L'indagine su Mimmo Russo a Palermo, le intercettazioni

Mafia e favori, i pentiti svelano il “comitato di interessi” con al centro Mimmo Russo

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Mafia e favori, i pentiti svelano il “comitato di interessi” con al centro Mimmo Russo

Roberto Greco  |
martedì 09 Aprile 2024

Le intercettazioni e le testimonianze che hanno portato in carcere l'ex consigliere comunale di Fratelli d'Italia a Palermo.

I carabinieri del comando provinciale di Palermo, alle prime luci dell’alba di oggi, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Walter Turturici del Tribunale di Palermo. L’inchiesta, condotta dai Carabinieri e coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio De Lucia, coinvolge Gregorio Marchese, figlio di Filippo Marchese, della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, il consulente d’azienda Achille Andò e Girolamo Russo detto Mimmo, l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, per anni a capo della commissione urbanistica del Comune di Palermo.

Manette per Girolamo Russo e sottoposti agli arresti domiciliari Gregorio Marchese e Achille Andò.

L’indagine su Mimmo Russo a Palermo, le intercettazioni

L’indagine nasce da alcune intercettazioni di un gruppo d’imprenditori impegnati nella realizzazione di un centro commerciale. Ed è emersa così, secondo la procura di Palermo, l’esistenza di un comitato d’interessi, con al centro Mimmo Russo, formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi. Secondo l’accusa, l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, si sarebbe “adoperato per l’approvazione di una variante al piano regolatore” che sarebbe servita a riclassificare in area commerciale un terreno “verde agricolo”, da destinare alla costruzione di un ipermercato nel quartiere Roccella.

Lo scopo finale di questa manovra, secondo il gip Walter Turturici, sarebbe stato quello di “consentire a Russo di appuntarsi il merito della costruzione del centro commerciale con gli imprenditori e i professionisti interessati, in cambio del quale avrebbe potuto promettere assunzioni nel medesimo centro commerciale in occasione delle elezioni comunali del 2022, alle quali si è presentato come candidato”.

Chi è Girolamo Russo

Palermitano classe 1955, Girolamo Russo, detto “Mimmo”, è un volto noto della politica del capoluogo siciliano, prima consigliere di circoscrizione poi in comune dal 2001 al 2022. Ha cambiato più volte appartenenza politica ma, tranne una breve parentesi in cui ha fatto parte del movimento “Palermo 2022” che sosteneva Leoluca Orlando, ha militato sempre nelle file della destra, approdando infine in Fratelli d’Italia. Alle scorse elezioni amministrative, con la sua lista a sostegno del sindaco Lagalla, si è fermato a 805 voti (il 4,05 per cento), non riuscendo a entrare in Sala delle Lapidi. Per anni è stato presidente della Commissione urbanistica del consiglio comunale di Palermo e proprio in questo ruolo, secondo l’accusa, si sarebbe messo a disposizione di persone vicine alla mafia per pilotare appalti e garantire concessioni.

L’anno scorso Russo era stato assolto insieme a Giovanni Geloso dall’accusa di aver intascato illegittimamente 200mila euro di rimborsi dal Comune.

Le accuse dei pentiti

Sono una decina i pentiti che accusano Mimmo Russo, provenienti da diversi mandamenti palermitani. Dallo Zen, dove Russo avrebbe stretto un patto elettorale col boss Sandro Diele, dal Borgo Vecchio, dove l’ex consigliere comunale di FdI, secondo i collaboratori, vantava rapporti con Salvatore Cucuzza. Di Mimmo Russo parla anche il pentito Fabio Manno: “Tutto il Borgo dava i voti a Mimmo Russo perché lui prometteva i posti di lavoro”. Allo Zen, secondo le accuse del collaboratore di giustizia Salvatore Giordano, il candidato si era offerto di pagare la festa del quartiere in cambio dell’appoggio elettorale. Altri pentiti, inoltre, confermano la messa a disposizione del Caf gestito da Russo, circostanza confermata dal pentito Antonino Siragusa, che è riuscito in questo modo a uscire dal carcere.

Il “giro” di interessi tra Russo, Marchese e Andò

A Gregorio Marchese, il gip contesta, in concorso con Massimo Pinzauti, procuratore generale della società Sipet Srl, minacce a Vito Abate per rinunciare al proprio credito professionale vantato nei confronti della Sipet srl, procurandosi quindi un ingiusto profitto con pari danno per Abate. Pinzauti e Russo avrebbero costretto Saverio Provenzano a rinunciare al proprio credito professionale di 9.000 euro vantato, accontentandosi di soli 1.000 euro.

Il gip contesta a Marchese, Andò e Russo, quale presidente della Commissione Urbanistica del Consiglio comunale di Palermo, anche l’essersi fatti promettere da Giuseppe e Achille Andò un numero imprecisato di voti in vista delle elezioni comunali del 2022, in cambio delle quali Mimmo Russo avrebbe indirizzato sistematicamente in loro favore i propri poteri di consigliere comunale, anche commettendo atti contrari ai doveri di ufficio, precisamente carpendo informazioni da dirigenti e funzionari degli uffici del Comune addetti alle attività produttive ed all’urbanistica, inducendoli ad adottare provvedimenti favorevoli nei confronti delle società “Building Plot I srl” e “Building Plot II srl”, di cui Speciale e gli Andò erano consulenti.

Le società avevano avanzato all’Ufficio Urbanistica un’istanza di permesso di costruzione di un centro commerciale a Roccella e di mutamento della destinazione urbanistica da verde agricolo ad area commerciale, riuscendo a ottenere da Maneri, dirigente Capo dell’Area Tecnica della Riqualificazione Urbana e della Pianificazione Urbanistica, copia di una bozza del provvedimento di risposta all’istanza avanzata dalle predette società, bozza che, in violazione del segreto di ufficio, Russo avrebbe trasmesso agli Andò affinché la modificassero in senso favorevole alle società “Building Plot I srl” e “Building Plot II srl” per poi ri-sottoporla a Maneri. Russo si sarebbe anche attivato, sia nei pubblici ufficiali competenti del Comune di Palermo sia in prima persona come consigliere comunale, affinché venisse impressa destinazione di parco urbano ad alcuni terreni di proprietà della società Panormus srl, società degli Andò ad Altarello – Fondo Micciulla, in modo che fossero soggetti a espropriazione in cambio del pagamento un indennizzo da parte del Comune.

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Denaro, buoni benzina e generi alimentari in cambio di voti

Nello specifico, nei confronti Girolamo Russo è stato contestato di aver promesso e fornito posti di lavoro ad appartenenti a Cosa nostra, ai loro familiari e a persone comunque da essi indicate, in cooperative e associazioni finanziate con fondi pubblici, tra cui la Social Trinacria Onlus, garantendo indirettamente così a Cosa Nostra il controllo di tali attività economiche e mettendo a disposizione il proprio ufficio CAF, sito in corso Scinà 66, per lo svolgimento di periodi di affidamento in prova ai servizi sociali, al fine di ottenere la scarcerazione di soggetti appartenenti a Cosa nostra.

Contestata a Russo anche la consegna a soggetti appartenenti a Cosa nostra somme di denaro, buoni benzina, generi alimentari e altre utilità, da utilizzare per l’acquisto di voti in modo da assicurare a Cosa nostra il controllo di quest’ultimo in occasione delle elezioni comunali e regionali e inoltre di aver promesso e fornito a mafiosi l’erogazione di finanziamenti pubblici per il pagamento delle spese delle feste di quartiere da essi organizzate, accrescendone quindi l’influenza nella popolazione.

Contesta anche l’esecuzione delle volontà di esponenti mafiosi di vertice, anche durante la loro detenzione, promettendo posti di lavoro ai loro familiari e a persone da essi indicate. Il gip inoltre ritiene, sulla scorta delle indagini eseguite e dei riscontri ottenuti, che Russo si sia prestato, in qualità di presidente della Commissione Urbanistica del consiglio comunale di Palermo, alla soddisfazione di interessi espressi da soggetti notoriamente vicini ad esponenti mafiosi, consentendo il controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici.

Russo, sempre sulla base di quanto scritto dal gip, avrebbe con il suo operato rafforzato il prestigio e l’operatività di Cosa nostra e in particolare delle articolazioni di Borgo Vecchio, ZEN, Porta Nuova, Marinella, Partanna, Corso dei Mille, Brancaccio e Roccella, assicurando ai loro appartenenti il conseguimento di fondi pubblici e di posti di lavoro, il controllo di attività economiche del terzo settore, l’infiltrazione nella burocrazia del Comune di Palermo, il controllo dei voti, la neutralizzazione del regime detentivo. Quale candidato alle elezioni tenutesi il 28/10/2012 per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana, avrebbe ottenuto o comunque accettato da Sandro Diele, soggetto di vertice della articolazione di Cosa nostra del quartiere Zen, la promessa di voti in proprio favore, in cambio della erogazione di somme di denaro e di buoni benzina.

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