Messina, per i locali per gli uffici giudiziari ormai è corsa contro il tempo - QdS

Messina, per i locali per gli uffici giudiziari ormai è corsa contro il tempo

Lina Bruno

Messina, per i locali per gli uffici giudiziari ormai è corsa contro il tempo

sabato 24 Settembre 2022

Il Comune ha annunciato un accordo per l’utilizzo di due ex sedi bancarie, ma le tempistiche previste e le caratteristiche degli immobili lasciano qualche dubbio. Le proposte degli avvocati

MESSINA – Un anno fa il Dipartimento Servizi tecnici del Comune lavorava a una manifestazione d’interessi per reperire aree o immobili per il secondo Palagiustizia. Le disponibilità, dopo il Bando di ricerca e di verifica dei prerequisiti promosso dalla società in house Patrimonio Spa, sono arrivate e anche l’annuncio del sindaco Federico Basile sull’intesa raggiunta per l’acquisizione dei locali dell’ex Cassa di Risparmio e dell’ex Banca di Roma, messi a disposizione da Unicredit per 7,5 milioni di euro, per ospitare il complesso giudiziario.

Non si prospetta quindi la Cittadella giudiziaria che in molti avevano immaginato per dare respiro a Palazzo Piacentini, dove le condizioni di lavoro degli operatori, costretti in spazi inadatti e insufficienti, sono sempre più critiche. È un’ipotesi più che un progetto vero e proprio, ma da trent’anni si dibatte su quale debba essere la collocazione del secondo Palagiustizia e non è bastato neppure il rischio di perdere il finanziamento di circa 17 milioni concesso nel 1995 dalla Cassa depositi e prestiti per frenare diatribe e limiti decisionali.

Le due sedi di banche su cui si è adesso concentrata l’attenzione, plessi prestigiosi risalenti ai primi anni del Novecento, da più parti non sono ritenuti la scelta ideale, non soltanto per la rilevanza storica che rivestono e per i vincoli esistenti che complicherebbero qualsiasi intervento di modifica, con tempi lunghissimi per le autorizzazioni, ma anche perché collocati in pieno centro cittadino.

Nei due edifici potrebbero trovare posto tutto il settore civile, gran parte degli archivi e forse anche la Procura ordinaria, oggi ospitata negli scantinati del plesso centrale di via Tommaso Cannizzaro. In questa intesa annunciata dal primo cittadino non è stato coinvolto l’Ordine degli avvocati e sembra neppure Magistratura e vertici del Tribunale che insieme, da qualche anno, lavorano con il direttore provinciale dell’Inps Marcello Mastrojeni per l’utilizzo del plesso di via Capria. Si è andati avanti con le procedure ministeriali ed entro alcuni mesi ci potrebbe essere il trasferimento nei locali ex Inps del Tribunale del Lavoro e del Giudice di Pace, finora collocati in sedi inagibili e onerosi e di cui il QdS si è spesso occupato.

Più lunghi ovviamente i tempi degli eventuali trasferimenti da palazzo Piacentini alle sedi individuate in via Garibaldi, che lo ripetiamo restano ancora ipotesi, mentre i problemi logistici del Palazzo di giustizia hanno bisogno di risposte concrete. Lo ha ribadito al QdS Domenico Santoro, presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina a cui abbiamo chiesto di fare il punto sull’accordo con l’Inps. “Siamo alla firma del contratto – spiega – che riguarda il terzo e quarto piano: circa mille mq che ospiteranno Tribunale del lavoro e Giudice di Pace. I locali sono adeguati, con spazi idonei anche per l’archivio; la struttura ministeriale ha già effettuato i collegamenti telematici e si possono quindi attivare i computer. Il Tribunale ha anche individuato un tecnico per redigere un progetto esecutivo sulla modifica degli ingressi. Ma siamo oltre questo contratto che riguarda solo due piani. Il ministero ha fatto un bando per reperire locali e lo stesso Inps ha dato la disponibilità a cedere l’intero palazzo di via Capra e così risolveremmo tutti i problemi, una sede vicina alla stazione che dispone di parcheggi e collegamenti”.

Per quanto riguarda invece l’annuncio sulle due ex banche, Santoro afferma: “Non siamo stati informati su quanto fatto dal Comune. È cosa buona se riusciranno a recuperare i due immobili, ma il trasferimento in via Capra per noi è la soluzione adeguata. Abbiamo dei dubbi che nell’immediato si possa programmare sulle due strutture, l’ex Cassa di risparmio ha dei vincoli assoluti, non ci sono spazi per le aule, potrebbero essere trasferite qui in futuro la Corte d’appello civile, la Corte d’appello del lavoro ma su questo peserà la digitalizzazione della giustizia, che cambierà molto il nostro approccio. Il Banco di Roma invece presenta delle lacune strutturali per infiltrazioni d’acqua, insomma anni di lavoro ben oltre i 14 mesi preventivati e in ogni caso anche 14 mesi sono troppo lontani. I costi delle sedi giudiziarie, ricordiamo, non sono più a carico del Comune ma del ministero, meritorio che il Comune recuperi due edifici storici ma servono soluzioni immediate”.

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