Anniversario strage di Capaci, Mattarella ricorda Giovanni Falcone - QdS

Strage di Capaci, Mattarella ricorda Falcone: “Non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza”

Antonino Lo Re

Strage di Capaci, Mattarella ricorda Falcone: “Non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza”

lunedì 23 Maggio 2022

A Palermo, nel giorno del 30esimo anniversario della Strage di Capaci, è il momento di ricordare le vittime e l'importanza dell'impegno contro la mafia. Le parole del presidente Mattarella.

“Sono trascorsi 30 anni da quel terribile 23 maggio, quando la vita della nostra Repubblica sembrò fermarsi come annientata dal dolore e dalla paura”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Palermo, in occasione delle commemorazioni per i 30 anni dalla strage di Capaci.

Il discorso di Mattarella per ricordare Falcone

“Onorare la memoria di Falcone e Borsellino vuol dire rinnovare quell’impegno, riproponendo coraggio e determinazione. L’impegno contro la criminalità non consente pause e distrazioni”.

“Giovanni Falcone diceva che ‘l’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa’. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”. La citazione di Giovanni Falcone serve a Mattarella per ricordare l’importanza del supporto attivo alla legalità contro quel “cancro” della società che è la mafia.

Anniversario strage di Capaci: Mattarella ricorda Giovanni Falcone

Giovanni Falcone, ricorda ancora il presidente, “coltivava il coraggio contro la viltà, frutto della paura e della fragilità di fronte all’arroganza della mafia”. In qualità di magistrato antimafia, “non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza” e, come sottolinea Mattarella, Giovanni Falcone portò avanti le sue idee nonostante gli ostacoli e le critiche.

Giovanni Falcone aveva una forte consapevolezza del suo ruolo e dell’importanza del suo lavoro, che sposò con dedizione fino al giorno della sua morte. Una morte avvenuta per mano di Cosa Nostra, intollerante e spietata di fronte a chi lavorava per difendere la democrazia e lo Stato di diritto.

Gli insegnamenti di Giovanni Falcone

Mattarella ricorda Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, morto a pochi mesi di distanza per mano della mafia, non solo per l’impegno contro la criminalità organizzata. Il presidente sottolinea il ruolo di Falcone anche nell’evidenziare e cercare di porre rimedio agli errori della magistratura e delle istituzioni.

“Da queste drammatiche esperienze si dovrebbe trarre un importante insegnamento per il futuro: evitare di adottare le misure necessarie solo quando si presentano condizioni di emergenza. È compito delle istituzioni prevedere e agire per tempo, senza dover attendere il verificarsi di eventi drammatici per essere costretti a intervenire”.

Non manca, nel discorso del presidente Mattarella in visita a Palermo per la commemorazione della strage di Capaci, un riferimento alla situazione odierna. Quello attuale è un momento triste per l’Italia, tra crisi post-pandemia e i drammi internazionali in atto.

“Ancora una volta sono in gioco valori fondanti della nostra convivenza. La violenza della prevaricazione pretende di sostituirsi alla forza del diritto”, dichiara il capo dello Stato.

“Il ripristino degli ordinamenti internazionali, anche in questo caso, è fare giustizia. Raccogliere il testimone della ‘visione’ di Falcone significa affrontare con la stessa lucidità le prove dell’oggi, perché a prevalere sia la causa della giustizia; al servizio della libertà e della democrazia”, ha concluso il presidente.

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