Caro De Luca, imbecille sarà Lei - QdS

Caro De Luca, imbecille sarà Lei

Carlo Alberto Tregua

Caro De Luca, imbecille sarà Lei

martedì 19 Maggio 2020

Presidente, non la interpello con lo stupido americanismo governatore, per non associarmi a tanti asini che la chiamano così.
In una sua recente intervista, lei ha denominato “imbecille” colui o colei che non porta la mascherina nella pubblica via. Non sappiamo chi le dia l’autorità morale per un giudizio tranchant, del tutto destituito di fondamento. Infatti, nessuna norma di questo Stato ha obbligato i cittadini a indossare la mascherina nella pubblica via e ciò per il semplice motivo che essa non protegge, essendo fatta di tessuti non idonei a tale scopo.
Peraltro, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera: “Non ho mai portato e non porto mascherina”.
Non è per associarmi a Borrelli che le confermo a chiare lettere che io, nonostante i miei ottant’anni, non ho mai portato la mascherina né fuori né dentro il giornale che dirigo. Non per questo mi sento un imbecille perché da un pulpito come il suo qualunque voce venga fuori è come se non fosse pronunziata.

Sentivamo in un’intervista televisiva il parroco di una chiesa di Roma il quale, papale papale, ha esaltato l’ignoranza dei burocrati che hanno scritto un papello in cui sono elencati i comportamenti dei fedeli partecipanti alle funzioni religiose, compreso il meccanismo della Comunione.
Il reverendo ha fatto presente che nei duemila anni di Chiesa, vi sono state decine di pandemie, la Chiesa è sopravvissuta e mai nessuno aveva dato prescrizione del tipo indicato.
Infatti tale papello è composto da numerose pagine che invece si potevano condensare in poche righe, affidando alla ragionevolezza e alla responsabilità dei fedeli il buonsenso di stare a distanza e di non toccarsi.
Ma, si sa, l’idiozia dei burocrati non ha limiti ed è particolarmente contagiosa perché prende una classe politica ignorante e incapace di pensare con la propria testa, cosicché l’Italia viene di fatto condotta dai burocrati.
Pindaro (518 a.C.-438 a.C.) affermava: “Diventa chi sei, imparando chi sei”. Figuriamoci se questi burocrati vogliono imparare a essere e autoanalizzarsi per migliorare e capire il fondamento della loro funzione: servire i cittadini che li pagano lautamente.
Nella burocrazia vi è uno stato mentale di pessimismo e di negatività, salvo tanti burocrati bravi e competenti che invece sono positivi.
Ma la sensazione generale è che all’interno dell’apparato pubblico – nel quale sono pagate quasi quattro milioni di persone, comprese quelle delle partecipate – vengono trasmesse energie negative, perché i dipendenti non sono soddisfatti del loro lavoro e pensano a tutt’altro che al servizio pubblico.
È possibile che con un apparato di questo genere un Paese possa progredire, senza considerare una questione di fondo e cioé che il progresso non è un’utopia, bensì un insieme di avanzamenti mentali e professionali sulla base dell’acquisizione di sempre nuove competenze. Esse vanno su un binario etico che deve avere come punto di riferimento la Stella Polare dei valori di tutti i tempi, che indica un percorso, uno solo, e non tanti.
Questo è un dato obiettivo e sfidiamo chiunque a dimostrare che la nostra Pubblica amministrazione sia un propellente e non un freno al progresso.

Sentiamo dire che tutto andrà bene. Ci sembra di ricordare quello che diceva il boia al condannato, insaponando la corda.
Andrà tutto bene non perché governanti e burocrati nazionali e regionali hanno fatto qualcosa di particolarmente intelligente, salvo chiudere tutto e creare le premesse per un disastro economico e sociale senza precedenti. No, andrà tutto bene per il motivo semplice che questa pandemia, come tutte le altre che l’hanno preceduta, com’è venuta se ne va.
Certo, i provvedimenti hanno limitato il numero dei morti, ma non sono stati loro a far cessare l’epidemia.
In questo quadro, vogliamo segnalarvi un fatto che apparentemente non c’entra, ma c’entra eccome. E vi diciamo perché.
Riguarda la vergognosa iniziativa di spendere ancora tre miliardi per rivitalizzare quel cadavere di Alitalia, che è già costato ai cittadini dieci miliardi. Perché è una vergogna? Perché hanno approfittato del maxi decreto per infilarci il salvataggio della compagnia, passato nel silenzio generale.

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