Quasi 6.500 immobili confiscati alla mafia restano in attesa di assegnazione in Sicilia - QdS

Quasi 6.500 immobili confiscati alla mafia restano in attesa di assegnazione in Sicilia

Adriano Agatino Zuccaro

Quasi 6.500 immobili confiscati alla mafia restano in attesa di assegnazione in Sicilia

sabato 29 Febbraio 2020

Il valore stimato di tutti i beni immobili (di stanza in Sicilia) in mano all’Agenzia è di quasi 700 milioni di euro. Quasi due miliardi di euro il valore di tutti i beni immobili in Italia
Parla Bruno Frattasi, direttore dell'Anbsc. Nella nostra Isola il 37% del totale nazionale ancora da destinare. Oltre a questi anche 800 aziende

I beni immobili in Italia gestiti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) sono 17.450. Di questi, 6.461 si trovano nel territorio della Regione Siciliana: il 37% della “ricchezza” nazionale è dunque da esprimere nell’Isola e attende di essere destinata. La Sicilia guida le classifiche, aggiornate a febbraio 2020, per procedure in gestione, per immobili destinati, per numero di comuni destinatari e anche per immobili in gestione. Un patrimonio ingente che necessita di una macchina organizzativa imponente e ben rodata. Il direttore dell’Agenzia, Bruno Frattasi, traccia un bilancio dell’attività svolta e degli orizzonti che si aprono con le risorse messe a disposizione dall’ultima legge di Bilancio.

Il delicato compito di gestire e destinare immobili, aziende e terreni sottratti alle mafie spetta all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc).

Per tracciare un’idea del “contributo” siciliano passiamo in rassegna i dati nazionali elaborati dall’Agenzia e aggiornati a febbraio di quest’anno. Il numero di immobili in gestione sul suolo nazionale è 17.450, 6.461 in Sicilia; le aziende in gestione in Italia sono 2.695, 802 in Sicilia. Negli anni sono stati destinati (e quindi riutilizzati) in Italia16.446 immobili, 6.362 solo nell’Isola.

I dati aggiornati a fine novembre 2019 sulle ex province siciliane ci dicono che in testa alla classifica per immobili destinati troviamo Palermo (3.424), segue Catania (729), Trapani (591), Caltanissetta (473), Agrigento (397), Messina (324), Siracusa (146), Ragusa (101), Enna (55). Il focus su Palermo ci dice che 1970 degli immobili destinati si trovano nell’area del comune, 189 a Bagheria, 130 a Monreale, 129 a Partinico, 101 a Trabia. La lista continua con comuni al di sotto dei 100 immobili destinati nel tempo. Tornando alla panoramica nazionale (vedi tabella) le regioni che, dopo la Sicilia, rappresentano un bacino importante di risorse sottratte alla criminalità organizzata sono Campania, Calabria e Lombardia.

Una lunga lista di dati dalla quale non si può prescindere per avere un’idea della portata dell’argomento. Il valore dei beni immobili in mano all’Agenzia? A livello nazionale la stima del 2018 era pari a circa due miliardi di euro (1.967.040.090); il dato per la Regione Sicilia è di 692.138.060 milioni.

Una ricchezza che per ritornare nelle mani “giuste” necessita di una macchina organizzativa complessa e in continuo aggiornamento. Per perseguire tale obiettivo, a fine novembre dell’anno scorso il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il direttore dell’Anbsc, prefetto Bruno Frattasi, hanno presentato il progetto Open Data Aziende Confiscate, progetto finanziato nell’ambito del Pon Legalità 2014-2020. Si tratta della realizzazione di una piattaforma informatica che consente l’interoperabilità tra il Registro Imprese e il Sistema Informativo dell’Anbsc finalizzata all’analisi delle imprese sequestrate e confiscate ed al rilascio in formato “open” dei dati relativi alle sole aziende confiscate in via definitiva alla criminalità organizzata.

“È di tutta evidenza” ha dichiarato il direttore “che conoscere per governare, ma ancor più conoscere per decidere è di fondamentale importanza per l’Agenzia al fine di supportare la propria delicata missione”. Sempre nel mese di novembre si è svolta presso la prefettura di Catania la conferenza di servizi per l’acquisizione delle manifestazioni di interesse propedeutiche alla destinazione di 303 immobili confiscati alla criminalità organizzata presenti nel territorio della provincia. Alla stessa hanno preso parte 15 Comuni, 13 dei quali hanno manifestato l’interesse alla destinazione di 269 immobili, pari all’88,5%.

A Palermo sono 930 gli immobili che, confiscati alla criminalità organizzata, sono stati oggetto della conferenza di servizi. Gli immobili presenti in 33 comuni della provincia di Palermo, sono stati oggetto delle manifestazioni di interesse da parte dei comuni, della Regione Sicilia, della città metropolitana e dell’Agenzia del Demanio per la successiva destinazione in loro favore da parte dell’Anbsc. Risale a dicembre, infine, la notizia della sottoscrizione di un importante protocollo tra l’Agenzia e la Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo teso all’impedimento di ogni possibile inserimento criminale nelle procedure di dismissione di assets immobiliari. Dati incoraggianti da cui ripartire per puntare a destinare i 6.461 immobili e le 802 aziende in Sicilia che attendono “nuova vita”.


Il bilancio dell’attività svolta dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia nelle parole del direttore Bruno Frattasi

La Green economy e l’idroponica una possibilità da considerare
per mettere a reddito gli immobili confiscati alla criminalità

Bruno Frattasi, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), traccia un bilancio dell’attività svolta in un anno di gestione, nuove frontiere e orizzonti green.

Come giudica il lavoro portato avanti dall’Agenzia nel 2019? Quali i risultati più importanti nella nostra Isola?
“Sono moderatamente soddisfatto di come è trascorso questo primo anno di gestione dell’Agenzia. Il processo di trasferimento dei beni confiscati è proseguito secondo le previsioni. Nel corso del 2019 abbiamo proseguito con le Conferenze di servizio e solo in Sicilia sono stati destinati ben 845 beni. I beni proposti, cioè portati in conferenza, a Catania sono stati 303; i Comuni interessati erano 15 e quelli che hanno accettato i beni in questione sono stati 9 col 60%, dunque, dei partecipanti coinvolti. Trapani ha la percentuale più alta nell’Isola pari al 75% con 9 Comuni destinatari rispetto ai 12 che hanno partecipato; per Messina 12 partecipanti e 7 Comuni destinatari, a Palermo 33 partecipanti e 19 destinatari. La percentuale più bassa in Sicilia si attesta comunque al 57%. L’attività di assegnazione si è espletata regolarmente e siamo stati fortunati ad incontrare interlocutori attenti alla nostra proposta”.

Sul processo di informatizzazione e celerità nell’assegnazione dei beni quali sono i passi avanti compiuti?
“La legge di bilancio, grazie all’impegno del ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, ha messo a disposizione dell’Agenzia circa 5 milioni di euro per incrementare e portare a buon fine il processo di ‘popolamento’ dell’agenzia con proprie risorse. C’era bisogno di un’iniezione di fiducia per l’inquadramento interno e cioè per la costruzione della macchina dell’Agenzia portando personale all’interno della stessa. Abbiamo avuto delle difficoltà per il trasferimento di queste risorse ma adesso la macchina è in moto e riusciremo, da aprile prossimo, ad inquadrare personale. La Sicilia è interessata a questo processo: per la copertura di posti dirigenziali c’è quello di responsabile della sede di Palermo, che non ha mai avuto un vero e proprio responsabile e finalmente lo avrà. Ci sono, inoltre, iniziative ben avviate dal punto di vista dell’informatizzazione col ministero di grazia e giustizia. Abbiamo fatto dei test che si sono positivamente conclusi per verificare l’interoperabilità coi nostri sistemi per ciò che riguarda il flusso informativo dei provvedimenti di gestione patrimoniale. Si è fatto un grande passo avanti dal punto di vista del dialogo informatico con la Giustizia”.

Gli immobili confiscati potrebbero essere ceduti per realizzare colture idroponiche?
“Non abbiamo avuto particolari riscontri su questo tipo di coltura però siamo aperti alle nuove esigenze. Guardiamo con molto interesse alla green economy, alla possibilità d’incentivare, col ministero delle Politiche agricole e forestali, forme di start up ed imprenditoria giovane che possano avere come protagonisti i beni confiscati. Sul fronte dei terreni agricoli sono molte le iniziative in movimento fuori e dentro la Sicilia; c’è in corso un tentativo positivo di arrivare a forme di utilizzazione sociale di beni a vocazione agricola”.

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