formazione professionale cofinanziato dal Fondo Sociale europeo”.

A scriverlo è l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao a margine della Commissione Peti riunitasi al Parlamento Europeo a Bruxelles in presenza, tra l’altro, della Commissione Europea e dell’avvocato Fasano, in rappresentanza dei formatori siciliani firmatari della petizione. Il Movimento 5 Stelle ha deciso di sostenerla in Parlamento.

“Siamo riusciti a non fare archiviare la petizione dalle autorità europee – ha scritto ancora Corrao – è evidente la violazione dei loro diritti, i licenziamenti collettivi sono stati operati senza rispettare le garanzie occupazionali che prevedevano l’attivazione della mobilità”.

La conseguenza è che ci sono oggi migliaia di famiglie abbandonate al loro destino, mentre la politica fa tanti proclami ma pochi fatti. “Chiediamo che le Istituzioni europee – conclude Corrao – forniscano risposte chiare ai cittadini che sono vittima di un cattivo uso di denari pubblici. I fondi europei sono nati per promuovere l’occupazione, l’inclusione sociale, la lotta alla povertà. E invece per troppi cittadini si sono trasformati in una vera e propria beffa”.

Bocche cucite però dall’assessorato regionale alla Formazione interpellato da noi per una replica: “Non interveniamo su questo” è la risposta secca che arriva dall’ufficio stampa. La petizione va dritta al punto: la Regione Siciliana, avendo ricevuto i fondi dal Fse, avrebbe dovuto garantire i livelli minimi essenziali di occupazione, così come prescritto dalla normativa di settore. Il punto è che non si sa che fine abbiano fatto tali fondi e per quali scopi sono stati utilizzati, considerato che erano anche destinati ad attuare i principi di mobilità interna ed esterna in favore dei lavoratori, grazie anche ai fondi messi a disposizione dalla Comunità Europea.

In tutto questo, nell’attesa vana che l’amministrazione regionale trovi una quadra, come non succede ormai da anni, in cui il settore è andato in rovina, i dipendenti sono rimasti senza lavoro, e non è stato neanche possibile recuperare le retribuzioni maturate, che per legge dovevano essere assicurate dalla Regione. Dall’1 gennaio 2003, infatti, alla realizzazione del piano per la formazione professionale si provvede con le modalità previste per le attività formative cofinanziate dal fondo sociale europeo. E qui la petizione affonda il colpo: dall’analisi combinata delle norme esce fuori che non sono state introdotte modificazioni nei diritti sostanziali dei soggetti che svolgono attività di formazione professionale, ma solo variazioni di natura procedurale.

Unica eccezione è quella rappresentata dalla nuova obbligazione, assunta dall’Amministrazione regionale, di assicurare l’integrale copertura della spesa del personale dipendente degli enti gestori della formazione professionale, sia di quello impegnato negli interventi formativi sia di quello operante nei servizi formativi.

Ancora, nel Trattato del funzionamento dell’Unione Europea, la legge che ne regolamenta procedure e finalità, si specifica come si affidi all’Unione il compito di promuovere il ruolo delle parti sociali. “In tale ottica – dice la petizione – è di tutta evidenza che la Regione Siciliana si sia legittimamente discostata da tale dettato normativo, nel momento in cui permesso che gli Enti hanno proceduto ai licenziamenti del personale, senza tener conto del fondamentale ruolo del dialogo sociale ai fini della salvaguardia dei livelli occupazionali”.

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