Palermo, sul caso ex Grande Migliore è ancora scontro politico - QdS

Palermo, sul caso ex Grande Migliore è ancora scontro politico

Gaspare Ingargiola

Palermo, sul caso ex Grande Migliore è ancora scontro politico

venerdì 01 Ottobre 2021

Nei giorni scorsi è andata in scena la protesta di sindacati ed ex dipendenti davanti la sede della Prefettura, poi le pesanti accuse dell’Amministrazione contro il Consiglio

PALERMO – L’ex Grande Migliore rischia di diventare terreno di un nuovo scontro tra l’Amministrazione Orlando e il Consiglio comunale. Stavolta l’oggetto del contendere è la convenzione urbanistica tra il Comune e la curatela fallimentare di Grande Migliore, bocciata il 9 febbraio da Sala delle Lapidi con 13 voti favorevoli, 13 astenuti e nessun contrario.

La convenzione riguardava il completamento di due vecchi Prusst del 1999, di fatto rimasti monchi, che prevedono l’ultimazione del parcheggio multipiano a raso e sotterraneo di via Buzzanca, la sistemazione a verde del parcheggio a raso di via Mandalà e il ripristino delle passerelle pedonali di collegamento aereo tra i parcheggi e il centro commerciale. Nel 2007 il Consiglio dell’epoca approvò i due Prusst in variante al Piano regolatore. Con i lavori ormai completi all’80%, però, il cantiere venne stoppato a causa della situazione patrimoniale delle due società proponenti (Migliore Spa e Migliore Parcheggi e Servizi Srl, in seguito fallite), lasciando tutto in tronco. Da qui l’idea della convenzione con la curatela fallimentare per confermare la validità della variante urbanistica e completare i parcheggi e le passerelle, rendendo così più appetibile l’ex punto vendita di viale Regione Siciliana agli occhi di un eventuale acquirente. Grazie alla vendita degli immobili la curatela spera di soddisfare più creditori possibile (tra cui i 269 ex dipendenti) ma la bocciatura della convenzione in Consiglio (che segnò uno degli ultimi momenti di tensione nell’allora maggioranza orlandiana prima dell’addio definitivo di Italia Viva) ha bloccato tutto.

Mercoledì gli ex dipendenti hanno partecipato al sit-in della Fisascat Cisl davanti alla Prefettura e sono stati poi ricevuti dal prefetto aggiunto Pietro Barbera. “Abbiamo apprezzato l’impegno profuso dalla Prefettura – ha commentato Mimma Calabrò, alla guida della Fisascat Cisl Palermo Trapani – che ci ha comunicato di essersi già attivata, a seguito della nostra richiesta, per sollecitare l’intervento dell’Amministrazione comunale. La vertenza è adesso tutta nelle mani del sindaco e del Consiglio. Lanciamo un appello a lui e ai capigruppo consiliari per inserire il tema alla prima seduta in modo da esprimere definitivamente il loro parere. Non bisogna più perder tempo perché aumentano sempre più gli interessi passivi vantati dagli istituti bancari creditori riducendo, di conseguenza, le somme derivate dalla vendita che dovrebbero soddisfare le richieste degli ex dipendenti, i quali rivendicano ancora migliaia e migliaia di euro di stipendi e altri istituti contrattuali non corrisposti”.

“Come si può lasciare in uno stato di simile abbandono – ha concluso Calabrò – una struttura di questo tipo, altamente appetibile anche per imprenditori di livello internazionale data la sua ubicazione strategica?”.

Per tutta risposta l’Amministrazione ha inviato alla Prefettura (in risposta a una nota del 20 settembre del prefetto Giuseppe Forlani) una relazione che punta il dito contro Sala delle Lapidi. Dopo il voto sfavorevole di febbraio “il segretario generale, in ragione degli esiti della votazione finale – si legge nella relazione del capo area della Pianificazione urbanistica, Sergio Maneri – riguardo l’opportunità di provvedere alla riformulazione della proposta deliberativa, integrandone i contenuti al fine di chiarire meglio taluni aspetti del provvedimento, emersi in sede di discussione dell’atto che avevano indotto alle astensioni, ha richiesto ai curatori fallimentari un approfondimento tecnico sulle questioni prospettate e ha dato disposizione all’Area della Pianificazione Urbanistica di procedere alla riformulazione della proposta deliberativa per tenere conto degli approfondimenti prodotti dalle curatele e consentire una piena consapevolezza da parte del Consiglio comunale nella decisione sull’atto”.

Le perplessità sollevate in Consiglio “riguardavano – ha ricordato Maneri – aspetti di carattere amministrativo relativi ai limiti di competenza della curatela, ai rapporti tra l’Amministrazione e l’acquirente riguardo il completamento dell’opera, al rispetto di quanto previsto nell’originaria convenzione, al futuro dei lavoratori ex Migliore, e di carattere tecnico relativi allo stato di salute delle opere edilizie realizzate e abbandonate da tempo. Al fine di fugare ogni legittima preoccupazione la curatela ha chiarito i vari aspetti con un ampio documento e, in merito allo stato di consistenza delle opere già realizzate, ha allegato una relazione a firma di tecnici fiduciari del Tribunale che hanno attestato la regolarità e conformità delle opere sinora realizzate alle autorizzazioni e ai progetti esecutivi presentati ed approvati e all’assenza, allo stato attuale, di pericoli per la privata e pubblica incolumità”.

Di conseguenza, la convenzione è stata modificata e il 18 marzo è stata nuovamente inviata al Consiglio ma il 29 aprile il presidente Salvatore Orlando ha chiesto ai dirigenti “esplicite e formali rassicurazioni circa la sussistenza delle condizioni di legge per la proposizione dell’atto e sulla possibilità che un organo possa pronunciarsi nuovamente sul medesimo oggetto”. A maggio il segretario generale e il capo area Maneri hanno fornito “ampie rassicurazioni sulla piena legittimità dell’iter procedimentale” ma, è l’atto d’accusa finale, “a tutt’oggi il Consiglio non ha assunto alcuna deliberazione”.

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