Incendi in Sicilia e tutela del patrimonio forestale: una priorità - QdS

Sicilia, la terra con più superficie incendiata: “Risultato preoccupante sul fronte ambientale”

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Sicilia, la terra con più superficie incendiata: “Risultato preoccupante sul fronte ambientale”

Chiara Gangemi  |
venerdì 12 Agosto 2022

L'industria del fuoco e gli incendi dolosi distruggono la Sicilia e mettono a rischio il patrimonio forestale. Serve un sistema di prevenzione e l'allarme delle associazioni non può essere ignorato.

La Sicilia nel 2021 si è aggiudicata il primato di terra con la maggiore superficie incendiata: ben 78mila ettari di terreno sono andati in fiamme. Un risultato che preoccupa sul fronte ambientale poiché minaccia la sopravvivenza dei boschi presenti nel territorio.

Inoltre, la Regione sembrerebbe apparire distante dagli obiettivi UE perché si pone “fra le ultime regioni d’Italia come superficie forestale”. Per questo bisogna intervenire facendo in modo che i boschi non spariscano e che venga rilanciata la forestazione.

A ciò si aggiunge peraltro il fatto che pare che “la stragrande maggioranza degli incendi in Sicilia sia di natura dolosa”. Per questo il WWF nel report chiede espressamente che ci sia più controllo ai fini di contrastare le azioni illegali di coloro che vengono definiti “criminali incendiari”.

Industria del fuoco e incendi in Sicilia: l’allarme del WWF

Viene fatto riferimento anche al caso dell’industria del fuoco (tra le cui ipotesi rientra quella di possibili incendi dolosi per creare opportunità di impiego) e la riduzione degli organici nel lavoro di contrasto agli incendi.

A chiarire quanto viene affermato è il delegato del WWF Italia per la Regione Sicilia, Pietro Ciulla. Quest’ultimo, in merito al dolo, fa riferimento ai Piani AIB 2015 e 2020 Sicilia i quali “classificano, con statistiche ufficiali, le categorie degli incendi verificatisi nel territorio siciliano nel periodo dal 1998 al 2019”. Dal report emerge l’esigenza di erigere in Sicilia un sistema di “gestione e di controllo delle aree forestali e vegetate, in modo tale da impedire azioni illegali come gli incendi dolosi”.

“La competenza spetta alla Regione Siciliana in quanto Regione a statuto speciale. Ovviamente, anche le Istituzioni delle Stato sono coinvolte in quanto siamo in presenza, nella maggior parte dei casi, di incendi dolosi e quindi fatti criminali per i quali anche gli apparati dello Stato possono e devono intervenire per la risoluzione o quanto meno per il contenimento di questo enorme problema”, spiega Ciulla.

“Nel caso specifico siciliano, l’impegno è gravosissimo. Occorre sbaraccare un sistema che nel tempo, per motivi storici e per fatti ed esigenze socioeconomiche che si sono trascinati nel tempo, ha avuto più la vocazione assistenziale-clientelare che quella dell’efficienza e dell’utilità nella gestione del bene comune. Cambiare e ‘bonificare’ un tale sistema non è per niente facile. Ma l’emergenza clima e le direttive Europee che vedono giustamente nella forestazione uno dei rimedi fondamentali per mitigare i cambiamenti climatici rendono indispensabile questo cambio di passo”.

La prevenzione, arma imprescindibile

Secondo Ciulla, inoltre, la prevenzione e la questione incendi andrebbero affrontate da un unico ente. “Proponiamo la creazione di un’unica struttura – snella, essenziale ed efficiente che governi, con unica regia, il patrimonio forestale siciliano, che cambi i suoi obiettivi dall’Antincendio alla Forestazione, dice.

“Un ente abbia come riferimento strategico un Piano Forestale a medio e lungo termine per l’incremento quali-quantitativo della superficie boscata, in linea con gli obiettivi europei, con la condivisione delle Associazioni Ambientaliste, il cui organico sia formato da Agenti Forestali, Tecnici e Operai Forestali professionisti, motivati, organizzati e ovviamente stabilizzati e adeguatamente pagati”.

“Servono più progettazione e interventi di riforestazione”

Più progettazione, interventi di riforestazione e meno azioni dettate dall’emergenza.

A chiederli è Giovanni Salerno, dirigente Generale Corpo Forestale della Regione Siciliana. “La Regione Siciliana destina annualmente, sul proprio bilancio, delle risorse finanziarie per garantire gli interventi di salvaguardia dei boschi dagli incendi”, afferma.

“Per poter attuare gli opportuni interventi di gestione delle foreste del demanio regionale, compreso quelli relativi alla forestazione, ricostituzione boschiva e così via ( la cui competenza comunque non afferisce al Comando Corpo Forestale), il Dipartimento regionale dello Sviluppo Rurale e Territoriale ha in atto un programma a valere sul fondi extraregionali. Ritengo che una sfida urgente dell’amministrazione regionale, peraltro sancita anche nella nuova Strategia Forestale nazionale, è quella di promuovere la pianificazione a livello aziendale, con la redazione del Piano di gestione forestale, strumento indispensabile per poter accedere agli aiuti previsti dalle misure forestali del PSR”.

Incendi in Sicilia: scongiurare il fuoco come soluzione

Stando al report del WWF, sempre i piani AIB 2015 e 2020 Sicilia contengono delle analisi specifiche sulle varie cause degli incendi boschivi di varia natura fra i quali gli incendi dolosi.

“Fra questi – prosegue Salerno – una delle tante cause, potrebbe essere quella della creazione di occasione di impiego immediato per la fase dello spegnimento e di occasione di impiego futuro per la riforestazione“.

“Ma ci guardiamo bene dal fare accuse generiche agli operai stagionali o a chicchessia. Sarebbe ingiusto e qualunquistico e per questo motivo riteniamo indispensabile che ci sia un sistema di intelligence, controllo e repressione multi forze (Corpo forestale Regionale in primis ma anche carabinieri forestali, vigili del fuoco, Prefetture, Comuni, Magistratura) in grado di specificare caso per caso la natura degli incendi dolosi e aumentare il rischio di punibilità per i criminali incendiari”.

“Al di là della miriade di cause di incendio, occorre scongiurare il fatto che bruciare boschi possa diventare un buon affare a medio-lungo termine perché il fuoco genera la riforestazione, doverosa e indispensabile ma portatrice di soldi, appalti, posti di lavoro. Quindi, oltre alla marea di soldi spesi in fase di spegnimento e quindi in emergenza e difficilmente controllabili, potrebbero allettare anche i soldi spesi per la riforestazione, innescando un circuito diabolico e vorticoso”.

“Queste cose dette così possono generare della facile dietrologia e una visione complottista che non fa parte della nostra cultura, ma che occorra un controllo sistemico in questo senso è anch’esso indispensabile e questo controllo non possono che farlo le Istituzioni, i cittadini, le Associazioni e la Politica con la P maiuscola”, conclude Salerno.

Chiara Gangemi

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