Voti di scambio a Palermo, Mimmo Russo e il centro commerciale

Tutto per i voti, lavoro “sicuro” alla Conad e non solo: Mimmo Russo attento anche ai matrimoni

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Tutto per i voti, lavoro “sicuro” alla Conad e non solo: Mimmo Russo attento anche ai matrimoni

Roberto Greco  |
martedì 09 Aprile 2024

Le intercettazioni rivelano la strategia adottata dall'ex consigliere di Palermo per "comprare" voti e assicurarsi il controllo soprattutto sulla zona di Brancaccio.

I voti di scambio a Palermo in cambio di favori e posti di lavoro. L’indagine condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio De Lucia, che coinvolge Gregorio Marchese, figlio di Filippo Marchese, della famiglia mafiosa di corso dei Mille, il consulente d’azienda Achille Andò e Girolamo Russo detto Mimmo, l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, per anni a capo della commissione urbanistica del Comune di Palermo, nasce da alcune intercettazioni di un gruppo d’imprenditori impegnati nella realizzazione di un centro commerciale e, secondo la Procura di Palermo, l’esistenza di un comitato d’interessi, con al centro Mimmo Russo, formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi.

Secondo l’accusa, l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, avrebbe operato “al fine di appuntarsi il merito della costruzione del centro commerciale con gli imprenditori e i professionisti interessati, in cambio del quale avrebbe potuto promettere assunzioni presso il medesimo centro commerciale in occasione delle elezioni comunali del 2022, alle quali si è presentato come candidato”.

Voti di scambio a Palermo, Mimmo Russo e il centro commerciale

Secondo il giudice per le indagini preliminari Turturici, sulla base dell’attività investigativa eseguita dall’Arma, Girolamo Russo, con l’approssimarsi della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Palermo al quale era candidato, si sarebbe avvicinato a due bagheresi, Francesco Tomasello e Antonio Prestigiacomo. Questi avrebbero promesso a Mimmo Russo un pacchetto di posti di lavoro in alcuni supermercati della catena Conad che stavano per aprire a Palermo.

In tal modo, Russo avrebbe potuto promettere delle assunzioni in cambio di voti. Una volta eletto, Russo avrebbe poi favorito la nomina di Tomasello in un incarico di sottogoverno e, comunque, avrebbe aperto loro tutte le porte dell’apparato comunale. I due avrebbero promesso posti di lavoro per conto del gruppo imprenditoriale “La Piana”, nonostante non rivestissero all’interno di esso alcun incarico formale anche perché Tomasello, sulla base dell’accertamento eseguito nella banca dati dell’INPS, risultava essere dipendente del Ministero della Pubblica istruzione fino al marzo 2022.

Voti e favori a Palermo, gli affari tra Russo, Prestigiacomo e Tomasello

Antonio Prestigiacomo, presidente del consiglio di amministrazione della società “Pasta D’Amato SRL” con sede in Santa Flavia, risulta essere stato sottoposto in data 26/09/2001 alla misura degli arresti domiciliari per simulazione di reato, false informazioni rese all’autorità giudiziaria, false comunicazioni ed illegale ripartizione di utili o di acconti sui dividendi e violazione della disciplina del fallimento – bancarotta fraudolenta. Ciononostante, operava nell’ambito del gruppo “La Piana”, come emerge anche da una telefonata, registrata dagli investigatori, in cui nel dialogo con Filippo Sparacino, amministratore del gruppo “La Piana”, si pianificava l’apertura di un nuovo punto vendita nel quartiere di Brancaccio.

Prestigiacomo avrebbe esternato non pochi dubbi circa l’espansione commerciale in un quartiere definito “brutto”, verosimilmente a causa della pervasiva presenza della criminalità organizzata. Filippo Sparacino non si preoccupava della nomea del quartiere, che peraltro riteneva essere migliorata rispetto agli anni passati, dando prevalenza invece alle prospettive economiche: “…No no no, secondo me può funzionare… come discount…”. Filippo Sparacino è l’amministratore unico delle società “Prime Ret Ail Srl” e “GF Superemercati s.r.l.”, nonché presidente del consiglio di amministrazione della società “Ceresi SRL”, società attive nel settore della grande distribuzione organizzata che costituiscono il punto di riferimento, per la provincia di Palermo, del marchio “Conad”.

Pur non essendo emerso dalle indagini che già all’epoca vi fosse un patto con Prestigiacomo e Tomasello, fin dal gennaio 2022 era emerso che Mimmo Russo contasse sulla possibilità di promettere posti di lavoro nei supermercati Conad.

Gli incontri al bar Albatros

Il 21 gennaio 2022, al Bar Albatros, luogo prediletto dal politico per la realizzazione d’incontri elettorali, Russo avrebbe incontrato Filippo Adelfio e il figlio Giovanni.
I tre, nel corso di una conversazione intercettata dagli investigatori Filippo Adelfio caldeggiava con il consigliere un posto di lavoro per il figlio. Mimmo Russo si rendeva disponibile ad accogliere questa richiesta offrendo un impiego nei supermercati Conad dicendo “a marzo ho qualche posto alla Conad qualche posto al Conad… questo… al momento ho questo”. A fronte di quest’offerta Russo avrebbe chiesto senza riserve una contropartita consistente in voti in suo favore alle successive elezioni comunali.

Nella seconda parte della conversazione il consigliere Russo avrebbe legato in maniera inequivocabile la disponibilità a procurare un posto di lavoro ad Adelfio alla promessa di voti per le successive elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Palermo. Sapendo che Giovanni Adelfio si sarebbe dovuto a breve sposare, Russo avrebbe preso spunto dal numero d’invitati al suo matrimonio per chiedere ai suoi interlocutori almeno 50 voti: “Li devi invitare cento persone? Cento persone li devi invitare a questo matrimonio?… cinquanta cinquanta a sezione me li vuoi dare… e mi dai i voti?”. Filippo Adelfio prometteva nell’occasione i voti delle persone che gli erano più vicine: “Dico, ma una speranza per gli stretti c’è (…) per gli stretti stretti una speranza c’è… arrivi a prendere cinquanta, se poi sono quarantasette non succede niente”.


In modo davvero spregiudicato Russo minacciava di fare licenziare il lavoratore qualora non fossero stati rispettati i patti in termini di raccolta voti: “Uno, sette e due dieci… mi servono dieci, quindici, venti… uno… un mese… dalle elezioni e li avvio a lavorare… contratto a un anno, chi è che sgarra è fuori… non la perdono a nessuno ah”. Filippo Adelfio, quindi, dava segno di aver chiaramente recepito il messaggio: “Vieni qua o papà… vedi che se perde padre Pio, l’indomani ve ne andate a casa”. Se Russo non avesse vinto le elezioni, quindi, alla scadenza dell’anno il contratto di lavoro non sarebbe stato rinnovato.

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150 assunzioni in cambio del voto

Nel corso delle diverse intercettazioni, gli investigatori si sono resi conto che si trattava, nel suo insieme, dell’assunzione di 150 lavoratori da immettere in una grossa attività commerciale da aprire a Brancaccio. Considerata l’ingente forza lavoro da immettere in questa nuova attività commerciale, s’intravedeva la possibilità di sostenere la candidatura di Mimmo Russo anche alle elezioni regionali.

La merce di scambio proposta per ottenere il serbatoio di assunzioni concernenti i supermercati Conad, sempre secondo il gip, prevedeva che Russo, sfruttando le sue esistenti, o asserite, relazioni con i burocrati dei vari settori del Comune di Palermo, utilizzasse come scambio la propria mediazione, consistente nel facilitare il gruppo “La Piana” nelle pratiche amministrative inerenti l’espansione commerciale sul territorio palermitano. Tutto ciò per pretendere l’ottenimento di voti in proprio favore quale candidato alle elezioni del 13 giugno 2022 per il rinnovo del Consiglio comunale di Palermo.

Avrebbe promesso, inoltre, a Patrizio Maria Cipolla la sua intercessione presso il suo datore di lavoro, Michele Cimino, al tempo Presidente del cda della società AMAT spa, affinché lo agevolasse nel superamento di un concorso interno, promessa che Cipolla avrebbe accettato in cambio del voto proprio e dell’impegno a procurarne altri.

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