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Madonie, disastro viabilità, strade chiuse tra frane e dissesti

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Madonie, disastro viabilità, strade chiuse tra frane e dissesti

Vincenzo Lapunzina  |
domenica 06 Febbraio 2022

Il sistema viario delle alte Madonie è al collasso e le strade “formalmente aperte” non sono percorribili in sicurezza, smottamenti e frame rappresentano un grave pericolo

Il sistema viario delle alte Madonie è al collasso e le strade “formalmente aperte” non sono percorribili in sicurezza, smottamenti e frame rappresentano un grave pericolo, alla stregua di suidi e daini che improvvisamente sbucano da ogni dove.

Viabilità in crisi

Percorrere la SS 120, dallo svincolo di Tremonzelli a Nicosia, per esempio, è uno slalom, salvo imbattersi, subito dopo Gangi in una frana di gigantesche proporzioni che ha costretto l’Anas a predisporre una “cintura  di servizio” che da temporanea è passata a definitiva. La soluzione sarebbe quella di realizzare un viadotto, passante sulla rovinosa frana. Dal 2009 l’Anas studia l’evento, sono stati già investiti circa 300 mila euro per i sondaggi propedeutici alla stesura del progetto. Pare che, la soluzione sarebbe quella del viadotto che colleghi le due parti solide del costone. L’Anas dovrà investire oltre 15 milioni di euro per la realizzazione dell’opera, intanto sono trascorsi oltre 13 anni dall’evento calamitoso.

La ss120

La SS 120 è come una lisca di pesce, da cui dirama tutta la viabilità secondaria, di proprietà dell’ex Provincia di Palermo, nel caso delle alte Madonie e che collega i comuni e le contrade, ovvero, le strade provinciali, meglio conosciute come SP.
Dalla SS 120 si snodano anche diverse strade intercomunali/rurali che fanno capo alla Regione Siciliana, una rete viaria dissestata e pericolosa.
È anche sbocco di altre strade statali, la SS 643, che collega lo svincolo di Scillato con Polizzi Generosa, attualmente è interessata da una frana, nel tratto che prende il nome di via Collesano, all’interno del centro abitato.
Passeranno mesi prima che verrà riaperta al transito. «Almeno sei», ha stimato Gandolfo Librizzi, primo cittadino di Polizzi Generosa.

La ss643

La SS 643 ha un valore strategico per la viabilità di tutta l’Isola, salita alla ribalta della cronaca in occasione della chiusura del viadotto Imera (2015).
La Protezione Civile regionale sta monitorando il costone, con l’ausilio di strumenti elettronici, per definire una strategia di intervento, non prima che lo smottamento si stabilizzi.
Sempre a Polizzi Generosa si registra un’altra annosa criticità. La SP 119 che collega il centro madonita con Piano Battaglia. La provinciale è chiusa al transito dal 2006 a seguito di un’ordinanza del sindaco del tempo, Salvatore Glorioso, che si è determinato a seguito della caduta di enormi massi dal costone, di proprietà del demanio regionale. Al responsabile della Viabilità dell’ex Provincia di Palermo non è rimasto altro da fare che prendere atto della comunicazione del sindaco e di disporre la segnaletica, da oltre 16 anni corrosa dagli agenti atmosferici.
Una frana al km 1+700 e un rischio imminente di caduta massi, al km 5, più grandi di un’utilitaria. Sarebbe una strage.

L’ira del sindaco di Polizzi

Nelle scorse ore abbiamo raccolto l’ira del sindaco di Polizzi Generosa, il quale lamenta l’impraticabilità della strada, a causa della neve, che da Portella Colla scende fino alla cava di Santa Croce. Sempre lungo la SP 119.
«È aperta è transitabile, – afferma Librizzi – non è formalmente chiusa quindi, non può lasciarsi piena di neve senza che sia anche utilizzata come via di emergenza per tutte le macchine che arrivano da Piano Battaglia da e per Piano Zucchi o Petralia Sottana».
La risposta della Protezione Civile della Citta Metropolitana di Palermo non si è fatta attendere. Come a dire, “non si può scendere da Portella Colla verso Polizzi, per le stesse ragioni per cui non si può salire”. Punto! «Le ordinanze vanno rispettate», puntualizza a QdS Giuseppe Benigno, neo responsabile dell’Ufficio metropolitano.

La protezione civile

All’ingresso della SP 119 i volontari della Protezione Civile, “attivati” dall’ex Provincia, bloccano gli automobilisti che si affidano al navigatore per raggiungere Piano Battaglia. «La strada è chiusa – dicono – a causa della caduta massi qualche chilometro più avanti. Per Piano Battaglia dovete raggiungere Petralia Sottana e salire lungo la SP 54».

Per la messa in sicurezza della SP 119, funzionale a raggiungere quello che resta della stazione sciistica madonita, ci sarebbero disponibili circa 3 milioni di euro. La Snai ha messo sul piatto 1,5 mln per la frana che insiste al km 1+700 e per altri rattoppi del manto stradale.
La Regione Siciliana, proprietaria del pericolosissimo costone, attraverso l’Ufficio del Commissario per il dissesto idrogeologico, avrebbe previsto altrettante risorse.

Dalla SS 120 si dirama anche una strada importante, soprattutto per i mezzi pesanti, collega la Frazione di Madonnuzza (Petralia Soprana) con la parte a valle di Petralia Sottana. Una circonvallazione che evitava ai mezzi pesanti di passare dentro il centro abitato di “Sottana” e rappresentava un’utile scorciatoia per le centinaia di automobilisti che la percorrevano ogni giorno.

Anche questa strada è stata chiusa, a tempo indeterminato, a causa di una frana che non si è presentata all’improvviso. Da anni si interviene “alla spicciolata”, senza trovare soluzioni definitive.
Nel territorio di Petralia Soprana raccogliamo la segnalazione di un imprenditore, titolare di una conosciutissima macelleria rurale. In attesa dell’intervento della Citta Metropolitana, ha provveduto con il suo trattore a sgombrare la strada da uno smottamento (un tratto di SP 62 tra le frazioni di Cipampini e Verdi). «Aspettavo delle consegne in azienda – riferisce a QdS – giovedì mattina sono stato costretto a liberarla parzialmente con il mio trattore. Quelli della Provincia sono venuti venerdì mattina, per fortuna, altrimenti con la mia attività questo fine settimana erano i guai».
«Siamo abbandonati da tutti – conclude l’imprenditore – per andare avanti ci dobbiamo rimboccare le maniche in tutti i sensi».

La questione Blufi

Il “corto” viaggio di QdS – al momento – termina sulla intercomunale 27, che collega Castellana Sicula a Blufi, sempre di proprietà della ex Provincia regionale di Palermo. Dal 24 dicembre scorso chiusa al transito a causa di una criticità riscontrata alla base del pilone n. 9, uno dei 18 che sorreggono il ponte Sant’Andrea.
Come anticipato da QdS il Dipartimento “metropolitano” alla Viabilità, per la realizzazione del progetto di messa in sicurezza del ponte, ha inoltrato una richiesta di disponibilità alle quattro Università siciliane.

L’unico Ente che ha risposto, declinando l’invito, è stata l’Università di Messina. Dalla prossima settimana si passa al “piano B”. Impegno formale di spesa, da inoltrare all’Ufficio finanziario, e, dalle informazioni assunte da QdS, invito a contrarre alle Università di Palermo, Catania e alla Kore di Enna. Nell’ipotesi di acquisizione di più disponibilità si valuterà quella economicamente più vantaggiosa per la Città Metropolitana.

Potrebbe accadere che, cosa probabile, nessuna delle Università sia interessata a partecipare alla “gara”, allora si passerebbe alla trattativa diretta con dei professionisti esterni.
Le cose si complicano e i tempi si allungano. I disagi permangono, nel silenzio assordante di chi dovrebbe indignarsi e non lo fa.
In Sicilia la mancata messa in sicurezza delle strade primarie (SS), secondarie (SP), intercomunali, rurali e delle autostrade non è legata alla mancanza di risorse.
Se la legge venisse rispettata la Regione Siciliana avrebbe a disposizione miliardi di euro da investire “nella esecuzione di lavori pubblici”.
Lo Stato, non applicando l’articolo 38 dello Statuto (in vigore) della Regione Siciliana, solo dal 1990 al 2015 – secondo un approfondito studio condotto dall’Università di Palermo –  avrebbe sottratto alla Sicilia 152 miliardi di euro.

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