Un Hotel Covid all’improvviso, Rsa impreparata a Grammichele - QdS

Un Hotel Covid all’improvviso, Rsa impreparata a Grammichele

Paola Giordano

Un Hotel Covid all’improvviso, Rsa impreparata a Grammichele

sabato 17 Ottobre 2020

Il sindaco del Comune del Catanese, Giuseppe Purpora: “Dall'Assessorato regionale nessuna comunicazione al sottoscritto che rappresenta l'autorità sanitaria locale. Serve invece concertazione e ho posto diversi interrogativi, tra cui l’idoneità della struttura”

GRAMMICHELE – La residenza sanitaria assistenziale pubblica della città diventerà un “hotel Covid”.

Ufficiosamente, per il momento, perché al sindaco di Grammichele, Giuseppe Purpora, non è stata fatta ancora alcuna comunicazione ufficiale.

“Nessuno, nonostante io sia l’autorità sanitaria locale, mi ha comunicato nulla” ci confessa in esclusiva il primo cittadino grammichelese. Aggiungendo di avere già provveduto, nel pomeriggio di mercoledì 14 ottobre, subito dopo cioè aver appreso la notizia, a mandare una “missiva” indirizzata all’assessore regionale alla salute, Ruggero Razza, al direttore generale dell’Asp di Catania, Maurizio Lanza, e al commissario ad acta per l’emergenza Covid della stessa Asp, Giuseppe Liberti, nella quale premette di non voler sottrarsi al proprio dovere, vista la delicata situazione che si sta vivendo, ma pone anche diversi interrogativi.

Il cambio di destinazione d’uso dell’ormai ex Rsa di Grammichele dovrebbe rientrare nel progetto che l’Asp di Catania sta mettendo a punto per garantire, nella cornice delle misure disposte dal Presidente della Regione per la gestione e il contenimento dell’emergenza pandemica sul territorio isolano, una continuità assistenziale a pazienti che, dimessi dagli ospedali, necessitano di un periodo di quarantena perché ancora contagiosi, ma che non possono rientrare nel proprio domicilio.

“Abbiamo immediatamente risposto all’invito dell’Assessorato regionale alla Salute – aveva dichiarato appena una settimana fa il direttore dell’Asp – aumentando il numero dei posti letto per pazienti Covid presso le strutture alberghiere disponibili e reperendo ulteriori 54 posti letto presso la Rsa Arka. Questo aiuterà a fornire una migliore e più efficiente risposta sanitaria, decongestionando le strutture ospedaliere e garantendo un profilo assistenziale adeguato a pazienti che non necessitano più di un ricovero ospedaliero, ma che non possono rientrare a casa. Sulla base dell’andamento epidemiologico siamo pronti a incrementare questa rete assistenziale rendendo operative ulteriori convenzioni e prevedendo ulteriori posti letto”.

Sono oltre cento, infatti, i posti letto per pazienti Covid-19 guariti clinicamente, ma con tampone ancora positivo, sparsi tra Viagrande, Fondachello e l’Rsa Arka, che l’Asp di Catania ha già individuato sul territorio provinciale. Ai quali dovrebbero aggiungersi quelli dell’Rsa di Grammichele, che pare siano un’altra ventina.

Sindaco Purpora, come ha saputo del cambio di destinazione dell’Rsa?
“La notizia mi è stata riferita per vie informali. Ho parlato con il responsabile locale della struttura, il dottor Taibba, il quale mi ha confermato che questo evento sarebbe avvenuto. Ho lamentato la mancata interlocuzione e soprattutto ho espresso la preoccupazione per tutti i degenti che si trovavano nell’Rsa perché so che sono già stati trasferiti e il disagio che tale scelta ha comportato ai pazienti, che sono per lo più concittadini, e ai loro familiari. Dobbiamo tutti agire con senso di responsabilità ma la mancata concertazione o comunque il mancato preavviso, nonostante l’emergenza, nonostante si debba agire in tempi molto stretti, mi rammarica. Attualmente io non ho nulla tra le mani, non ho nessuna comunicazione, pur essendo consapevole che questo è un centro della regione su cui non abbiamo autorità”.

I pazienti che erano ricoverati presso la struttura sono stati quindi già trasferiti?
“Questo posso confermarlo sempre per notizie informali. Ho parlato (giovedì mattina, ndr) con il dottor Francesco Taibba, che me lo ha confermato e che mi ha riferito che nei prossimi giorni cominceranno a portare i primi pazienti. Dovrebbe trattarsi di pazienti che si trovano in una fase successiva all’ospedalizzazione, vale a dire che hanno fatto già tutte le terapie, che purtroppo risultano ancora positivi e che quindi devono rimanere in un luogo sicuro e protetto. Non sarà un luogo dove verranno prestate cure ma, ripeto, non ho contezza di nulla da questo punto di vista e questa cosa mi rammarica troppo”.

Pare che la struttura non sia idonea ad accogliere questa tipologia di pazienti, mancherebbe la cosiddetta zona grigia ad esempio. Non teme per la sua città possibili conseguenze negative?
“Proprio questo è stato l’oggetto della nota che ho inviato alle autorità sanitarie competenti. Ho posto diversi interrogativi, tra cui l’idoneità della struttura, la formazione del personale dipendente, la quantità di personale che sarà destinato alla struttura, che dovrebbe essere adeguato a quello che si vuole fare, il rifornimento dei dispositivi di protezione individuale che sono naturalmente obbligatori. Dobbiamo essere attenti ad evitare che questo virus possa propagarsi all’esterno, attraverso gli operatori e tutti quelli che frequenteranno la struttura. La preoccupazione c’è ed è proprio questo che ho rappresentato”.

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