La Monachella, lo spiddu del Teatro Massimo - QdS

La Monachella, lo spiddu del Teatro Massimo

Chiara Spampinato

La Monachella, lo spiddu del Teatro Massimo

sabato 19 Febbraio 2022

Quando il teatro venne costruito si narra che venne per errore profanata una tomba, quella di una suora

In Sicilia certo non mancano storie e leggende legate a fatti misteriosi e soprannaturali, tra queste, una bizzarra, narra la storia del fantasma di una suora che vagherebbe tra le maestosità e fronzoli dell’imponente e famoso Teatro Massimo di Palermo.

Quando questo venne costruito, nell’antica area di Porta Maqueda, per fargli posto, vennero abbattuti non meno di tre edifici di culto. Si trattava della chiesa di Sant’Agata, la chiesa delle Stimmate e la chiesa di San Giuliano, con i loro rispettivi monasteri.

In questi erano anche custoditi i sepolcri di preti e suore, ognuno del suo ordine. Durante le demolizioni, proprio nell’area dei defunti, si narra che venne per errore profanata una tomba, quella di una suora, pare si trattasse della badessa, ovvero la madre superiora, di uno dei Monasteri.

Lo spirito adirato della defunta, non avendo gradito l’oltraggio maledisse per vendetta il teatro, provocando numerosi e frequenti intoppi durante i lavori di costruzione prima, durante il restauro poi, e nel mentre anche scherzetti di cattivo gusto ed apparizioni ad operai, attori ed attrici e cantanti tra i corridoi e le imponenti sale dell’edificio.

Tra i “dispetti” più accertati e tramandati vi è la strana casistica per cui ogni scettico che non creda all’esistenza dello spettro inciampi o meglio “attruppicchi” al primo gradino della rampa della scalinata principale o le spaventose apparizioni nella famosa sala degli specchi che avrebbero tolto la voce ad una celebre cantante pochi minuti prima della sua entrata in scena.

La lunga fase di progettazione dell’ambizioso teatro, iniziata nel gennaio del 1875, volle più di ventitré anni, tra intoppi vari e fu inaugurato solo nel maggio del 1897 con il “Falstaff” di Giuseppe Verdi, ma tra vari interventi, abbellimenti decorativi e svariate migliorie vi fu una nuova improvvisa e lunga chiusura che durò curiosamente altri ventitré anni, un numero ricorrente nella storia di questo teatro, più ufficialmente del Teatro Massimo Vittorio Emanuele, tra i teatri lirici più importanti di Italia!

Ovviamente e tradizionalmente, ogni difficoltà che presentò la sua ultimazione e poi la sua messa in funzione, venne imputata allo spirito inquieto della suora badessa che lo maledisse, tanto che a scongiurare la sua ira, pare possa fungere da conforto al suo spirito inquieto, la frase che capeggia sul frontone della facciata di ingresso “l’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”

Quasi a giustificare l’empietà della profanazione di tombe e simulacri, ma non bastò e le apparizioni e l’aria spettrale regnano ancora oggi!

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