Mef, dal 2005 al 2018 in Sicilia 2.462 gli innocenti finiti in galera e risarciti dallo Stato con 93 milioni - QdS

Mef, dal 2005 al 2018 in Sicilia 2.462 gli innocenti finiti in galera e risarciti dallo Stato con 93 milioni

Paola Giordano

Mef, dal 2005 al 2018 in Sicilia 2.462 gli innocenti finiti in galera e risarciti dallo Stato con 93 milioni

giovedì 30 Gennaio 2020

“Gli innocenti non vanno in carcere”, bufera sul ministro Bonafede. Prosegue intanto lo stallo sulla riforma mentre la malagiustizia continua a mietere vittime, da Nord a Sud. Il Partito Radicale, intanto, annuncia di aver depositato una proposta di legge istitutiva della Giornata delle vittime di errori giudiziari

ROMA – “Gli innocenti non finiscono in galera”.
Gaffe, fesseria, chiamatela come volete. L’uscita di qualche giorno fa del ministro della Giustizia grillino, Alfonso Bonafede, resta un fatto grave, al netto delle prevedibili strumentalizzazioni e delle immediate precisazioni “riparatrici” fatte dallo stesso Guardasigilli, consapevole di aver scatenato un putiferio.

Ancora più grave, però, è lo stallo in cui si trova la riforma della Giustizia, condannata in un eterno limbo fatto di annunci rimasti sempre tali. Intanto, però, gli innocenti in galera ci vanno, eccome. Secondo il Dipartimento del Tesoro del ministero Economia e Finanze (Mef), dal 2005 al 2018 nella sola Sicilia si sono registrati 2.462 casi di ingiusta detenzione, per risarcire i quali lo Stato ha dovuto sborsare 93 milioni di euro.

Nel corso della Relazione alle Camere sull’amministrazione della Giustizia, Bonafede è tornato sul tema, spiegando che “L’Ispettorato Generale ha provveduto all’acquisizione dei dati di flusso relativi ai procedimenti iscritti nell’ultimo triennio (2016-2018) presso le Corti d’Appello, che permettono di valutare analiticamente l’incidenza delle domande indennitarie su base distrettuale, oltre che nazionale e aggregata per macroaree omogenee. È la prima volta che il ministero della Giustizia predispone, in modo strutturale, un simile capillare monitoraggio sulle ingiuste detenzioni”.

Bonafede ha poi annunciato un piano di investimenti nel settore giudiziario che sfiorerà solo per il 2020 i nove miliardi di euro.
Una buona notizia, certamente. Tuttavia, una seria riforma della Giustizia che superi le tante storture del sistema non può basarsi solo sulle risorse, certo indispensabili, ma deve camminare soprattutto su idee e soluzioni.

Quella proposta dall’attuale Guardiasigilli, tra l’altro, non riesce ancora a vedere la luce, anzi risulta impantanata ormai da mesi. Tra i principali nodi da sciogliere vi è quello della prescrizione. Lo stesso Bonafede, nel corso della presentazione della Relazione alle Camere, ha confermato la persistenza sulla riforma del processo penale e della prescrizione di “divergenze all’interno della maggioranza su cui ci stiamo confrontando. C’è un cantiere oggettivamente aperto con un confronto molto serrato e leale e ha l’obiettivo di garantire la certezza della ragionevole durata dei tempi dei processi eliminando possibili zone di impunità”. Italia Viva continua a dichiararsi contraria alla legge Bonafede ma ha concesso agli alleati qualche giorno per trovare un accordo. Nessuno strappo si è consumato martedì alla Camera chiamata a votare sulla proposta di legge dell’azzurro Enrico Costa, che punta a cancellare la legge Bonafede e che ha trovato il sostegno di Italia Viva.

Alla fine si è deciso di optare per un rinvio in commissione della proposta di legge. Il rinvio è stato votato da tutta la maggioranza con l’eccezione proprio di Italia viva che ha scelto di non partecipare al voto. Esplicitando, però, attraverso Lucia Annibali, una apertura di credito a tempo.

Intanto, nel corso della Giornata delle vittime di errori giudiziari che si è svolta ieri nella sede del Partito radicale, il presidente della commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari (Lega), ha annunciato il deposito della proposta di legge, promossa dal Partito radicale, istitutiva della Giornata delle vittime di errori giudiziari.

Mentre la politica continua a litigare sull’intricata questione, la polemica attorno alle discutibili parole del ministro Bonafede ci riporta alla memoria alcuni clamorosi casi di cronaca accaduti proprio in Sicilia e che hanno visto protagonisti, loro malgrado, cittadini finiti ingiustamente alle sbarre e la cui innocenza è stata provata solo dopo aver patito la terribile esperienza della detenzione. Segno, questo, che a pagare l’inconcludenza della nostra classe politica sono sempre i cittadini.

La polemica
“Gli innocenti non vanno in galera”

Le parole del Guardiasigilli Bonafede hanno scatenato una querelle, a suon di tweet, tra il vicedirettore del Tg La7, Gaia Tortora, e il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio.
Nel suo editoriale di domenica scorsa, intitolato “Bonafede e Malafede”, il giornalista torinese aveva scritto “Non c’è nulla di scandaloso se un presunto innocente è in carcere”. La reazione della figlia di Enzo Tortora – che fu accusato di associazione camorristica e traffico di droga e rinchiuso in carcere per sette mesi per poi essere assolto in appello – è stata dura: “Finora ho sopportato e sono stata una signora. Ora basta. Travaglio… Ma vaff…”.

Anche il senatore di Italia Viva, Matteo Renzi, è intervenuto nella questione, asserendo la necessità di “una mobilitazione di coscienze per fare della battaglia garantista una battaglia culturale di tutte e di tutti. (…) Se i media vi abituano a non considerare uno scandalo la carcerazione di un innocente, riflettete: i prossimi potreste essere voi. Questa è barbarie, non giustizia”.

Alcamo (Tp), in carcere per 22 anni ma non aveva ucciso nessuno

ALCAMO (TP) – Dopo 22 anni di carcere è stato scagionato da tutte le accuse nel marzo 2016 durante il processo di revisione. E adesso ha chiesto un maxi risarcimento di 66 milioni di euro all’Arma dei carabinieri.
La vicenda giudiziaria di Giuseppe Gullotta inizia nel lontano 27 gennaio 1976 quando, allora diciottenne, venne arrestato con l’accusa di essere uno dei componenti del commando che trucidarono nella casermetta di Alcamo Marina l’appuntato Salvatore Falcetta e il carabiniere Carmine Apuzzo. A distanza di oltre due decenni, Gulotta è risultato essere totalmente estraneo alla vicenda. Le sue confessioni arrivarono dopo le torture subite in una caserma di contrada Sirignano.
Gullotta ha già ricevuto dallo Stato il risarcimento di sei milioni e mezzo di euro a causa dell’errore giudiziario e per l’ingiusta detenzione. Adesso ha citato per danni il ministero della Difesa e l’Arma dei carabinieri chiedendo un risarcimento di 66 milioni di euro.

Fratelli Caputo, la Cassazione: “Arresto non giustificato da gravità dei fatti”

PALERMO – Nessun “attentato ai diritti politici dei cittadini” è stato ordito dai fratelli avvocati Savino e Mario Caputo nelle ultime elezioni regionali. Eppure, i due fratelli Caputo sono stati posti agli arresti domiciliari dal 3 marzo al 20 aprile 2018, quando la misura cautelare fu annullata dal Riesame di Palermo. Secondo l’accusa, Salvino avrebbe ingannato gli elettori per aver fatto candidare all’Ars il fratello Mario al posto suo e per averlo sostenuto giocando sull’equivoco della parentela.
A seguito della decisione del Riesame, la Procura presentò ricorso alla Cassazione chiedendo il ripristino dei domiciliari per Caputo. La Corte suprema nelle motivazioni depositate lo scorso aprile evidenzia che “Non ci sono indizi così forti da giustificare la misura cautelare” perché “plurimi elementi indicano che Salvatore Caputo si era vigorosamente impegnato a favore del fratello”: l’indicazione del solo cognome del candidato “non costituisce una falsa indicazione di elementi identificativi”.

Strage Borsellino, 18 anni in galera per colpa del pentito Scarantino

PALERMO – Ha trascorso da innocente diciott’anni in carcere, non potendo veder crescere il proprio figlio se non attraverso un vetro. Gaetano Murana, 60 anni, l’ex netturbino dell’Amia di Palermo, fu accusato dall’ex pentito Vincenzo Scarantino di avere fatto parte della strage di via D’Amelio, bonificando e osservando il luogo dell’attentato al giudice Paolo Borsellino. Un’accusa che gli è costata una condanna all’ergastolo, passata in giudicato. Poi annullata grazie al processo di revisione. “Il Procuratore generale mi chiese scusa quel giorno – ha raccontato in una intervista all’AdnKronos – quella fu l’unica volta in cui piansi. Nessuno mai mi aveva chiesto scusa per tutto quello che ho subito in 18 anni trascorsi ingiustamente in carcere”.
Oggi Murana si ritrova sì libero ma gli anni di carcere duro pesano come un macigno: “la mia vita è distrutta per sempre. Se l’è mangiata la Giustizia”.

L’ex maresciallo della GdF Saracino agli arresti da innocente

CALTANISSETTA – Coinvolto in un’inchiesta sulle slot machines, è stato accusato di concorso in corruzione, frode informatica e truffa in concorso.
Secondo le tesi della Procura nissena, lui e altri uomini in divisa avrebbero chiuso un occhio e in alcuni casi tutti e due di fronte al sistema che ruota intorno al mondo delle slot e delle scommesse online.
A causa di tali accuse, il 9 ottobre di otto anni fa si è visto recapitare un ordine di custodia cautelare: 18 giorni in carcere e 3 mesi agli arresti domiciliari.
Ora, al protagonista di questa vicenda, il maresciallo delle Fiamme gialle, Matteo Saracino, dovrà essere corrisposto un risarcimento danni per l’ingiusta detenzione poiché è stato assolto da ogni accusa a suo carico. Nessun lauto risarcimento potrà cancellare il dolore e l’umiliazione subiti.


I DATI PARLANO

270
L’annus horribilis per la Giustizia è stato il 2005 quando in Sicilia per 270 casi di ingiusta detenzione sono stati erogati 8,2 milioni di euro.

93 milioni €
a tanto ammontano i risarcimenti erogati per ingiusta detenzione in Sicilia dal 2005 al 2018

35.000 €
importo medio erogato a titolo di risarcimento in Sicilia

136
sono i casi in Sicilia di ingiusta detenzione registrati nel 2018

5,75 milioni €
è quanto lo Stato ha sborsato nel 2018 per i risarcimenti dei casi di ingiusta detenzione in Sicilia

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