Messina, la questione dei villaggi resta irrisolta - QdS

Messina, la questione dei villaggi resta irrisolta

Lina Bruno

Messina, la questione dei villaggi resta irrisolta

sabato 10 Ottobre 2020

Si terrà il prossimo 13 dicembre il referendum promosso per il distacco di Montemare. L’isolamento dei quartieri periferici continua a creare notevoli disagi fra i cittadini

MESSINA – Quando nel 2012 fu presentata a Palazzo Zanca la richiesta con allegate oltre 2.350 firme per la costituzione di un Comune autonomo che prevedeva il distacco di una porzione del territorio messinese, nessuno pensava che quell’idea avrebbe avuto serie chance di andare in porto. Ma alla vigilia del referendum che si terrà il prossimo 13 dicembre, quel progetto del Comitato Montemare sembra prendere forma, con tutti i dubbi e le remore del sindaco Cateno De Luca, ma anche dei componenti della Circoscrizione in cui rientra quell’area che si vorrebbe indipendente.

Il primo cittadino potrebbe vedere uscire dalla sua competenza villaggi e borghi di grande bellezza della riviera Nord – da Torre Faro e Ganzirri a Ortoliuzzo – con la riduzione della città capoluogo di 8.700 abitanti. E poi ci sono quei circa settecentomila euro che si dovrebbe sborsare per organizzare le consultazioni di dicembre, uno spreco di risorse per De Luca, vista anche la situazione in cui si trovano le finanze comunali.

Il sindaco non ha espresso un giudizio di merito sull’iniziativa del Comitato, ma ha posto dei problemi pratici che l’ipotetico nuovo Comune Montemare dovrebbe affrontare nella gestione dei servizi non potendo usufruire delle partecipate messinesi (Atm, Messinaservizi, Amam). C’è poi un rischio di entrate ridimensionate per il Comune capoluogo, non si sa fino a che punto compensate con la contrazione dei servizi erogati in quelle aree.

Insomma, in un momento in cui la linea auspicata è accorpare i piccoli Enti per ridurre gli sprechi, la nascita di un nuovo Comune nella Città Metropolitana, l’undicesimo in ordine d’importanza, andrebbe decisamente in controtendenza.

Il nuovo Ente, come hanno scritto i rappresentanti del Comitato promotore, sarebbe gestito nella fase di transizione da un commissario regionale che dovrebbe traghettarlo verso l’autonomia economica e politica. Secondo il progetto presentato, i villaggi avrebbero dei punti di forza tali da potersi sostenere economicamente: dallo sviluppo di alcuni settori dell’agricoltura che prediligono i prodotti d’eccellenza locali, il rilancio delle aziende agrituristiche con percorsi enogastronomici, alla valorizzazione del patrimonio artistico delle fortificazioni e dei dodici chilometri di costa con strutture ricettive e un porticciolo turistico.

De Luca ha più volte ribadito che la sua Amministrazione aveva già iniziato un percorso di valorizzazione di queste aree, ma sono “segnali di attenzione” non arrivati in quella periferia Nord – ma neppure in quella Sud – visto che il processo di decentramento rimane teorico, con disappunto dei rappresentanti delle Circoscrizioni.

Anche a Meridione della città si è respirata in passato aria di “secessione” e dopo il percorso del Comitato Montemare, che ha portato al referendum, anche in questa periferia estrema si ricomincia a parlare di autonomia.

Le difficoltà nella gestione del vasto territorio peloritano, suddiviso fino al 2005 in 14 Quartieri, si cominciarono a porre quando il commissario Bruno Sbordone decise la suddivisione in sei Municipalità, un accorpamento ritenuto da molti non funzionale alle diverse esigenze del territorio. L’abbandono da parte delle Amministrazioni centrali, la mancanza di progettualità e attenzione, hanno aumentato le distanze tra i villaggi, le periferie e il centro della città.

Le difficoltà delle Municipalità a gestire senza un’autonomia economica territori complessi, dove servono risposte immediate ai cittadini senza aspettare i tempi biblici dei Dipartimenti, ha spinto anche a dure posizioni consiglieri e presidenti di Circoscrizione.

Da tempo, per esempio, nella VI Municipalità, quella che include l’area che vuole il distacco, si chiede una Circoscrizione in più “per le difficoltà a seguire i problemi di un territorio così complesso”. Il malessere viene quindi da lontano, ma gli allarmi lanciati alle istituzioni centrali sono serviti a poco. Non è un caso se il Comitato DecentraMe, che da oltre due anni porta avanti la battaglia sul decentramento amministrativo, si sia schierato subito a favore del “Sì”.

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