Una possibile procedura di infrazione nei confronti dell’Italia nel caso in cui partissero i lavori del ponte sullo Stretto senza aver prima ottenuto una deroga alla direttiva Habitat per i siti Natura 2000. Questa l’ipotesi che giunge al termine dell’incontro svoltosi a Bruxelles tra la Cgil e la Commissione Ambiente dell’Unione Europea.
È stato “di fatto smascherato l’ennesimo tentativo ambiguo e pretestuoso del Governo Italiano di aggirare le normative, in questo caso europee, in materia di ambiente, annunciando la prossima apertura dei cantieri”. Questo il commento a margine dell’incontro rilasciato in una nota dal segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo.
Ponte sullo Stretto e direttiva Habitat, cosa succede
Al centro del contendere c’è la questione delle deroghe alla direttiva Habitat e la presunta qualificazione del progetto come “opzione militare” nella relazione Iropi. “La relazione ‘Iropi’, nella quale il Governo aveva ‘furbescamente’ inserito la fantasiosa caratterizzazione del ponte come ‘opzione militare’, non risponde ai motivi imperativi di interesse pubblico che possono giustificare una deroga alla direttiva Ue ‘Habitat’”, aggiunge il sindacalista.
Lo scorso 3 settembre si è espresso sul tema l’ambasciatore Usa alla Nato, Matthew Whitaker. È “molto importante”, ha detto il diplomatico, che l’obiettivo del 5% si riferisca specificamente alla difesa e alle spese correlate e che l’impegno sia “assunto con fermezza”. Una apparente “bocciatura” che ha portato all’immediata, piccata replica del Mit: “L’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità irrinunciabile“, ha spiegato il ministero diretto da Salvini.
L’incontro a Bruxelles
Nel frattempo, l’iter è proseguito fino all’incontro di Bruxelles. Come conferma la Cgil, “tutta la documentazione prodotta è sottoposta a procedure di verifica da parte della Commissione che valuterà se la richiesta di deroga attivata dal Governo italiano risponda o meno ai requisiti della normativa europea relativi all’ambiente e alla sua tutela. Non è quindi assolutamente vero, come sostiene il Governo, che la relazione con l’Ue sia stata soddisfatta”.
La controreplica della concessionaria non si è fatta attendere. “Non entriamo nel merito dell’opposizione al ponte sullo Stretto di Messina da parte della Cgil, ma va chiarito che non esiste alcuna procedura d’infrazione Ue riguardante il Ponte, tantomeno risalente al 2005, mentre era ancora in corso la gara per il Contraente generale”.
Così Pietro Ciucci, ad della Stretto di Messina. “Probabilmente – spiega il numero uno della SdM a proposito delle parole di Gesmundo – si riferiscono a una procedura del 2015 che non poteva riguardare il Ponte il cui progetto era stato bloccato dal 2012. Per quanto riguarda la Direttiva UE ‘Habitat’ va sottolineato che la valutazione di impatto ambientale e di Incidenza ambientale si sono chiuse nel novembre 2024 e maggio 2025 con parere favorevole nel pieno rispetto della normativa italiana ed europea”.
La società sottolinea i pareri favorevoli espressi dalle commissioni tecniche e cita il percorso formale che ha portato, tra l’altro, all’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess. Per il sindacato, però, sarebbe plausibile una “nuova procedura di infrazione” nei confronti dell’Italia incalzando la Corte dei conti rispetto alla possibilità di sanzioni e oneri aggiuntivi per lo Stato che potrebbe ricadere in caso di approvazione della delibera Cipess.
I chiarimenti sulla direttiva
Ma cosa prevede la direttiva? La direttiva Habitat (92/43/CEE) è la legge europea che impone agli Stati membri la tutela degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali più a rischio. È uno dei pilastri della politica ambientale dell’Unione e, insieme alla direttiva “Uccelli”, ha dato vita alla rete ecologica siti Natura 2000, che oggi conta migliaia di siti protetti in tutta Europa, inclusa la Sicilia.
Il testo ha l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità. Per farlo, gli Stati devono individuare aree sensibili e trasformarle in Zone Speciali di Conservazione (ZSC), dove ogni intervento umano deve essere attentamente valutato per evitare danni irreversibili.
Di conseguenza, grandi opere infrastrutturali come appunto il ponte sullo Stretto, insediamenti produttivi o attività che potrebbero avere un impatto significativo sugli ecosistemi, sono tutti soggetti a una Valutazione di Incidenza Ambientale. Quella che la Stretto di Messina conferma essersi già compiuta nei passaggi del “novembre 2024 e maggio 2025” e conclusasi “con parere favorevole nel pieno rispetto della normativa italiana ed europea”.
Non sarebbe dunque possibile procedere senza verificare prima gli effetti sull’ambiente e sulle specie protette. Le deroghe sono possibili, ma solo in casi eccezionali e con misure compensative adeguate. La direttiva Habitat non è solo un vincolo burocratico: rappresenta la garanzia che lo sviluppo economico non cancelli il patrimonio naturale europeo. È grazie a questa normativa se oggi gran parte dei nostri boschi, zone umide e aree costiere continua a esistere e ad essere protetta.
Su questo tema si erano già espressi anche i tecnici del Mase all’interno delle 62 prescrizioni formulate nel novembre 2024 a proposito del ponte. I tecnici del Ministero avevano in quella occasione spiegato come non fosse “possibile escludere che il progetto determinerà incidenza significative, ovvero permane un margine di incertezza che, per il principio di precauzione, non permette di escludere effetti negativi sul sito/i Natura 2000”.
Da Bruxelles, in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, è intervenuto al termine dell’incontro anche Pietro Patti, segretario generale della Cgil di Messina. “La Commissione ambiente con Capo Gabinetto Ms. Paulina Dejmek Hackci, ha spiegato che la documentazione (del progetto ponte, ndr) è ancora in fase di valutazione. Che poi quale documentazione loro abbiano non ce l’hanno neanche saputo dire”.
Come sottolineato dal sindacalista pochi minuti prima della partenza per il rientro in Italia, dunque, la Commissione ha ribadito che il tema Habitat è ancora “in fase di valutazione” e che “se ci saranno dei problemi sarà possibile chiedere chiarimenti e approfondire con il governo italiano”.
A proposito della valutazione, aggiunge ancora Patti “non ci hanno dato una tempistica, ma non ci risulta che la Commissione europea abbia detto a Ciucci che la direttiva Habitat è ok. Assolutamente no, questo non ci risulta, ce l’avrebbero detto”.
“Nelle prossime ore – ha concluso nella nota Gesmundo – chiederemo alla Corte dei conti, alla quale sono stati trasmessi gli atti per l’autorizzazione finale, di tenere debitamente conto del fatto che, al momento, non esiste alcuna deroga alla direttiva Habitat da parte dell’Ue. Dare il via libera all’avvio dei cantieri senza attendere la conclusione del confronto in corso sottoporrebbe quasi certamente il nostro Paese a una ennesima procedura di infrazione, con conseguenze gravi per le casse dello Stato”.
Già nel giugno del 2024 il Comitato “Invece del ponte” aveva presentato alla direzione generale del Mercato interno, dell’industria, dell’imprenditoria e delle Pmi della Commissione Europea una richiesta “per valutare l’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea a carico dell’Italia sull’appalto per la progettazione e costruzione di un ponte sullo Stretto di Messina”.
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