L'interrogatorio di Mimmo Russo a Palermo, silenzio davanti al gip

Mimmo Russo, scena muta durante l’interrogatorio: l’ex consigliere non risponde

Mimmo Russo, scena muta durante l’interrogatorio: l’ex consigliere non risponde

Redazione  |
venerdì 12 Aprile 2024

Si è avvalso della facoltà di non rispondere l'ex consigliere e presidente della commissione Urbanistica di Palermo, arrestato negli scorsi giorni.

Durante l’interrogatorio seguito al suo arresto, l’ex consigliere comunale di Palermo Mimmo Russo – accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso – si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Rimangono ancora tanti, quindi, i punti da chiarire sulle presunte responsabilità dell’ex consigliere militante in Fratelli d’Italia nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Palermo che negli scorsi giorni ha portato a tre arresti.

L’interrogatorio di Mimmo Russo a Palermo

L’ex consigliere ed ex presidente della commissione Urbanistica di Palermo avrebbe deciso di non rispondere di fronte al giudice per le indagini preliminari. L’interrogatorio di garanzia, quindi, è durato decisamente poco e sembra non aver portato alla luce nuovi dettagli sulla vicenda.

I provvedimenti per Mimmo Russo

Dopo l’arresto, Russo è stato sospeso dal partito che aveva rappresentato al Comune di Palermo. “Girolamo Russo, da tempo semplice iscritto di Fratelli d’Italia senza più alcun ruolo nelle istituzioni, è stato immediatamente sospeso da Fratelli d’Italia. Avrà l’occasione di difendersi nelle aule di giustizia, ma le accuse lo rendono incompatibile con Fratelli d’Italia”: questa la nota del presidente di Fratelli d’Italia a Palermo, Antonio Rini, per comunicare la decisione.

Gli altri indagati

Assieme a Mimmo Russo, gli indagati dell’inchiesta della Dda di Palermo sono Gregorio Marchese – figlio del noto capomafia Filippo Marchese – e Achille Andò (quest’ultimo ritenuto membro di una loggia massonica). Per Russo è scattato il carcere, per gli altri due indagati i domiciliari.

Le accuse sono, a vario titolo, di: concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, traffico di influenze illecite aggravato dall’aver favorito l’associazione mafiosa. A “incastrare” i tre, in particolare Russo, sarebbero state le dichiarazioni di numerosi pentiti a conoscenza dei fatti.

L’inchiesta: i voti, i favori, i lavori promessi

Secondo quanto emerso dalle indagini, Mimmo Russo avrebbe promesso posti di lavoro e altri favori (alcuni relativi ad appalti, altri più “semplici” come l’erogazione di buoni benzina) in cambio di voti. L’indagine della Dda ha permesso di rilevare “l’esistenza di un comitato d’interessi“, con al centro Mimmo Russo, formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi.

Ci sarebbe l’ombra dell’ex consigliere comunale anche nelle autorizzazioni relative alla costruzione di un centro commerciale. Un episodio avvenuto quando Mimmo Russo era candidato alle elezioni comunali del 2022. L’allora candidato si sarebbe avvicinato a due bagheresi, Francesco Tomasello e Antonio Prestigiacomo, favorendo la loro attività in cambio di assunzioni alla Conad. E con la promessa di quelle assunzioni, Russo avrebbe potuto – nei suoi progetti – “comprare” voti.

Si ricorda che gli indagati sono da ritenere innocenti fino alla sentenza definitiva passata in giudicato. Il procedimento è ancora alla fase di indagini preliminari.

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