Miccichè ha respinto con fermezza le accuse, affermando di non aver mai utilizzato fondi pubblici in modo illecito.
Gianfranco Miccichè, ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di peculato per l’uso improprio dell’auto blu di servizio. In una dichiarazione ufficiale, ha espresso tranquillità e fiducia nella giustizia: “Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Ars.”
La difesa di Miccichè: “Mai sottratto un centesimo”
Miccichè ha respinto con fermezza le accuse, affermando di non aver mai utilizzato fondi pubblici in modo illecito. Ha dichiarato di essere amareggiato per alcune ricostruzioni giornalistiche, in particolare riguardo all’interpretazione dell’accusa: “Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione.”
La replica sulle accuse del PM
L’ex presidente dell’Ars ha poi criticato alcune affermazioni attribuite al pubblico ministero:
“Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il PM, avrei arraffato quanto più possibile. Nella mia vita non ho mai arraffato alcunché e su questo pretendo rispetto da parte di tutti”.
Miccichè ha infine ribadito la sua determinazione a far valere le proprie ragioni con rispetto e serietà, confidando nell’esito del processo.