La scuola dei competenti non dei diplomati - QdS

La scuola dei competenti non dei diplomati

Carlo Alberto Tregua

La scuola dei competenti non dei diplomati

giovedì 07 Maggio 2020

Il guaio della scuola italiana sono i formalismi e cioé tenere in ordine registri, documenti, adempimenti vari, prescindendo dalla realtà e dalle esigenze di formare i futuri cittadini, abituandoli a ragionare con la propria testa e non con la testa degli altri.
In altre parole, persone autonome, dotate di una sufficiente conoscenza e cultura, in grado di ragionare su fatti e questioni reali, in modo da individuare, almeno in certi limiti, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Perché ciò avvenga è necessario che i docenti siano a loro volta formati con questi indirizzi e abbiano la cognizione della loro funzione pedagogica e sociale, che è quella di portar sù tanti ragazzi con un cervello autonomo.
Insistiamo su quest’aspetto della formazione scolastica, perché solo i cittadini capaci di pensare con la propria testa sono in condizione di fare scelte politiche adeguate ai tempi, di valutare i servizi pubblici quando funzionano e quando non funzionano, individuare coloro che meritano dagli altri che demeritano, insomma essere in condizione di distinguere il grano dal loglio.

La domanda che sorge è: ma i professori partecipano ad adeguati corsi di formazione per diventare soggetti capaci di trasferire tale modo di essere per formare i futuri cittadini? A noi non sembra, perché molti diventano insegnanti raccogliendo punti a destra e a manca, così definendosi precari, perché poi ci sarà qualche buon politico che avrà la brillante idea di trasformarli in professori ordinari, ovviamente senza alcuna selezione e senza alcun vaglio delle loro competenze.
Perfino i concorsi pubblici, che una volta si tenevano a Roma, ma ora sono divenuti regionali, non hanno poi quella capacità di selezionare e di evidenziare le competenze dei futuri docenti, perché si fondano su alcune prove scritte e orali.
Troppo poco per saggiare cosa c’è nella loro testa e soprattutto se sono idonei al ruolo delicatissimo ed estremamente importante che è appunto quello di formare i futuri cittadini.
Ma si sa, nel nostro Paese i formalismi prevalgono sempre, la sostanza viene dopo, molto dopo, cosicché il degrado sociale e professionale è continuo, l’ignoranza è sempre più consistente e quindi viene favorita una classe politica furba che chiede il proprio sostegno fondato, appunto, sull’ignoranza altrui.
Vi è poi una questione sostanziale e cioé il posizionamento dei mobili all’interno di ogni classe: banchi e cattedra, con relativa lavagna, frontali, opposti, quasi fossero nemici. In Finlandia, dove c’è la migliore scuola del mondo, nelle classi non ci sono cattedre perché l’insegnante sta in mezzo agli alunni e dialoga continuamente con loro, non dall’alto del suo sapere, ma dalla posizione di chi vuole trasferire cognizioni e formare i giovani sulla base di dati reali e di una lunga cultura.
Intendiamoci, vi sono giovani brillanti, intelligenti, che nonostante il sistema antiquato diventano ugualmente eccellenti perché hanno un’intelligenza superiore alla media.
Da aggiungere che vi sono tanti docenti che si sacrificano, che si spendono e che dedicano tutte le proprie energie per formare gli allievi.
Ma una rondine non fa primavera. è il sistema scolastico che non funziona nel suo insieme perché appunto basato sulla forma e non sulla sostanza.

L’Italia è il paese dei pezzi di carta. Enti statali, regionali e locali possono tranquillamente denominarsi diplomifici. Titoli che non valgono nulla perché a essi non corrispondono le relative competenze.
Nella selezione del personale del settore privato, ormai i pezzi di carta sono tenuti in scarsa considerazione e vengono dopo. Nelle selezioni di personale, gli argomenti riguardano la capacità dei candidati di risolvere problemi. Questa è la logica del futuro. Ma quanti sono i giovani a cui si pongono problemi, anche semplici, che sono capaci di elaborare le soluzioni? Certamente una minoranza.
Quante sono le persone che vengono selezionate per lavorare, capaci di trovare soluzioni ai problemi posti? Anche qui una minoranza. Quanti sono i dipendenti pubblici, se fossero sottoposti a esame, capaci di dare soluzione ai problemi posti? Il futuro è di quei Paesi ove i cittadini sanno affrontare le circostanze favorevoli o avverse e sanno le risposte.
Invece, i Paesi che continuano a lavorare sulle carte sono destinati a diventare succubi o subordinati.

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