Grammichele, hotel Covid, “pazienti a basso impatto” - QdS

Grammichele, hotel Covid, “pazienti a basso impatto”

Paola Giordano

Grammichele, hotel Covid, “pazienti a basso impatto”

mercoledì 21 Ottobre 2020

Polemiche sulle inidoneità della struttura, interviene il commissario Liberti, “Sindaci e cittadini si lamentano se si tocca la propria città”

All’Rsa pubblico di Grammichele è arrivato il primo paziente positivo. Alle 18 di lunedì per la precisione. A pochi giorni cioè dalla decisione di trasformare la residenza sanitaria assistenziale in “hotel Covid”. Una scelta, quella di adibire la struttura all’accoglienza di pazienti ancora contagiosi, presa senza comunicare nulla al primo cittadino, Giuseppe Purpura, che intercettato dal Quotidiano di Sicilia lo scorso giovedì sera, aveva espresso profondo rammarico per la mancata concertazione: “non ho nulla tra le mani, non ho nessuna comunicazione, pur essendo consapevole che questo è un centro della regione su cui non abbiamo autorità”.

Il cambio di destinazione d’uso dell’ormai ex Rsa di Grammichele dovrebbe rientrare nel progetto che l’Asp di Catania, in risposta all’invito dell’Assessorato regionale alla Salute, sta mettendo a punto per garantire continuità assistenziale a pazienti che, dimessi dagli ospedali, necessitano di un periodo di quarantena perché ancora contagiosi, ma che non possono rientrare nel proprio domicilio.

Alcune fonti, però, hanno denunciato al QdS che la struttura grammichelese non è del tutto idonea a trattate questo tipo di pazienti: la cosiddetta zona grigia, che funge da filtro per il personale sanitario, non sembrerebbe pienamente conforme. Mancherebbero poi i percorsi diversificati per chi entra e chi esce: la struttura, infatti, presenta un unico punto di accesso e un solo ascensore, che servirà quindi tanto a trasferire i pazienti nelle stanze quanto a trasportare rifiuti.

Eppure le strutture recentemente adibite a “hotel Covid” – il Villaggio “Madonna degli Ulivi” di Viagrande e il King House di Fondachello (Mascali) – hanno messo a disposizione, a seguito delle convenzioni approvate dall’Asp di Catania, camere preventivamente sanificate, dotate di adeguati comfort e provviste di aperture su spazi verdi, che saranno destinate a uso singolo e sono dotate di accessi e percorsi separati per garantire i massimi livelli di sicurezza.

Abbiamo interpellato a riguardo il commissario ad acta per l’emergenza Covid della stessa Asp, Giuseppe Liberti, il quale ci ha spiegato: “Una struttura completamente dedicata al Covid non ha gli stessi rischi di una struttura mista, che contiene cioè pazienti Covid e pazienti affetti da altre patologie. In Italia e in Sicilia siamo fatti così: inceneritore sì purché non a casa mia, aiutare i pazienti positivi sì purché non nella mia città. I sindaci, il personale sanitario, i cittadini si lamentano se si ‘tocca’ la propria città. Così non si va avanti. Essendo l’Rsa una struttura di proprietà dell’Asp, l’abbiamo utilizzata per l’assistenza medica ai positivi che non possono ancora tornare alle proprie case”.

“La tipologia di paziente che ospita la struttura a Grammichele – ha concluso Liberti – da qualche parte deve essere pur messo. Si tratta comunque di pazienti a basso impatto sanitario. L’obiettivo è alleggerire il carico degli ospedali. L’Asp di Catania, naturalmente, deve dare un contributo all’emergenza sanitaria: bisogna occuparsene e preoccuparsene.”

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