"La Famiglia", il gioco da tavolo su Cosa nostra finisce all'Ars

“La Famiglia”, il gioco da tavolo su Cosa nostra finisce all’Ars. Burtone: “Normalizza dolori della Sicilia”

“La Famiglia”, il gioco da tavolo su Cosa nostra finisce all’Ars. Burtone: “Normalizza dolori della Sicilia”

Simone Olivelli  |
giovedì 13 Febbraio 2025

Il Partito democratico, con primo firmatario il deputato Giovanni Burtone, ha presentato un'interrogazione parlamentare er chiedere al governo Schifani se la Regione abbia in mente di intraprendere qualche iniziativa a tutela dell'immagine della Sicilia.

La Sicilia e Cosa nostra. L’accostamento, che già tante volte ha fatto discutere per l’appiattimento dell’immagine di una terra in cui la mafia ha avuto e ha un’influenza profonda nella vita sociale, ma che non è solo fatta di criminalità organizzata, torna al centro di una polemica con la messa in commercio del gioco da tavolo La Famiglia – The Great Mafia War. Il caso, che è finito già al centro della stampa nazionale e internazionale, arriverà presto all’Assemblea regionale siciliana. Il Partito democratico, con primo firmatario il deputato Giovanni Burtone, ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo Schifani se la Regione abbia in mente di intraprendere qualche iniziativa a tutela dell’immagine della Sicilia.

La lotta tra i mandamenti

Il gioco da tavolo è prodotto dall’azienda tedesca Boardgame Atelier, che nel 2024 si è aggiudicato l’As d’Or, tra i principali riconoscimenti del settore. “Negli anni Ottanta, in Sicilia infuriò una battaglia spietata che sarebbe poi passata alla storia come la grande guerra di mafia – si legge in una delle presentazioni rintracciabili nei siti di e-commerce, su cui è possibile acquistare La Famiglia a prezzi che in alcuni casi superano i cento euro – Diverse famiglie mafiose combatterono tra loro e tra loro per la supremazia nell’Italia meridionale”.

Con un tabellone da gioco che vede l’isola divisa, in modo un po’ approssimativo, dal punto di vista della geografia mafiosa negli anni in cui i Corleonesi arrivarono ai vertici di Cosa nostra, La Famiglia prevede il coinvolgimento di quattro giocatori divisi in due squadre. “Sei diverse famiglie mafiose, ognuna con abilità speciali, sono a tua disposizione”, si legge nella descrizione, dove si specifica che grazie all’uso delle bombe si potrà ambire a conquistare quante più aree possibili. “La squadra che combina e coordina meglio le sue abilità dominerà finalmente la Sicilia”. Il gioco, che prevede anche una parte di strategia con gli affari che passano anche dalla gestione di laboratori di raffinazione della droga, si basa anche sull’uso di carte dove sono raffigurati personaggi come Salvatore e Bernardo. Nomi che senza difficoltà è facile ricondurre a Totò Riina e Bernardo Provenzano.

Le critiche di Maria Falcone

A esprimersi sulla diffusione del gioco da tavolo è stata Maria Falcone, la sorella del giudice ucciso nella strage di Capaci. Le sue parole sono state riprese nell’interrogazione di Burtone.

“Non capisco come sia possibile che qualcuno abbia pensato a un gioco simile, che gioca con i sentimenti di chi ha ha perso la vita per servire lo Stato. Non comprendo certe cose che hanno creato tanta sofferenza in Sicilia e che fanno riferimento al dolore di tante persone. La mafia ha creato solo morte. Le stragi del 1992 sono state un momento di rivoluzione della società civile, per quello che avevano distrutto con la morte di Falcone e Borsellino che con il maxi-processo avevano fermato l’avanzata della mafia. Pensate a un gioco simile offende la memoria di tutte quelle che persone hanno dato il loro contributo per rendere questa terra libera”, ha dichiarato Maria Falcone al Corriere della Sera.

Nel testo dell’interrogazione, Burtone e i colleghi dem sottolineando di condividere “la disapprovazione sulla realizzazione e diffusione del gioco da tavola, il quale rischia di banalizzare e normalizzare la dolorosa storia siciliana, il sacrificio di tutti coloro che hanno perso la vita per contrastare la mafia, nonché la pericolosità di un fenomeno, ancora non debellato, e contro il quale è necessario diffondere valori e messaggi impliciti ed espliciti diametralmente opposti a quelli rappresentati da La Famiglia – The Great Mafia War, in cui non vengano esaltati modelli criminali”.

Le scuse dell’ideatore

A esprimersi dopo lo scoppio della polemica è stato anche Maximilian Maria Thiel, il disegnatore del gioco. “Prima di tutto mi dispiace molto se qualcuno si sente ferito o offeso da questa partita – sono le parole riportate dal Guardian – Non era questa la nostra intenzione. In questo gioco, solo i mafiosi si uccidono a vicenda. Quindi non vedo il problema, a parte il tema, che per alcuni sembra essere un fattore scatenante. Inoltre, il gioco è volutamente mantenuto molto astratto in modo che questi omicidi non vengano resi consapevoli nel gioco”.

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