Sicilia, sempre più Comuni sull’orlo del dissesto finanziario - QdS

Sicilia, sempre più Comuni sull’orlo del dissesto finanziario

Paola Giordano

Sicilia, sempre più Comuni sull’orlo del dissesto finanziario

lunedì 19 Ottobre 2020

Come confermato dal segretario di AnciSicilia Alvano, la minaccia del default incombe sui sindaci siciliani: al trenta settembre 46 Municipi avevano avviato una procedura di dissesto. Un numero che rischia di crescere ancora

PALERMO – Dopo la prima parte dell’approfondimento dedicato ai conti dei Comuni (pubblicata martedì 13 ottobre), continuiamo ad analizzare la situazione economico-finanziaria che interessa numerose realtà siciliane. Perché se le famiglie spesso non riescono ad arrivare a fine mese, gli Enti locali non ce la fanno ad arrivare a fine anno. Uno su tre, infatti, si trova in condizioni finanziarie precarie, come confermato in svariate occasioni anche dal segretario generale di Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano.

I numeri, del resto, parlano chiaro: secondo gli ultimi dati – aggiornati al 30 settembre – resi noti dall’assessorato regionale delle Autonomie locali, sono 46 gli Enti ad aver avviato una procedura di dissesto. Un Comune su dieci, insomma. In tale conteggio non è compreso il Libero consorzio di Siracusa, in quanto Ente territoriale di secondo livello che ha sostituito la provincia regionale, di cui assorbe le funzioni. E non rientrano neanche i Comuni iblei di Comiso e Ispica, poiché sono da poco venuti fuori dal default.

Se con cinque Comuni su dodici Siracusa detiene il primato – negativo – della provincia con la percentuale più alta di dissesti (il 23,8), gli Enti locali del trapanese risultano quelli con i conti meno “ballerini”: solo un Comune (Castelvetrano) su 24 ha dichiarato il default (in termini percentuali il 4,2 per cento del totale). Anche nel ragusano vi è un solo Comune in dissesto ma in termini percentuali esso rappresenta l’8,4 per cento dei dodici Enti sparsi nella provincia geografica.

Meno critica risulta anche la situazione dei Comuni messinesi, dove solo sei Enti su 108 (il 5,6 per cento) hanno dovuto deporre le calcolatrici in favore di un’amministrazione controllata. Nel palermitano e nel catanese, invece, vi è in valore assoluto il numero più cospicuo di Comuni finiti sul lastrico: 12 e 11 (tra cui la stessa città di Catania) sono rispettivamente gli Enti che hanno avviato la procedura di dissesto. Che rapportati al numero totale di Comuni (82 nel palermitano, 58 nel catanese) vuol dire il 14,6 e il 19 per cento.

Un “bilancio” complessivamente sconfortante, insomma, che i risvolti della pandemia hanno peggiorato: la sospensione o il rinvio del pagamento dei tributi locali ha dato, per esempio, il colpo di grazia a molti Municipi che si sono ritrovati con tanti soldi in meno in cassa. Un po’ di respiro dovrebbe arrivare con l’intesa raggiunta tra la Regione siciliana e l’Anci sul Fondo perequativo di 300 milioni di euro, che la Legge di Stabilità regionale ha accantonato per consentire ai Comuni di compensare le minori entrate determinate dalla riduzione dei tributi locali e dei canoni che gravano sugli operatori economici come ristoranti, bar e attività turistiche. Ancora però di questi 300 milioni non vi è traccia nelle casse comunali. In compenso, è arrivata la decisione del Governo regionale di posticipare i termini per l’approvazione del Bilancio di previsione. Soluzione che è stata salutata con grande soddisfazione dai rappresentanti di Anci Sicilia, preoccupati per la tenuta dei Comuni e per il loro futuro.

“Esprimiamo il nostro apprezzamento – ha detto Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia e sindaco di Palermo – per la decisione del Governo di prorogare il termine per l’approvazione dei Bilanci di previsione al 31 ottobre 2020. Ci auguriamo che adesso, anche con l’intervento della Regione siciliana, si possano dare certezze sui trasferimenti ai Comuni e tra questi in particolare sui 300 milioni del Fondo perequativo che può consentire una riduzione dei tributi in favore degli operatori economici dell’Isola”.

“I Comuni – ha precisato Orlando – vivono una condizione che, anche a causa dei limiti della capacità amministrativa e fiscale dei territori e di specifici fattori quali l’efficienza del sistema di riscossione dei tributi e della gestione integrata dei rifiuti, la difficile applicazione delle norme in materia di fiscalità locale e la ridotta capacità assunzionale, ha determinato, con il protrarsi degli anni, una vera e propria ‘crisi’ del sistema delle Autonomie locali”.

Per Anci Sicilia, disporre di un ulteriore intervallo temporale per assicurare il rispetto dei principi contabili che sovrintendono alla determinazione delle tariffe “potrà servire certamente ad assicurare la riduzione o l’esenzione dei tributi locali dovuti alle tante imprese, messe in ginocchio dai gravi effetti economici scaturiti dalla pandemia da Covid-19”.

Ma il dubbio che la proroga alle scadenze per gli adempimenti fiscali sia effettivamente un aiuto per gli Enti locali sorge: continuare a procrastinare posticipa la ricerca – e l’attuazione – della soluzione al problema spinoso dei conti perennemente in rosso degli Enti locali. E i Comuni siciliani non possono più permettersi di rimandare.

Il presidente Antonio Decaro: “Siamo i più efficienti investitori pubblici”

PALERMO – I difficili mesi del lockdown, con i sindaci in prima linea nella gestione dell’emergenza e nel dare fiducia ai cittadini, ma anche le sfide della ricostruzione con il Recovery plan da portare avanti con il supporto essenziale di sindaci ed amministratori locali: questi i temi trattati durante i lavori del Consiglio nazionale Anci, riunitosi per la prima volta dopo i lunghi mesi della pandemia in teleconferenza giovedì 15 ottobre.

“La fase di ricostruzione che sarà avviata con il Recovery plan – ha precisato il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro – non può non passare dalle competenze e dai Comuni stessi che, come testimonia la storia, sono stati il vero motore della ripartenza. Questa fase ci riguarda per due motivi fondamentali: i Comuni sono i principali e più efficienti investitori pubblici con indici di spesa e risultato di gran lunga superiori agli altri livelli di governo; inoltre, le linee di sviluppo individuate dalla Ue coincidono con le 10 azioni di sistema per il rilancio del Paese presentate dall’Anci, dalle misure per la mobilità sostenibile ad un piano per la digitalizzazione del Paese”.

Dopo il dettagliato excursus sui mesi della pandemia che hanno visto i sindaci molto impegnati a gestire l’emergenza, dando speranza alle comunità e garantendo i servizi, dal presidente Decaro è arrivata anche l’indicazione sulle prossime battaglie da condurre in vista della Legge di bilancio 2021: “Vogliamo arrivare a una perequazione verticale, da realizzare con le risorse statali, e chiediamo di mantenere il tavolo di monitoraggio delle minori entrate per il 2021, quando subiremo anche una flessione Irpef”.

“I Comuni – ha aggiunto il vice presidente vicario di Anci, Roberto Pella – hanno svolto un lavoro molto difficile in questi mesi, nel corso dei quali hanno instaurato un dialogo e un confronto continuo con il governo e i diversi livelli istituzionali per la tenuta del nostro paese. Oggi però è necessario rivedere l’intero palinsesto del debito pubblico dei Comuni nello spirito di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali perché questo permetterebbe di sprigionare risorse e strumenti fondamentali per la ripresa dei Comuni e dei territori”.

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