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Povertà, i drammatici dati di Eurostat certificano il fallimento della classe politica siciliana

Pierangelo Bonanno

Povertà, i drammatici dati di Eurostat certificano il fallimento della classe politica siciliana

sabato 19 Ottobre 2019

Sicilia al 40,7%, Friuli Venezia Giulia all'8,2. Nella nostra Isola, a trovare lavoro, dopo gli studi, è solo il 27,3% dei giovani. Tridico (Inps),“Intollerabile distrazione nei confronti dei poveri”. Rossi (Confindustria Giovani): “La politica cambi il Paese o facciamo noi”.

La classe politica siciliana, incapace di dare risposte concrete ai problemi e alle esigenze dei cittadini, ha fallito.
Stavolta, a certificare l’inadeguatezza di chi negli ultimi decenni ha gestito in modo dissennato la Cosa pubblica isolana è l’Eurostat che nel Rapporto 2018 traccia il quadro sconfortante di una Sicilia che sprofonda sempre più nell’abisso della povertà e della disoccupazione, incapace di uscire dal tunnel della crisi e di guardare al futuro.

Nel 2018, sono state cinque le regioni dell’Unione europea dove meno della metà della popolazione, in età lavorativa, effettivamente lavorava, quattro tra queste erano nel Sud Italia: Puglia, Calabria, Campania e Sicilia, con la percentuale nazionale più bassa pari al 44.1%.

Nell’Isola il 40,7% della popolazione è a rischio esclusione sociale; in Friuli, appena l’8,2%.

Il quadro comparativo con le altre regioni europee descrive l’Isola come tra quelle in cui si ha una combinazione sconfortante di dati economici: un rischio povertà elevato e, allo stesso tempo, un basso tasso di occupati.

Nel 2018 il rischio povertà ed esclusione sociale in Sicilia è stato pari al 40,7%, cioè considerando un reddito disponibile, dopo i trasferimenti sociali, inferiore al 60% di quello medio nazionale, si tratta nei fatti di uno dei tassi più alti nell’Unione europea.

Un dato che si stride fortemente con quello della Lombardia, dove la percentuale scende all’11,1%. In Friuli Venezia Giulia addirittura all’8,2%.

Nello stesso anno, inoltre, dal punto di vista occupazionale sono state cinque le regioni dell’Unione europea dove meno della metà della popolazione, in età lavorativa, effettivamente lavorava, quattro tra queste erano nel Sud Italia: Puglia, Calabria, Campania e Sicilia, con la percentuale nazionale più bassa pari al 44.1%.

I dati, come evidenziato in precedenza, emergono dall’analisi effettuata da Eurostat – istituzione dell’Unione europea che si occupa di statistiche – che nell’elaborazione dell’annuario regionale 2019, recentemente pubblicato, fornisce un quadro dettagliato relativo a una vasta gamma di parametri nelle regioni degli Stati membri dell’Ue.

È evidente che le informazioni statistiche sono uno strumento importante per comprendere e quantificare l’impatto delle decisioni politiche su un determinato territorio o contesto regionale.

Il tasso di occupazione, preso in considerazione nello studio di Eurostat, è dato dal numero di persone occupate in base al totale della popolazione; il dato è stato elaborato considerando come età lavorativa di riferimento l’arco tra i 20 ed i 64 anni. Questo dato è in linea con la c.d. “strategia di Europa 2020” e rispecchia la crescente proporzione di giovani che rimane all’interno del sistema educativo, esclusi dal mercato del lavoro.

La strategia di Europa 2020 ha come obiettivo da raggiungere, almeno, l’inserimento nel mercato del lavoro, entro il 2020, del 75% della popolazione tra i 20 ed i 64 anni, il tutto si colloca nel più amplio progetto di crescita economica.

È opportuno precisare, più in generale, che la strategia Europa 2020 vorrebbe sostenere la ripresa economica dell’Unione europea, in seguito alla crisi economica e finanziaria, promuovendo una serie di riforme che stabiliscano fondamenta solide per la crescita e la creazione di occupazione da qui al 2020.

L’Annuario di Eurostat sancisce Stoccolma come capitale europea dei lavoratori, registrando il più alto tasso di occupazione nell’Unione europea, pari all’85,7%.
Nel 2018 nell’Ue a 28 Stati, il tasso di occupazione, per la popolazione tra i 20 ed 64 anni, è pari a 73,1%, registrando un aumento +1% rispetto all’anno precedente.

Nell’analisi effettuata da Eurostat si registrano differenti tendenze regionali all’interno dei singoli Stati membri, in Germania e nel Regno Unito il tasso di occupazione è più alto nelle regioni meridionali, a differenza di Spagna e Italia, dove la tendenza è opposta.

Fulcro delle statistiche regionali di Eurostat è la classificazione Nuts, la nomenclatura delle unità territoriali statistiche, in acronimo Nuts (dal francese: Nomenclature des unités territoriales statistiques) identifica la ripartizione del territorio dell’Unione europea a fini statistici, ideata dall’Eurostat nel 1988 tenendo come riferimento di base l’unità amministrativa locale, da allora è la principale regola per la redistribuzione territoriale dei fondi strutturali della Ue, fornendo uno schema unico di ripartizione geografica, basandosi sull’entità della popolazione residente in ciascuna area, coprendo tre livelli da un area più amplia ad una più piccola. Suddividendo, quindi, il territorio economico dell’Unione europea in tre differenti livelli, partendo, ad esempio, con il Nuts 1, dalla dimensione nazionale. La Sicilia rientra nella Nuts 2.

Il quadro che da Eurostat si ricava per la Sicilia è sconfortante, dicevamo, tanto che il tasso di occupazione dei giovani, dopo il completamento del corso di studi, è solo pari al 27,3%, rappresentando uno tra più bassi dati in Europa.


Alessio Rossi (Confindustria Giovani): “Politica cambi il nostro Paese o facciamo noi”

ROMA – Un duro j’accuse contro l’immobilismo della classe politica italiana: è quello pronunciato ieri da Alessio Rossi, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, al suo ultimo intervento da leader.
“Ci sentiamo frustrati nel dover continuamente affrontare gli stessi problemi da soli. Ma non impotenti: perché se non ce la fanno le forze della politica a cambiare questo Paese, devono farcela le forze dell’industria. Noi che il lavoro lo creiamo, non ci fermiamo davanti a chi ha provato a confondere le politiche per il lavoro con sussidi mal congegnati.Noi che non vogliamo un’Italia spopolata, i giovani li vogliamo assumere a tutti i costi”.

“Il 5 maggio 2017 quando è iniziata questa presidenza, la prima pagina de Il Sole 24 Ore era sulla conciliazione fiscale di Google con l’Italia per 306 milioni di euro. Si leggeva di Brexit che spingeva gli investitori a lasciare il Regno Unito e di Alitalia in vendita. Fisco, Brexit, Alitalia. Potrebbe essere la prima pagina di oggi”, ha spiegato.

Secondo Rossi, “il primo vero banco di prova del governo per mostrare di essere diverso è la legge di bilancio. Le imprese non approvano bilanci ‘salvo intese’, non assumono ‘salvo intese’, non investono ‘salvo intese’. Ci aspettavamo più coraggio, perché il nostro Paese non riparte ‘salvo intese’”.
“Non ci basta chi fa programmi elettorali e di governo che guardano solo alle prossime elezioni – ha detto Rossi – . è una gara tra chi costruisce un’azienda con l’idea di tramandarla ai propri figli e chi accumula consenso elettorale per dominare il dibattito nelle successive 24 ore. Come è stato nell’ultimo anno d’altronde”. (pp)


Queste le parole del Presidente Inps, Pasquale Tridico
“Distrazione nei confronti dei poveri è intollerabile”

ROMA – “Con ‘Inps per tutti’ l’idea è di portare l’Istituto tra le persone in difficoltà, per facilitare l’accesso dei nostri servizi a tutti. Andiamo tra chi ha barriere di ogni tipo, non solo vogliamo portare questo strumento tra le persone ma vogliamo rendere esigibile il diritto. Spesso rimangono escluse le persone più deboli, c’è il problema della fissa dimora. Alcune città hanno risposto subito con dei protocolli di intesa, ci saranno dei camper per portare il servizio ovunque. La distrazione delle istituzioni nei confronti dei poveri non è tollerabile, vogliamo portare l’istituto tra le persone”.

Lo ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, intervenendo alla presentazione del progetto ‘Inps per tutti’.
“Sono orgoglioso e contento della sensibilità dei sindaci, il patrocinio del governo, il ministero del Lavoro – ha aggiunto – è una reazione bella e proattiva. L’istituto che immagino è quello proattivo. A volte alcune risorse, nel reddito, nella Naspi o in quota 100 rimangono non spese: perché manca la conoscenza e l’informazione”.

“Non devono essere i poveri a bussare alle porte dei Comuni ma le istituzioni che devono intercettare sul campo i bisogni e combattere la povertà assoluta, anche andando fisicamente nelle mense e nelle stazioni” dove spesso si trovano le persone maggioramente in difficoltà”: ha commentato così l’iniziva il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
“è doveroso – ha spiegato Conte – partire dalle persone in stato di povertà assoluta e senza fissa dimora”, che magari “sono utenti inconsapevoli di questi diritti”. L’obiettivo, ha aggiunto, è “raggiungere 50 mila persone che pur avendone diritto non usufruiscono di assistenza, a partire dal reddito di cittadinanza, sono le persone invisibili che vogliamo rendere visibili”.

Il progetto riguarderà, in via sperimentale, alcune città coinvolgendo le sedi Inps di Roma, Milano, Napoli, Bologna e Torino, all’interno di un’ampia sinergia con i Comuni. (pp)

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