Palermo, corruzione e scambio di voti: arrestato Mimmo Russo

NOMI | Palermo, mafia e corruzione: arrestato ex consigliere Mimmo Russo

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NOMI | Palermo, mafia e corruzione: arrestato ex consigliere Mimmo Russo

Redazione  |
martedì 09 Aprile 2024

Tre gli indagati dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo. Ecco di cosa è accusato l'ex consigliere comunale.

I carabinieri del comando Provinciale di Palermo, alle prime luci dell’alba di oggi, hanno arrestato 3 persone (una in carcere, due ai domiciliari) per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, traffico di influenze illecite aggravato dall’aver favorito l’associazione mafiosa. Tra gli arrestati c’è anche Mimmo Russo, ex consigliere comunale ed ex presidente della commissione Urbanistica di Palermo: sarebbe al centro di un presunto “scambio di voti” in cambio di assunzioni. Indagati e posti ai domiciliari Gregorio Marchese e Achille Andò, il primo figlio dello storico capomafia Filippo Marchese e il secondo ritenuto membro di una loggia massonica.

A emettere l’ordinanza di custodia cautelare a carico degli indagati è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Corruzione, scambio di voti e mafia: arrestato Mimmo Russo

Il provvedimento restrittivo scaturisce dalle indagini condotte dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo, nel periodo 2020/2023, su delega della Dda di Palermo. Tali indagini hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario, sostanzialmente accolto nella suindicata ordinanza cautelare, in ordine al rapporto di reciproca convenienza esistente tra il sindacalista, amministratore locale del Comune metropolitano, in carica sino al giugno del 2022, ed esponenti di “Cosa nostra” palermitana.

Cosa è emerso dalle indagini

Dalle indagini su Mimmo Russo e gli altri due arrestati sarebbe emersa l’esistenza di un “comitato di interessi“, di cui faceva parte anche Andò, impegnato nella costruzione di un centro commerciale nel capoluogo siciliano.

L’esponente politico, secondo gli inquirenti, si sarebbe:

  • adoperato in favore dell’approvazione di una variante al Piano Regolatore cittadino, tesa a modificare da “verde agricolo” ad “area commerciale” la destinazione dei terreni sui quali avrebbe dovuto sorgere la struttura;
  • avrebbe ottenuto – come contro partita – un cospicuo numero di assunzioni nel centro commerciale, da promettere a soggetti legati alla criminalità organizzata, in cambio del sostegno elettorale dell’organizzazione mafiosa.

L’indagine ha svelato anche le pesanti ingerenze che Mimmo Russo esercitava nei confronti della società che gestisce l’ippodromo di Palermo, condizionandone l’operato affinché si piegasse al volere dei suoi referenti mafiosi e concorrendo con questi ultimi nella commissione di estorsioni aggravate, ai danni di liberi professionisti che avevano svolto incarichi per conto di quella realtà economico-sportiva e che sono stati costretti, con la minaccia, a rinunciare, in tutto o in parte, al loro compenso.

L’inchiesta, infine, ha ricostruito la promessa ottenuta dal politico di un pacchetto di assunzioni in una società che si occupa della grande distribuzione alimentare, in cambio di agevolazioni negli uffici del Comune di Palermo e di un incarico di sottogoverno da attribuire a un rappresentante della medesima società commerciale.

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