Le inchieste del QdS sul dissesto idrogeologico
Problematiche che Qds.it, intervenuta attivamente all’interno dell’evento con le parole del suo redattore, Dario Raffaele, ha così racchiuso: “il dissesto idrogeologico è un problema comune a tutta la Sicilia causato dalle piogge torrenziali nella nostra regione, frutto del cambiamento climatico; le frane e gli smottamenti sono causati dagli incendi – dall’1 gennaio al 27 agosto sono andati in fumo 70 mila ettari di superficie – e, infine, il consumo di suolo è il terzo fattore decisivo”.
Il cemento, come nota Dario Raffaele, ha sbranato ben 600 ettari di suolo siciliano, tanto quanto quello consumato dalla regione Lombardia che rappresenta però un termine di paragone inappropriato perché ha il doppio degli abitanti della Sicilia. Si usa molto terreno dunque, invece di usufruire degli incentivi statali sulle ristrutturazioni che potrebbero rappresentare una soluzione o quantomeno una parziale risoluzione al problema.
La frana di Petralia Sottana
Spostandoci su Petralia Sottana, gli interventi del sindaco Neglia e di Fabio Torre forniscono un quadro esaustivo sui corsi e ricorsi storici segnati, in negativo, dal pedigree idrogeologico di quest’area.
“C’è preoccupazione perché sono stati giorni densi di ansia. Si tratta del riacuirsi di una frana storica – vecchia oltre 40 anni – che investe e divide in due il centro storico di Petralia. Ho personalmente vissuto ore dolorose, segnate da ordinanze di evacuazione di 27 persone, di edifici, per preservare l’incolumità di chi vi abita, oltre alla chiusura di luoghi di cultura come il museo Collisani” ha detto il sindaco Leonardo Iuri Neglia. “La frana è in evoluzione, siamo di fronte a un corpo in movimento che interessa il cuore del centro storico di Petralia. Registriamo una catena di assestamenti con i dissesti che procedono verso monte”.
Aspetti tecnici su cui ritorna il fratello di Alessandro Torre, Fabio Torre, che stringendosi idealmente ai suoi compaesani in questo momento critico, nota come “questi fenomeni franosi siano complessi e presuppongano uno studio che richiede tempo. Per il momento si sta cercando di individuare i percorsi dell’acqua – causa della frana – e come poterla drenare. Ci sono diverse abitazioni nell’area interessata dai fenomeni di dissesto, ma non si tratta di tutto il paese; è stata ripresa quella vecchia e (tristemente, ndr.) storica frana del 1977. Si stanno ripresentando le stesse situazioni di allora”.
L’intervento di Bruno Manfrè del dipartimento regionale Protezione civile
Infine, un contributo fondamentale arriva dal dottor Bruno Manfrè, del Dipartimento Regionale della Protezione Civile, in merito alle modalità d’intervento e di aiuto per gli evacuati e circa la capacità della Regione Sicilia di fronteggiare il problema.
“La vastità e l’entità dei dissesti hanno già portato la Presidenza del Consiglio alla deliberazione dello Stato di emergenza. Gli eventi che stiamo vivendo oggi manifestano quelli che sono gli effetti più subdoli delle piogge, riattivando movimenti franosi che si verificano a distanza di settimane se non di mesi. Occorrono studi e approfondimenti tecnici per comprendere come questi fenomeni si siano realizzati, e che tipologia di interventi possano essere allestiti per mettere in sicurezza questi luoghi, dove la Protezione Civile opera nella prima assistenza alla popolazione evacuata”.
In termini economici, poi, Manfré indica come al Dipartimento Regionale della Protezione Civile siano pervenuti 5 milioni di euro in riferimento alle circostanze di dissesto accadute a gennaio, per attuare interventi di ripristino che garantiscano le necessarie condizioni di sicurezza.
“Abbiamo anche avuto uno stanziamento di 6 milioni di euro per gli eventi dei mesi scorsi, a cui però si sono dovute aggiungere spese per 15 milioni di euro di interventi da parte delle amministrazioni coinvolte” ha infine aggiunto Bruno Manfré.
Una chiosa finale, al summit, arriva anche dal presidente del Parco delle Madonie, Angelo Merlino, in merito ai temi di coordinamento della prevenzione e ricostruzione ai dissesti.
“Il parco vuole e può assumere questo ruolo di coordinamento. La normativa non lo impone – le norme si possono cambiare, sono in evoluzione, anticipa Vincenzo Lapunzina, moderatore del summit – ma da parte nostra la volontà c’è, ma oltre le risorse economiche servono anche quelle legislative, devono andari di passo. La mancanza di coordinamento ha parecchio inciso nell’esperienza tragica degli incendi che i nostri territori hanno vissuto”.
“Per quanto riguarda gli incendi ci sono delle attività in fase di collaudo – ha aggiunto Merlino – allargate non solo al Parco, ma che coinvolgono sua Eccellenza il Vescovo e la Polizia di Stato. La prevenzione è importante, noi abbiamo presentato un documento congiunto di tutte le amministrazioni del Parco e di tutto il comprensorio madonita per non ripetere gli errori commessi nella passata stagione estiva”.

