I numeri non mentono, ma la verità fa male la Città dello Stretto è in una crisi profonda - QdS

I numeri non mentono, ma la verità fa male la Città dello Stretto è in una crisi profonda

Lina Bruno

I numeri non mentono, ma la verità fa male la Città dello Stretto è in una crisi profonda

giovedì 26 Settembre 2019

Un territorio che affonda sempre di più e che si sta pian piano spopolando e impoverendo. L’Ufficio statistica del Comune ha scattato un’impietosa fotografia del capoluogo

MESSINA – Una fotografia che attesta un incessante stato di crisi. I dati che l’Ufficio statistica del Comune ha aggregato sono impietosi e parlano di una città che si sta spopolando e impoverendo.

L’aggiornamento allo scorso 31 luglio registra 231 mila abitanti, con 1.300 unità perse solo nei primi sette mesi del 2019. Dei residenti circa 12 mila sono stranieri, oltre 8.000 hanno più di 85 anni e nell’ultimo anno vi è un saldo negativo tra nascite e morti di circa 900 persone.

Il tessuto imprenditoriale continua a essere debole. Calano gli occupati e la classe di reddito prevalente, circa il 32%, è quella da zero a 10 mila euro l’anno. Mancano le opportunità: poche le prospettive e i primi ad avvertirlo sono i giovani diplomati e laureati che sempre di più scelgono di partire dopo gli studi, quando non lo hanno già fatto prima, preferendo Università del Nord e sempre più spesso quelle straniere.

Il segretario generale della Cgil di Messina Giovanni Mastroeni, durante un’iniziativa pubblica con il leader nazionale Maurizio Landini, analizzando questo scenario aveva chiesto a tutti i soggetti istituzionali e professionali la convocazione degli Stati generali dell’Area metropolitana, iniziativa collegiale per confrontarsi su progetti di crescita e sviluppo che possano portare la città fuori dalla stagnazione in cui sembra imprigionata. “Messina – ha detto – vive fondamentalmente di trasferimenti pubblici, pensioni e sussidi con una popolazione che ha una età media alta (45 anni). Non ci sono nuovi investimenti e soprattutto c’è un blocco in quelli esistenti che paralizza interi settori economici e impedisce il miglioramento infrastrutturale del territorio. Serve un intervento forte per avviare le opere pubbliche oggi ferme, ma soprattutto un piano complessivo per creare lavoro”.

Messina nel 2018 è la città che ha la peggiore performance per l’occupazione. Decrescono gli occupati, il 7,2% in meno rispetto al 2017. Il tasso di occupazione si attesta al 37,9%, il 2,7% in meno rispetto al 2017. Nel giro di dieci anni si sono persi più di 7 punti percentuali (dal 45,1% al 37,9%) e raddoppia, sempre dal 2008 al 2018, il tasso di disoccupazione, dal 15% al 34,3%. Avere un lavoro però non sempre significa avere un reddito adeguato e un messinese su tre guadagna non più di 800 euro al mese. Nel 2017 (anno di riferimento delle dichiarazioni fiscali presentate nel 2018) la classe di reddito prevalente è stata quella da zero a diecimila euro, il 32,2% del totale (42.185 persone). Chi dichiara da 55 mila a 75 mila euro è il 2,4% e appena l’1,79% tra 75 mila e 120 mila. Solo 746 persone, lo 0,57%, guadagna infine più di 120 mila euro.

Non conforta neppure l’aumento delle imprese (+195) registrate nel 2018 rispetto all’anno precedente. Ci sono 20 mila 170 ditte ma il saldo positivo è assorbito dalle iscrizioni in settori non classificati mentre il saldo è negativo in quasi tutti gli altri settori Ateco che hanno la maggiore rilevanza nell’economia messinese, in particolare nel commercio al dettaglio (-137 imprese), nelle attività dei servizi di ristorazione (-45), nelle altre attività di servizi alla persona (-28) e nelle costruzioni (-22 imprese).

Nel report del Comune anche il turismo risulta un settore marginale rispetto al resto della provincia e alla Regione dov’è in crescita. Molto basso resta il tasso di ricettività, con 9 posti letto per mille abitanti. In totale, le strutture ricettive sono 96 (l’anno scorso erano 84), fra cui 60 bed and breakfast, mentre è ancora fermo a zero il numero di hotel a 5 stelle e agriturismi. Sono ventuno in tutto gli alberghi, con la perdita di un tre stelle che ha influito sul numero dei posti letto complessivi, mentre crescono quelli degli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale (+23,65%) e quelli dei B&B (+19,54%). In flessione anche il numero dei crocieristi, 17mila831 in meno, con un calo del 4,57%. Ad attraccare al porto, nel 2018, sono state 172 navi, con 8.790 imbarchi e 8.965 sbarchi.

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