Nadef 2022/24 Mission impossible - QdS

Nadef 2022/24 Mission impossible

Carlo Alberto Tregua

Nadef 2022/24 Mission impossible

mercoledì 06 Ottobre 2021

Mattarella e Draghi fino al 2026

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, continua ad ammonire il ceto politico governativo e non, nonché quello burocratico e amministrativo, sull’indispensabilità e urgenza di “modernizzare il Paese”.
Le intenzioni sono eccellenti, ma chi dovrebbe metterle in pratica non è probabilmente nelle condizioni di farlo. È vero che abbiamo un eccellente presidente del Consiglio, il quale parla poco e decide tanto, anche da solo; ma è anche vero che nella catena di comando, man mano che si scende, la qualità diminuisce in modo vistoso, per cui, quando si arriva nelle periferie, essa è quasi del tutto assente.

In ogni caso, in atto abbiamo due ottime personalità che godono della stima del Popolo, con la conseguenza che tutti i capi partito che fanno parte della coalizione mordono il freno e non alzano la voce più di tanto, sapendo che bisogna seguire le indicazioni del capo, cioé di Draghi, il quale non fa pesare per nulla il fatto di essere il capo.

Modernizzare il Paese, rimettere in moto l’economia, significa adottare il Piano organizzativo dei servizi (Pos) con le sue parti: progettare, programmare, eseguire, controllare. Significa incardinare le migliori professionalità del Paese per progettare, ma, soprattutto, eseguire le riforme (Pa, Fisco, Concorrenza e Giustizia) e le decine e decine di sottoriforme che ne conseguono.

La sintesi teorica di quanto diciamo è nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NaDef), appena varato dal Consiglio dei ministri.
Si tratta di un documento ineccepibile, che ha solo il difetto di prevedere una sorta di mission impossible per realizzare tutto quello che c’è scritto nei tempi previsti.

Ricordiamo che il Pnrr prevede il completamento, cioé l’esecuzione e la realizzazione di tutti i progetti entro il 2026, pena la perdita dei finanziamenti stessi.

Ricordiamo ancora che il Governo italiano ha ricevuto, come atto fiduciario, venticinque miliardi di acconto nello scorso mese di agosto. Ma da ora in poi, le successive erogazioni finanziarie dovranno essere effettuate in base ai rendiconti e ai Sal (Stato avanzamento lavori).

Perché ciò avvenga, è indispensabile, forse ineluttabile, che le due personalità indicate, Mattarella e Draghi, restino nei loro rispettivi posti almeno fino al 2026, forse anche fino al termine della prossima legislatura che avverrà nel 2028.
Solo con due vertici di grande spessore istituzionale e di grande prestigio internazionale vi è qualche probabilità di realizzare gli obiettivi che si pone la NaDef.

L’attuale classe politica, burocratica e dirigente del Paese non è l’élite della popolazione, mentre per salvare l’Italia serve una nuova élite, fatta di persone competenti e oneste, che sappiano cosa fare e come farlo per fare progredire il Paese.

È vero che in questo scorcio di anno l’economia ha preso slancio, tanto che la NaDef ha previsto un incremento del Pil del sei per cento (quasi cinese, che è previsto tra l’8 e il 9 per cento), ma è anche vero che questo slancio cala fortemente nel 2022, con un incremento del Pil previsto del 3,9% e poi ulteriormente nel 2023 e 2024 di 10 punti percentuali.

In un recente libro, “Aristocrazia 2.0”, l’economista Roger Abravanel spiega come e perché l’Italia si è ridotta in queste condizioni e anche come fare per uscire da questa situazione difficile, se non catastrofica.
L’economista parla di un Paese in cui mancano le grandi imprese che, contrariamente a quanto si è detto qualche decina di anni fa, sono il vero motore dell’economia. Il conclamato slogan “piccolo è bello” ha del vero, però di per sé non riesce a dare sviluppo complessivo al Paese.
E poi, sempre Abravanel, ricorda quanto prima avevamo scritto e cioé che solamente una nuova élite può salvare l’Italia.

La causa principale è che manca nel nostro Paese la meritocrazia nel sistema politico e in quello burocratico, per cui le azioni dei singoli e quelle dei collettivi prescindono dagli obiettivi da raggiungere.

Si tratta di una grande falla che va colmata se si vuole trasformare la NaDef 2022/24 in una realtà dalla sua attuale irrealtà.

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